04 [01]

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«Lasciami andare» dissi a denti stretti.

«Perché hai bisogno di me?»

«Oh, mia cara» cercai di allontanarmi mentre lui si chinò su di me per passarmi le dita tra i capelli, «Non hai idea di quanto tu sia importante».

Lo fulminai con lo sguardo, «A cosa ti servo?» rise in modo così sinistro che un brivido percorse tutta la spina dorsale.

«Ti sto dando il potenziale necessario per essere grande. La possibilità di essere potente!» urlò

«Io non voglio!» sputai velenosa «Non voglio niente di tutto questo!»

«Non sai ancora che cosa vuoi, mia cara ragazza.» Mi sorrise prima di avvicinarsi al tavolo di metallo accanto a lui, e prendere un bisturi.

Si sporse in avanti, facendo scorrere la lama sulla mia mascella, e tagliando lievemente la pelle sotto di essa.

«Mi ringrazierai quando tutto questo sarà finito» sussurrò.

«No» mormorai. «No, stai lontano da me».

«Ci vorrà solo un minuto» ignorò le mie suppliche, affondandomi il bisturi nel polso.

I momenti seguenti furono sfuocati, tutto ciò che ricordavo era l'eco dei miei urli causati dal dolore lancinante, che rimbombavano nella stanza, e sangue, così tanto sangue...

...

Mi alzai di scatto dal letto, ancora senza fiato. Nascosi il mio volto tra le mani, facendo del mio meglio per calmarmi.

Era solo un sogno. Cercai di rassicurarmi, ma allora perché sembrava tutto così reale?

«Oh, dio» gemetti;

La mia testa pulsava per un inesorabile mal di testa.

Guardai l'orologio accanto al letto. Era ancora presto, il che significava che non avevo dormito così a lungo, solo un paio d'ore.

Trascinandomi giù dalla branda, agguantai dalla borsa una scatola di aspirine che avevo con me, inghiottendo un paio di compresse.

Mi buttai addosso i vestiti di prima, afferrai il mio computer, e hakerai il sistema dello S.H.I.E.L.D. come avevo già fatto dozzine di volte prima.

Ritornai sul letto, e cominciai a scorrere i filmati dalle telecamere intorno all'arca, scansionandoli per vedere se mi fossi persa qualcosa mentre dormivo.

Misi in evidenza due telecamere, una della sezione di detenzione dove Fury stava interrogando Loki, risalente a solo un paio di minuti prima e l'altra, una live della sala riunioni dove il resto della squadra si era riunito.

«Loki non si fermerà» disse il Capitano. «Quindi, Thor, qual è il suo gioco?»

«Ha un esercito chiamato Chitauri. Non sono ne di Asgard ne di qualsiasi altro mondo conosciuto a quanto pare» spiegò il Dio. «Intende guidarli contro il vostro popolo. Conquisteranno la terra. E in cambio, sospetto che lui riceverà il Tesseract»

«Un esercito?» esclamò Steve pensieroso, «Proveniente dallo spazio?»

Mi scollegai, cercando di mettere insieme tutte le informazioni. Era per questo che aveva bisogno di Selvig; voleva costruire un portale per un'altra dimensione. Chiusi il mio computer proprio mentre Stark fece il suo ingresso nella stanza, prendendo parte anche lui alla riunione.

Uscii dalla mia camera e dopo qualche minuto perso a cercare la sala, riuscii ad arrivarci, la mia memoria era un po' arrugginita; una volta entrata, colsi una parte dell'ultima delle loro conversazioni.

«Scimmie? Non capisco.» Thor aggrottò le sopracciglia rivolgendosi a Fury. «Io, sì» intervenne Steve «Ho capito il riferimento».

Il Capitano si schiarì la gola una volta che mi vide sul ciglio della porta e sfoggiò uno dei suoi sorrisi, con aria un po' imbarazzata

«Ah, proprio la persona che volevo vedere» la voce di Stark risuonò ancora una volta nella stanza, «Camille Adelaida Romanoff.»

Alla menzione del mio nome, i miei occhi scattarono per incontrare quelli di Tony Stark. L'uomo si avvicinò al tavolo, sbattendoci sopra una cartella.

«È buffo che tu sia qui in piedi proprio di fronte a me, perché qua dentro» si fermò drammaticamente, puntando un dito sulla cartella, «si dice che sei morta».

La stanza cadde nel silenzio più totale e tutti gli occhi furono in un attimo puntati su di me.

«Stark-» Cercò di intervenire Nat, che però venne subito interrotta dall'uomo. «Lascia che tua sorella parli da sola, Romanoff.»

Feci un passo avanti, guardandolo dritto negli occhi.

«Non ti devo alcuna spiegazione.»

«Oh, non sono d'accordo. Penso che tu debba una spiegazione a tutti noi», insistette Tony. «Non ci sono avvistamenti di te negli ultimi cinque anni e ora, ti presenti qui, e nel frattempo c'è un maniaco che cerca di guidare un esercito alieno contro la Terra. Lo trovo abbastanza insolito, no?».

Sbuffai incredula «Pensi che io stia lavorando con Loki?».

«Beh, non escluderei questa possibilità»fece spallucce.

«Come facevi a sapere come usare lo scettro?» Mi girò intorno. I suoi occhi mi scrutavano insospettiti.

«Non lo sapevo» ammisi.

Stark si mise a ridere: «Oh, giusto. Quindi, ti aspetti che io creda che si sia semplicemente acceso da solo.»

«Non mi aspetto che tu creda a niente, Stark.» Tenni gli occhi fissi su di lui: «Sto dicendo la verità. Sta a te decidere se fidarti o meno di me.»

«Vedi, questo è il punto. Trovo difficile fidarmi di qualcuno di cui non so niente. Tutti in questo posto hanno un file. Anche il vichingo qui, da dovunque provenga, senza offesa», disse puntando il dito contro Thor e rivolgendosi al resto della stanza «Ma la tua cartella, beh non contiene nulla. Non ditemi che nessun altro lo trova un po' sconcertante.»

Mi guardai attorno in attesa che qualcuno dentro quella stanza parlasse. «Immagino che sia solo tu».

«Tu-» ricominciò l'uomo, ma Fury lo interruppe. «Basta, Stark.» Mi fece un gesto «Camille era uno dei miei migliori agenti. Mi fido di lei.»

«No, tu non ti fidi di lei. Che ti piaccia o no, molte cose possono succedere in cinque anni, Fury. Questo vale anche per te, Romanoff. Ti sei mai fermata a considerare, anche solo per un secondo, che forse non conosci tua sorella così bene come pensi?»

Intervenni rapidamente, non volendo un scontro tra Stark e Nat, che sembrava potesse sbroccare da un momento all'altro.

«L'unico motivo per cui sono qui è perché il mio amico è nei guai» dissi. «E se non mi vuoi nella tua squadra, me ne andrò non appena lo troverò. Ma finché lui sarà in pericolo, il mio culo non si muoverà da qui.»

Fury mi lanciò subito un'occhiataccia «No, tu non te ne vai. E questa non è una tua decisione, Stark»

«Non è nemmeno tua» Dissi, incrociando le braccia sul petto. «È mia. E se lui vuole che io me ne vada, me ne andrò.»

«Davvero nobile da parte tua» Mi schernì Stark. Si avvicinò lentamente a me, finché il suo viso fu a pochi centimetri dal mio; i suoi occhi mi fissavano intensamente «Ti terrò d'occhio».

«Fa pure. Ora, se volete scusarmi» dissi, facendogli un finto saluto «Ho di meglio da fare che litigare con te».

Artemide : il settimo Avenger; Steve Rogers [1]  TRADUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora