09 [01]

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Ci riunimmo sul ponte, e un silenzio assordante invase i nostri timpani. I due uomini sembravano scossi.

Restai in piedi vicino alla ringhiera di metallo, sapendo che non sarei stata grado di rimanere ferma se mi fossi seduta.

«Queste erano nella giacca di Phil. Immagino che non abbia mai avuto occasione di fartele firmare» disse Fury, lanciando a Steve il mazzo di carte da collezione di Capitan America che appartenevano a Phil; lui ne prese una tra le mani e incominciò a fissarla con aria assente.

I bordi delle carte erano macchiati da quello che potei presumere fosse il sangue dell'agente Coulson.

Siamo a un punto morto. Tutto all'aria... le nostre comunicazioni, la posizione del cubo, Banner, Thor. Non ho più nulla per vuoi. Abbiamo perso uno buono occhio, beh me la sono cercata» continuò Fury.

Una parte di me voleva scoppiare a piangere, avevamo perso tutto. Ma un'altra parte si sentiva intontita, non avevo la giusta lucidità per fare qualsiasi cosa.

Era passato molto tempo dall'ultima volta che avevo sentito lo stesso ingente bisogno di piangere.

«Sì, stavamo per assemblare un arsenale con il Tesseract. Non avevo mai puntato tutto su quello, sapevo di avere tra le mani qualcosa di più rischioso» disse passeggiando per la stanza.

«C'era questa idea...Camille e Stark lo sanno già, si chiama Iniziativa Avengers. L'idea era appunto quella di riunire un gruppo di persone dalle capacità notevoli, vedere se potevano diventare qualcosa di più. Vedere se potevano lavorare insieme quando ne avremmo avuto bisogno, per combattere le battaglie che non avremmo mai potuto affrontare con qualche proiettile o missile» si fermò, incontrando per un attimo il mio sguardo.

«Phil Coulson è morto credendo ancora in quell'idea, in voi eroi». Stark si alzò e se ne andò, non volendo sentirlo. 

«Beh» sospirò Fury, «è un concetto un po' vecchio stile». Deglutii, e decisi di seguire Stark.

Arriviamo alla sezione di detenzione, proprio davanti alla cella vuota di Loki.

«Hai bisogno di qualcosa?» chiese Tony, rompendo il silenzio. «No.» risposi, non sapendo da dove cominciare.

«Beh, sembra di sì» disse infastidito con l'intento di girare i tacchi e andarsene, «Ora smettila di seguirmi».

«Sono stata catturata dall'Hydra» dissi, facendolo fermare sui suoi passi. Mi girai notando Steve vicino alla porta, con un'espressione scioccata in volto.

«Mi hanno tenuta rinchiusa nella loro struttura per dieci mesi. Hanno fatto degli sperimenti su di me, cercando di trovare un modo per migliorare gli esseri umani, per dare loro poteri. Un modo per usarli come armi».

«Perché me lo stai dicendo adesso?» Chiese Stark, ancora di spalle.

«Tu volevi sapere. Quindi te lo sto dicendo» feci spallucce. «Era un inferno là dentro. Ogni giorno mi svegliavo pensando, "Oggi sarà il giorno in cui morirò?" e onestamente, una parte di me continuava a pregare perché quel giorno arrivasse». Presi un respiro profondo, questa era la prima volta che ne parlavo con qualcuno dopo molto tempo.

«Fury aveva assegnato degli agenti per la mia estrazione, ma gli dissero che era soltanto una missione suicida. Quindi chiesero di essere sollevati dall'azione. Nat, Clint ... e Phil, loro furono gli unici a rifiutarsi»; camminai raggiungendo Stark in modo da poterlo guardare negli occhi.

«Phil si occupò di tutto. Pianificò l'estrazione, cancellò i miei file e mi aiutò a scomparire. Anche in seguito, mi aiutò a trovare una casa, un posto dove potermi sistemare. Sapevo però che quella pace e quella tranquillità non sarebbero durate molto a lungo. L'Hydra mi trovò. Quindi quando la mia posizione venne compromessa mi dovetti trasferire, più e più volte. E Phil volle occuparsi di tutti gli arrangiamenti».

«Ancora non so perché me lo stai dicendo» disse di nuovo Stark, aggrottando le sopracciglia. «Perché hai ragione. Se diventeremo una squadra, non possiamo avere segreti gli uni con gli altri», avanzai verso di lui, «so di aver detto che me ne sarei andata non appena avessi trovato Clint. Ma speravo che mi dessi una seconda possibilità. Non mi va giù che Loki se ne vada in giro a piede libero dopo tutto quello che è successo. Farò in modo che paghi per quello che ha fatto a Phil».

«Tutti noi gliela faremo pagare» rispose Steve, unendosi a noi, «lo fermeremo» disse, posandomi una mano sulla spalla e stringendola leggermente per confortarmi.

«Ascolta, io sono d'accordo. Dobbiamo porre fine ai suoi spettacoli pirotecnici» intervenne Stark, «ma non intendo essere il burattino di Fury»

«Nemmeno io» concordò Steve, «anche le sue mani sono insanguinate, proprio come quelle di Loki. Ma ora come ora, dobbiamo lasciarci tutto alle spalle e porre fine a questa faccenda».

«Giusto» dissi, «Se Loki sta per aprire un portale, avrà bisogno di assicurarsi una fonte di energia».

«Se mettiamo insieme una lista- » Il Capitano iniziò ma venne presto interrotto.

«È diventata una questione personale» disse Stark freneticamente.

«Non è questo il punto» affermò Steve, non afferrando quello che Stark stava cercando di dire, ma io capii.

Voleva distruggere gli Avengers. Voleva dividerci.

«Invece è proprio questo è il punto. Il punto di Loki» continuò Stark.

«Colpirci proprio dove viviamo? Perché?»La mia mente correva, cercando di pensare a tutti i possibili luoghi in cui Loki avrebbe potuto nascondersi.

«Vuole dividerci» risposi, «proprio così» disse Stark, e per un momento pensai di poter intravedere gli ingranaggi del suo cervello girare, mentre pensava.

«Sì, dividi e conquista è un fantastico modo, ma sa che deve farci uscire da qui per vincere, giusto? È quello che vuole. Vuole batterci e vuole essere guardato da tutti mentre lo fa.»

«Giusto, ho capito ora il perché della scenata a Stoccarda» Concordò il Capitano.

Alzai le sopracciglia, e all'improvviso mi venne un lampo di genio su dove Loki avrebbe potuto trovare la tanta energia di cui aveva bisogno. Stark però andò avanti prima che io potessi dire una parola.

«Sì, quella era solo un anteprima. Questa è stata la serata di apertura».

«Stark» cercai di attirare la sua attenzione ma lui non mi sentii. «E Loki, è una diva a tutto tondo, non è così? Vuole fiori, vuole parate, vuole un monumento costruito in cielo con il suo nome sopra-» si fermò a metà frase venutagli un'improvvisa illuminazione. «Sì» sospirai.

«Figlio di puttana» mormorò prima di precipitarsi fuori dalla stanza. Prima di uscire però si voltò a guardarmi. «Potrei aver, ahm, esagerato un pochino con te, Junior» mi fece un cenno con la testa. «Nessun rancore?» gli chiesi sorridendo «come vuoi, agente».

Artemide : il settimo Avenger; Steve Rogers [1]  TRADUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora