Ricordi

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Mi trovavo nella radura che mi era familiare. Dinanzi a me due figure stavano discutendo. Quando mi avvicinai  capì  chi erano.
Il mio Gabriel  e la me del passato. Guardarmi mi fece uno strano effetto. Eravamo identiche nel aspetto. Mi percorsero brividi vedendo ciò  che vedeva Gabriel ogni giorno in me.
Lei stava puntando una spada al suo collo mentre lui non muoveva un muscolo. Non riuscivo a capire.
"Mi hai manipolata. Tu...! Come hai potuto?" La sua voce a differenza della mia era dura e decisa. Più mi avvicinavo e più i contorni erano nitidi .Ebbi la sensazione che Gabriel tradì  molte volte la mia fiducia in passato ma lo ignorai. Vidi chiaramente  che la mia forma originale stava piangendo.
"Angel non è  come pensi." Gabriel aveva uno sguardo risoluto, stava cercando di avvicinarsi a lei ma la spada che aveva alla gola iniziò  a penetrare le sue carni. Alla vista del suo sangue cercai di fermare la mia copia ma passai attraverso di lei. Non riuscivo a toccare nulla, potevo solo guardare. Iniziai a mordere le labbra fino a farle sanguinare per il nervoso.
"Hai davvero intenzione di uccidermi ?" Il tono pacato di Gabriel contrastava con tutta  la scena. Lei stringeva forte l'elsa della spada tra le lacrime che le rigavano il viso. Era vestita con abiti da guerriera, i capelli lunghi raccolti in una coda alta e quello sguardo...
Quella donna aveva uno sguardo di fuoco.
No, io e lei non ci assomigliavamo  affatto. Io non ero così  forte e fiera.
" Mio dolce ankar, io dovrei squartarti e dare il tuo cuore in pasto ai kore. Pensare che mi sono fatta raggirare  così. Non sei mai stato tu quello con cui avrei dovuto fare quel giuramento.Ho davvero creduto che tu abbia sentito quel mio stesso impulso a starti vicino. Quel danatissimo filo che mi ha legata a te e mi ha spinta tra le tue braccia. Ma non ti preoccupare vedrò di reciderlo  una volta per tutte."
Perché  quelle parole mi facevano mancare il respiro. Io conoscevo quella sensazione, quella spinta e quel bisogno primario di stargli accanto.
Vidi la me del passato impugnare la spada con entrambe le mani e lanciarsi sul collo di Gabriel.  Lui non si mosse e io gridai  terrorizzata  per ciò  che sarebbe accaduto. Mi coprì  istintivamente gli occhi e aspettai quel grido di dolore che non arrivò.
Per terra c'era  lei che piangeva mentre Gabriel la prendeva in braccio. Aveva una grossa ferita sulla parte sinistra del collo, non troppo profonda.
"Perché?! Perché  non riesco a sfuggirti." Piangeva come una bambina mentre si nascondeva il viso tra le mani. Lui le scostò  con delicatezza e le baciò  via le lacrime.
"Perché  ci apparteniamo, siamo la stessa anima in due corpi Angel.  Tu sei mia. E l'unica  ragione per cui l'ho fatto e perché  sapevo che così  ti sarei potuto stare accanto."
"No Gabriel quello che ci lega è  una maledizione. Questa è  una cosa malata. Noi siamo nemici naturali , provare ciò  che io provo per te è  sbagliato. Non sei tu che dovrei amare e lo sai. Ricordo Blake." Non riuscivo a capire cosa stava succedendo ma provavo chiaramente ciò che provava lei, sentivo persino le carezze di Gabriel  su di me. Non avevo mai visto quella parte così  dominante di lui, la prese tra le sue braccia e le strappo le vesti. Lei cercò  di dimenarsi ma io sapevo cosa provava. Non riusciva a liberarsi. Il suo essere, tutta la sua persona era chiusa nei palmi di Gabriel.  Eravamo sue prigioniere, in quella gabbia di piacere e amore. Era come un  ossessione.
Gabriel ci prese con la forza, ci fece male. I suoi occhi erano iniettati di ira e possessione. Su quel prato non c'era  più  la vecchia Angel ma io. Sentivo le sue mani afferarmi forte e lasciare segni sulla pelle.
"Tu sei mia, non ti permetterò mai di lasciarmi Angel. Sei legata a me per l'eternità. "Lo disse al culmine della sua estasi mentre  io ero paralizzata.

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