Sono ordini ma ...

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Volevo scomparire, evaporare nel aria e diventare vento. Volevo diventare invisibile agli occhi del mondo, anzi, desideravo che l'unico in grado di vedermi fosse proprio lui.  Occhi neri, labbra carnose, tocchi caldi, voce soave, odore di erba, odore di legna, odore di lacrime, suono di singhiozzi, tuoni e fulmini, un nome sussurrato al vento, un nome chiamato con disperazione. BLAKE. 

 Gridai frustata prima di alzarmi da terra. 
Il mare che avevo negli occhi colo sulle mie mani e rimasi inebetita a fissarle. Tagli e calli adornavano mani troppo sottili per afferrare i sogni. Pensai al perché una persona così solare e benvoluta come Blake si dovesse innamorare di me, cercai disperatamente delle buone ragioni per meritare il suo affetto più di altri . Avrei potuto continuare a cercare per ore ma la risposta non sarebbe cambiata e non avrebbe fatto meno male. Ero solitaria e non parlavo con le persone, non uscivo quasi mai e mi rintanavano nella musica e nei libri. Mi sentivo sempre fuori posto, a disagio tra le persone e vuota. 

Non mi ero mai sentita a casa.

Iniziai a camminare verso il punto più fitto e scuro della foresta, desideravo dimenticare, volevo essere qualcosa per Blake, qualcosa che non fosse un giocattolo da aggiustare. Non volevo essere un corpo tra tanti altri, un anima come le  altre. Tirai fuori il telefono e  lasciai che la musica mi portasse via. Il cielo si stava dipingendo di un magnifico rosso e io camminai senza una metà. Mi lascia inghiottire dal oscurità che si stendeva dalle mie costole al viso. Volevo portare il  corpo allo sfinimento, camminare fino a farmi sanguinare i piedi. La natura era sempre stata una via di fuga, una culla . 
Gli alberi opprimevano il cielo chiudendosi sulla mia testa come una gabbia. Scrutando il paesaggio sinistro scorsi un ragazzo su un grosso macigno, un brivido mi percorse e restai ferma a fissarlo. Stava guardando il cielo in una smorfia di disprezzo, il viso contratto come a imprecare contro lo stesso spazio blu che lo sovrastava. Era strano che qualcuno fosse lì ma pensai che probabilmente anche lui volesse allontanarsi dalla festa. Mi ritrovai imbambolata a guardare quale altra espressione si sarebbe dipinta sul suo volto. Mi sentivo catturata dal suo essere, provavo un impulso incredibile di corrergli incontro e non ne capivo il motivo, ero come attratta da una forza invisibile che mi impediva di distogliere lo sguardo, non mi resi nemmeno conto che avevo iniziato a camminare verso di lui. I suoi occhi si spostarono dal cielo a me e io rimasi impietrita, incapace persino di respirare. Il mio stomaco si contorse in una morsa dolorosa e non il mio cuore ma la mia anima gridò di uscire allo scoperto e mostrarsi a quello sconosciuto. Mi sentì frastornata e allo stesso tempo spaventata, non era da me pensare certe cose soprattutto dopo aver confessato al mio migliore amico di amarlo. Il mio essere si stava frantumando sotto gli occhi di quell'uomo, come se con un solo sguardo fosse stato in grado di dissezionare la mia  vita. Nonostante la distanza riuscivo a scorgere chiaramente due iridi iniettate di tempesta, non avevo mai visto occhi così blu, avevano lo stesso colore del ghiaccio o del mare in una giornata di pioggia. Quando si accorse di essere fissato rimase impietrito, con un espressione di incredulità, sembrava stesse provando sollievo e dolore allo stesso tempo. Brividi percorsero il mio corpo, le gambe presero a tremarmi e sudai freddo. Sempre più confusa inizia ad indietreggiare piano come si fa davanti ad un predatore. Non mi sentivo in me e avvertito i pericolo sulla pelle. 
Non ebbi modo di scappare  che sentì qualcuno da dietro afferrarmi per la gola . Cercai di gridare ma l'assalitore mi coprì la bocca con una mano , non riuscivo a distinguere ciò che provavo da ciò che percepivo ed il mondo intorno a me prese a vorticare pericolosamente. Non riuscivo a ragionare e tutte le tecniche di autodifesa che avevo appreso scomparvero dalla mia mente. Cercai di divincolarmi ma sentì solo la fredda lama di ciò che sembrava  un pugnale sotto il mento. Il sangue mi si gelò nelle vene ed iniziai a sudare freddo .Il mio cervello entrò in modalità scappa o attacca ma la presa di quell'uomo era così salda da bloccarmi il respiro nei polmoni. Lo sconosciuto di prima si precipitò subito verso di me come un animale imbestialito. Ero troppo terrorizzata per accorgermi che colmò la distanza  in pochi secondi.

 
"Alexander lasciala andare. Ora!" Lo disse a denti stretti ,serrando i pugni. La sua voce era profonda e dura , per un momento mi dimenticai in che situazione fossi. Rimasi a guardarlo con occhi spalancati come un idiota. Sembrava una statua greca, bellissimo in ogni dettaglio, talmente tanto da irritarmi. 

" Gabriel sei per casso impazzito?! Che ti prende è il nostro sacro compito. È una sporca mezzo sangue, va uccisa sono gli ordini, lo sai." Il petto dell'uomo dietro di me vibrò quando gridò al compagno. Puzzava di sudore e le mai ruvide graffiavano la pelle morbida del collo. 

" Lo so ma ...ma lei è... "Fu interrotto dall'uomo che affondò sempre più deciso la lama nella mia carne.

"Starai scherzando spero! Non dirmi che questa disgustosa..."

"Alex basta ,lasciala andare o finisce male. Non m'importa degli ordini, sai perché sono venuto in questo mondo. La ucciderò io se necessario non si è nemmeno risvegliata, non è un pericolo e lo sai, se davvero dici di essermi fratello aiutami." Questa volta gridò, i suoi occhi brillavano e io ero incapace di comprendere. Il loro discorso era surreale ,tutto quello che stava accadendo lo era. Forse stavo sognando. Si stavo sognando.
All'improvviso non sentì più il freddo sulla pelle e il dolce buio mi circondo. 

NephilimDove le storie prendono vita. Scoprilo ora