La tua redenzione o la tua condanna

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"Guardami, tu sei mia non voglio che pensi a nessun altro uomo che non sia io, non sei cambiata, il tuo passato non ha preso una piega poi cosi diversa. Sei sempre la mia Angel e io non sono innamorato di un'idea , ma di una persona in carne ed ossa." I suoi occhi parlavano per lui: gelosia e bramava bruciavano in quelle iridi di tempesta.

"Non puoi entrare nella mia vita sconvolgerla, e per di più darmi anche ordini su cosa provare !  Anzi tu non fai parte della mia vita fino a poco fa eri nessuno per me. Io penso a chi voglio! E tu vedi di smetterla di importi così!" Misi dello spazio tra di noi improvvisamente spaventata. 

" Bene allora te lo dovrò impedire! Cancellerò ogni pensiero dalla tua testa che non sia io."

"Ti hanno mai detto che non puoi controllare i sentimenti di qualcuno a tuo piacere?" Incrociai le mani sul petto come facevo spesso quando ero arrabbiata. 

"Lo so ma non ho bisogno di controllarti, basta fare questo." Si avvicinò pericolosamente alle mie labbra e io sentì l'odore di pioggia e muschio sulla mia pelle.

"Farò in modo che tu non riesca a pensare a nessun altro tranne me , non potrai scordarmi così facilmente." Sentì il mio cuore accelerare e mi alzai di scatto dirigendomi  dalla parte opposta della stanza cercando di togliere la nebbia che aveva avvolto la mia testa. 

"Come vedi fuori è già buio quindi ti piaccia o no dovrai dormire qui, almeno che, tu non abbia una passione segreta per le foreste di notte.."

"Sei un bastardo. Ti odio!" I suoi occhi s'illuminarono maliziosi. 

"Oh ti pregò non mi odieresti neanche sotto tortura, sei sempre la solita." Mi sorrise contento e io pensai che, si, lo odiavo.

"Puoi andarti  a lavare per prima se vuoi, ci dovrebbe essere l'acqua calda anche se questa baracca non viene usata da un pò." Per la prima volta mi soffermai sulla casa vecchia e polverosa. La carta da parati era scollata dalle pareti e i mobili vecchi avevano molte ammaccature, non c'era nulla nella stanza che avrei potuto usare come arma. Sbuffai rassegnata, in fondo non mi aveva fatto del male.

"Di preciso dove caspita mi trovo?"

"Non preoccuparti in un luogo molto isolato ,nessuno ci cercherà qui." Grandioso, davvero rassicurante da sentire, mi massaggiai le tempie per alleviare la tensione. 

"Oh fantastico quindi puoi uccidermi e tutti penseranno  che son morta nella foresta dispersa ."

"Dio come sei pessimista." Stava di nuovo riempiendo la distanza che ci separava e io mi ritrovai  a pensare che da quando mi ero svegliata non era mai stato a più di un metro da me.

 
"Ehm ehm realista, e comunque  secondo te con cosa mi dovrei vestire dopo essermi  lavata?!"

"Per me puoi anche restare nuda non mi scandalizzo mica sai". Arrossì volendo colpirlo in viso. 

"Non sapevo che anche i bastardi alati avessero il senso dell' umorismo". Sorrisi fredda facendogli capire che non avevo gradito.

"Togliti quel sorriso da ebete."

"Beh non è nulla che non abbia già visto"

"Ha beh  indovina, non lo rivedrai in questo secolo. "Gli feci un sorrisetto e mi buttai sul letto polveroso della stanza cercando di chiudere gli occhi.

"Ascolti un sacco di musica. Sul telefono hai minimo 300 brani. Per non parlare della borsa piena di libri wow.." Saltai in piedi dal letto con la faccia paonazza.

"HAI FRUGATO TRA LA MIA ROBA ?!DIAMINE GABRIEL CONOSCI LA PAROLA PRIVACY?!!"

"Hey calma ,volevo solo saperne di più su di te ,cosa ti piaceva cose così , tutto qui."

"Questa non è comunque una giustificazione. Sentilo, cose così!"

"Beh forse, ma ormai l'ho fatto. Tra tutte quelle canzoni ne hai una che preferisci ?"Mi guardava incuriosito. Dopo tutto ciò che mi ha raccontato e la giornata assurda, stavamo davvero parlando di una cosa così comune e banale. Ero troppo stanca per discutere ancora perciò o assecondai. 
"Dammi il telefono!" Me lo lanciò e guardai nella mia playlist. Nei preferiti c'era una sola canzone: Mariage d'amour-Paul Seneville. Premetti il tasto play e la musica si diffuse nel silenzio. Mi guardò stupefatto.

"Nessuna canzone mi tranquillizza e da pace come questa. Mia madre me la faceva ascoltare da piccola.." Chiusi gli occhi è ascoltai quelle splendide note, sentì di nuovo quella sensazione di calore invadermi insieme a  piccole scosse. Apri gli occhi e mi ritrovai Gabriel davanti con la sua mano sulla mia schiena e con l'altra tesa verso di me. Si avvicinò all'orecchio e sussurrò:

"Balla con me".  Brividi si diffusero su tutto il corpo e questa volta non protestai come mio solito ma gli  porsi la  mano mansueta.

 
"Non so ballare, nessuno me l'ha mai insegnato ..."

"Tu lascia che guidi il tuo corpo. Fidati di me lo sai fare."

"Io non mi fido delle persone."

"Io non sono una persona, di me ti puoi fidare, ma vale solo  con  me."
Il mio corpo sembrava non avere un peso tra le sue braccia, si muoveva in sintonia con il suo e la melodia. I movimenti erano fluidi e precisi. Ero sicura di non saper ballare eppure il mio corpo si muoveva con disinvoltura, come se lo avessi sempre fatto. Appoggiai la  testa sul suo petto, sentendo i battiti ritmici e forti del suo cuore. Mi lasciai ubriacare dal quel meraviglioso profumo. Il mio corpo ubbidiva ai suoi comandi e io non volevo rompere quel splendido rituale. Lui non era mio ed io non sarei mai stata sua, amavo Blake ma quel conforto dopo essermi fatta spezzare il cuore non volevo rifiutarlo. Era la prima volta che provavo quel tipo di sensazione tra le braccia di qualcuno, non era come il calore di Blake ma ben più impetuoso e travolgente. Avrei voluto che quel attimo durasse in eterno. Mi tornò in mente la citazione di Luis Carol in Alice nel Paese delle Meraviglie. Forse avrei dovuto smettere di vedere la vita attraverso le citazioni ma quel giorno mi sembrò giusto farlo. 

"Gabriel"

"Hm?" Aveva la testa nel mio collo e sembrava in completa beatitudine, ero un po' a disagio ma non volevo toglierli il conforto che aveva trovato in quel piccolo gesto.

"Quanto è lungo l'eterno ?"

"Quanto un ricordo che non sbiadisce mai e continua a sembrarti  realtà." La risposta mi colpì come una freccia e l'intensità con cui lo disse mi fece quasi credere che avesse ragione. 

"Mhm, risposta sbagliata". Mi alzai in punta di piedi per raggiungere il suo orecchio.

"A volte un solo istante. Per quello non bisogna aggrapparsi a nulla, rischi di perderlo." Lui mi strinse forte contrò di sé e fu quasi come se anche io provassi il suo tormento. 

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