Al diavolo ,letteralmente

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Erano ormai le cinque e di Gabriel non c'era traccia. Rimasi ad aspettarlo come un idiota. Bene! Sentì la delusione montarmi dentro, ma cosa mi aspettavo? Cosa diavolo pensavo di ottenere da tutto ciò, facendomi coinvolgere in una storia di cui non ero protagonista. Io non avevo il diritto di sentirmi  così,  lo sapevo bene .La conversazione con Alexander mi aveva lasciata con l'amaro in bocca è un vuoto immenso. Ero confusa e incapace di discerne le mie emozioni quando stavo con lui. Diamine non avevo nemmeno metabolizzato che li angeli esistessero davvero. 
.Non mi andava di tornare a casa, lui era lì, perciò presi la moto e mi feci un bel giro della città. Le luci e i palazzi che si susseguivano in sequenza davanti ai miei occhi calmavano sempre i miei nervi.  Non ero umana ma neanche una creatura "celeste". Non ero desiderata da nessuno se non perché a quanto pare, esisteva una mia copia in un passato lontano. Perché ammettiamolo non fosse stato per quei ricordi  aveva di quella donna non l'avrei mai incontrato e probabilmente Alexander mi avrebbe uccisa. Gabriel era follemente innamorato di una donna che mi somigliava, rivedeva in me l'oggetto del suo amore e per qualche strana ragione io bramavo il suo tocco. I suoi occhi erano magnetici, avevano un dolore così forte da risaltare in ogni  sguardo. Perché mi faceva sentire le farfalle nello stomaco? Pensai a Blake e ai suoi occhi di cioccolato; il sorriso che bastava a riscaldare un intera stanza, la risata contagiosa e il tepore del sole in estate quando mi abbracciava. Fermai la moto in mezzo al nulla prima che scoppiassi a piangere.  Davanti a me  un locale con l'insegna rosso fuoco illuminava parte della strada provinciale. Mi guardai intorno notando il bosco alle mie spalle e l'area completamente isolata.  Corrucciai le sopracciglia confusa, non avevo la più pallida idea di come ci fossi arrivata, non era mai stata in quella parte della città. Molte volte avevo guidato fino all'alba per scacciare i miei tormenti ma solitamente sapevo dove stessi andando o almeno conoscevo la zona. Mi tolsi il casco mettendolo sotto il sellino e osservai il locale da cui la musica rock rimbombava. In lettere maiuscole sull'insegna c'era scritto "Hell's temptetion". Un brivido mi percorse e pensai di tornare indietro ma lo stress che avevo addosso mi fece indugiare.  

Al diavolo ,entrai e ordinai da bere; finì per fregare l'intera bottiglia. Le cattive abitudini del mio passato stavano ritornando. C'era stato un momento nella mia vita in cui l'alcol e le feste erano l'unico modo per non impazzire.  Non m'importava più nulla ,tanto con questa storia anche i miei studi sarebbero andati a puttane.  Indugiai ma poi presi un altro sorso e senti l'alcool fare effetto. Mi buttai in pista ballando con sconosciuti, sfogando tutta la mia preoccupazione. La musica  mi faceva sentire a disagio ma allo stesso tempo il mio corpo si muoveva sinuoso con essa. Ero così ubriaca che non m'importava delle  mani che mi afferravano ,cosa che da sobria non avrei mai permesso. Le parole della canzone iniziarono ad attirare la mia attenzione, sembravano diverse: mutate. C'era tantissima gente, la puzza di sudore e alcool si mischiava e la mia testa era tanto leggera quanto il corpo. Incontrai degli occhi.... rubino? Ma che?! Forse ho davvero bevuto troppo. Cercai di avviarmi verso l'uscita ma sembrava che la moltitudine di persone bloccasse il  passaggio. Ma che succede ?! La canzone stava iniziando a darmi sui nervi e una frase in particolare continuava a risuonare nella mia testa: If it feels good, taste good it must be mine!! 

"Basta !" Tutto girava e non riuscivo più  a distinguere ciò che era reale dal mio delirio. Iniziai a spingere le persone e a gridare. La stanza iniziò a rimpicciolirsi  e sopra la canzone risuonavano le risate delle persone. Ma cosa ho bevuto?! Possibile che mi fossi ubriacata così! Presi il telefono e digitai il numero di Blake ma non c'era campo. Stavo iniziando ad andare in panico. Barcollavo e non mi tenevo più in piedi,  il mio corpo veniva sbattuto da una parte all'altra come una bottiglia tra le onde. Stavo cadendo ma mi sentì afferrare da qualcuno per i polsi. Rubino! Occhi color fuoco mi scrutavano curiosi. Mi sentì gelare e una nausea orribile mi pervase. L'uomo era molto più alto di me e ben piazzato. Il viso aveva tratti delicati ma qualcosa in lui esprimeva violenza. Volevo allontanarmi da lui il più possibile. E subito !!!

"Devi essere mia." In quel momento ripresi coscienza di me. Gridai con tutto il fiato che avevo in corpo e mi divincolai tirandogli un pugno in faccia. L'uomo rimase sorpreso e io ne approfittai per dirigermi verso l'uscita il più in fretta possibile. Avevo una paura folle e l'adrenalina stava contrastando rapidamente l'effetto dell'alcool. Montai sulla moto e l'avviai come non avevo mai fatto . Il cuore in petto non avevo un ritmo e la pelle era scossa da forti brividi, avevo freddo come se fossi stata in una cella frigorifera. Ero un cadavere che si teneva in piedi per miracolo.  Non riuscivo a farmi andare via il sapore di sangue che avevo in bocca, sentivo la lingua gonfia e la gola serrata. Arrivai a casa che non mi reggevo in piedi  e trovai Blake davanti al mio appartamento. Ci mancava solo lui.. un flashback  di me che digitavo il suo numero passò davanti ai miei occhi. Perché avevo chiamato proprio lui?!

"Angel dove sei stata perché non mi parli?! Angel !!!!Dio sei pallidissima ma che ti è successo ?!! HAI PRESO QUALCOSA ANGEL HEYY!!" Non riuscì più a parlare mi sentì le forze mancare e l'ultima cosa che vidi fu Blake che stava correndo terrorizzato verso di me con Gabriel dietro di lui.

NephilimDove le storie prendono vita. Scoprilo ora