Dannazione il suo tocco

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Presi una grossa boccata d'aria alzandomi di colpo e portando istintivamente la mano al petto. La vista era offuscata e non riuscivo a mettere a fuoco gli oggetti intorno a me. Mi ci vollero un paio di minuti prima che potessi distinguere qualunque cosa. Quando lo feci mi sentì di nuovo mancare, il letto non era il mio ,così come non lo era la stanza, dio solo sapeva dov'ero. Prima di vederlo percepì il suo profumo di pioggia, la mia testa scatto nella sua direzione involontariamente. Sentì la carica elettrica sulla pelle e tutto iniziò a girare. 
Seduto sul bordo del letto c'era il ragazzo del bosco. La sua bellezza era mozzafiato e quei occhi ,dio quei occhi si potevano definire umani? Contenevano così tante tonalità di blu da poterli guardare per ore e ancora non sapere come descriverli. Non lo conoscevo ma i suoi occhi mi avevano imprigionata sin dal primo istante in cui si erano posati su di me, era impossibile guardare altrove. La sua pelle era neve ,senza alcuna imperfezione , marmo scolpito e rifinito nei minimi dettagli; lunghe ciglia decoravano quei pozzi profondi e labbra carnose completavano il quadro di un viso che si poteva letteralmente definire angelico . La  t-shirt nera aderiva al corpo facendo chiaramente intravedere un fisico atletico e ben temprato, alcune cicatrici lunghe adornavano le braccia scoperte. La bellezza che lo avvolgeva era violenta e impetuosa, come se la furia dei temporali lo avesse sputato sulla terra. Quando si schiarì la voce ritornai ai miei sensi rendendomi conto che ero nel letto di uno sconosciuto il cui amico aveva tentato di sgozzarmi. Mi alzai dal letto e corsi verso l'unica porta della stanza, volevo solo andarmene e tornare a casa, buttarmi in una vasca d'acqua calda e dimenticare tutto. Non feci nemmeno in tempo ad afferrare la maniglia, che fui afferrata e sbattuta contro di essa con una forza tale che mi usci tutto il fiato dai polmoni. Mi bloccava per i polsi ed il contatto con la sua pelle mando in crisi tutti i miei sensi, la pelle formicolava ed iniziava ad essere calda laddove aveva le mani, il suo odore  permeava in tutta la stanza e qualcosa dentro di me mi disse di fuggire il più in fretta possibile da quell'uomo. I peli sulla nuca si drizzarono e la mia testa mi implorava di allontanarmi da lui, sapevo che era pericoloso ma altrettanto ne ero attratta.  Non percepivo altro che il suo respiro sul mio collo, ogni altra sensazione era annullata. Mi vennero i brividi che scesero giù per la colonna vertebrale fino ai piedi ,le gambe iniziarono a cedermi ed una parte animalesca di me desiderò assaporare le sue labbra come se cuore e cervello non fossero d'accordo sul da farsi! L'unico pensiero che continuava a rimbombarmi in testa era quello di colpirlo o baciarlo. Una voce nella mia testa gridava di offrirmi a quell'uomo mentre un'altra supplicava di non lasciarmi toccare, di scappare.
Merda cosa diavolo mi stava facendo, per un solo tocco stavo pensando cose inconcepibili per me?! Chi era? Reagivo in modi in cui non avrei mai fatto, che non mi appartenevano ,sembravo completamente un'altra persona e ciò mi spaventava più della situazione in cui mi trovavo. Mi morsi il labbro forte per cercare di uscire da quella ipnosi. La sensazione che provavo a stargli accanto non era di paura ma altro, un tacito monito di tragedia. 

"Non farlo piccola, davvero, sto cercando di mantenere il controllo ma tu me lo stai alquanto rendendo difficile."
Sbarrai gli occhi alle sue parole ed alzai la testa, non potevo commettere errore peggiore perché quando i nostri sguardi si incrociarono smisi di fare qualsiasi suono, persino il mio cuore non si sentì più. Il suo sguardo era come quello di un predatore, pieno di desiderio, possessione e ciò che più mi turbava dolore ...Quel tipo di dolore simile al mio, una fitta familiare che mi perseguitava dalla nascita. Sentì il petto contrarsi e un dolore antico diffondersi, mi comportavo come se avessi condiviso con quello sconosciuto una guerra.
Non riuscivo a spostare lo sguardo dai suoi occhi, stavo annegando dentro l'abbisso, ogni parvenza della persona razionale che ero: sfumata. Lo conoscevo da un'ora e non ero più padrona di me. Lo odiavo, non per la situazione in cui mi trovavo ma per le strane emozioni che mi stava facendo provare. Non era normale. 

" Hai paura ? " Scossi la testa, eravamo sempre nella stessa posizione e il suono della sua voce peggiorava il tutto, ero certa che sarei scoppiata in autocombustione se le cose fossero continuate così. Perché tutto mi sembrava così conosciuto?

"Porti ancora la sofferenza come se ti nutrissi di essa Gabriel." Mi tappai la bocca con le mani e mi senti mancare, non volevo pronunciare quelle parole, non sapevo nemmeno da dove fossero arrivate. Poi il suo nome....come facevo a conoscerlo?!
Il suo sguardo si fece serio e si avvicinò ancora di più a me ,ora eravamo a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra .

"Sei davvero tu ?!" Il tono era duro e autoritario e io trasalì.

" Non so perché abbia detto quelle cose! Cazzo che sta succedendo?" C'era qualcosa in quell'uomo che si poteva descrivere solo come fulmini e tempesta. Per qualche assurda ragione inspiegabile in umane parole, mi sentivo vicina a quei occhi di ghiaccio. Ne condividevo il dolore, sapevo che qualcosa lo tormentava come tormentava me.

" Ti ho finalmente trovata." Corrucciai la fronte confusa.

"Trovata?" Mi accarezzò la guancia e avvampai spaventandomi. 

"Ciao Angel." Mi sentì mancare al suono del mio nome, lo pronuncio come se lo avesse fatto migliaia di volte con un affetto che solo un amante conosce. 

NephilimDove le storie prendono vita. Scoprilo ora