Festa(?)

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Passarono alcuni giorni ma Gabriel non osava ancora sfiorarmi,mentre io morivo dalla voglia di toccare la sua pelle. Sapevo di comportarmi come un idiota ma ciò  che provavo superava ogni mia logica e resistenza.
Scesi giù e come ogni giorno incominciai la mia routine con Alex, almeno portare il mio corpo allo sfinimento avrebbe svuotato la mia testa da ogni pensiero.
"Stasera daremo una festa... tra creature non umane ,ti ho lasciato un vestito di sopra. Devi essere pronta entro le otto."


"Che cosa ?! Una festa?!! Per di più tra angeli?!!Non hai pensato che potrebbero scoprirmi?!! E Gabriel che ne pensa a riguardo?!!" Ero intrigata ma allo stesso tempo leggermente contraria per via della mia particolare posizione.


"Hai l'odore di un angelo novizio, significa che non hai ancora sviluppato le tue capacità per gli altri. E poi ci saranno solo guerrieri che si vogliono rilassare, non baderanno minimamente a te. Per quanto riguarda Gabriel se lo farà andare bene. È l'ora che inizi di nuovo a sbavarti dietro." Mi fece l'occhiolino e cercò di colpirmi ma parai e sorrisi beffarda. In quei giorni grigi Alex era la mia ancora e il mio unico sostegno. Era scorbutico  ma gli volevo bene come ad un fratello.
Per tutta la sera, come ormai da manuale, Gabriel mi ignorò ma si vedeva che era più agitato del solito. Alle sette salì in camera ed iniziai a preparami. Raccolsi i capelli in una coda alta, misi del mascara ed un rossetto rosso vino che si abbinava allo splendido abito scelto da Alex. L'unica pecca o, forse per altri no, era la scollatura vertiginosa...
Indossai il vestito e un paio di tacchi neri avviandomi per uscire quando Gabriel entrò .Indossava uno smoking nero e una camicia bianca. L'abbigliamento era semplice ma tutto l'insieme lo rendevano estremamente sexy... Per non parlare dello splendido colore dei suoi occhi che quella sera sembravano più accattivanti che mai.
Mi ricomposi e lo guardai irritata. Non importa quanto fosse mozzafiato, non avevo intenzione di cadergli tra le braccia dopo giorni di silenzio e sguardi assenti.

"Mi degni finalmente della tua attenzione ma quale onore?! Peccato che tu mi stia  bloccando l'uscita, spostati." Lui iniziò ad avvicinarsi ma io feci qualche passo indietro.

"Non voglio che gli altri ti vedano vestita così. "Guardò famelico il mio vestito e io spostai lo sguardo infastidita.

"Beh indovina?! Non m'importa cosa vuoi tu, ora spostati." Feci per spostarlo ma mi prese la mano e mi trattene irradiando calore in tutto il mio corpo.

"Mi dispiace Angel, c'è l'avevo con me stesso. Quella frase...il giorno dopo che la dicesti ti vidi senza ali in una pozza di sangue...'"

"Beh non ero io quella distesa lì Gabriel, chi ami davvero me o una donna che era molto simile a me? È da quando mi sono lasciata andare che continuo a chiedermelo. Tu non mi ami non è vero?! Ami l'immagine di lei che vedi riflessa in me mentre io come una totale idiota mi sto innamorando di te, del Gabriel che ho davanti perché non ne conosco altri." Lo spinsi via ma mi bloccò baciandomi. Volevo ricambiare, per giorni non avevo voluto altro che sentire un suo contatto, ma il mio orgoglio era ben più grande e la ferita che aveva aperto enorme, non c'erano più dubbi ormai. Mi staccati da lui e mi diressi verso le scale prima che iniziassi a piangere come una bambina.
"Angel non è  così  facile, tu sei lei."

"Ci vediamo di sotto alla festa." Lui rimase fermo dov'era, con un espressione di rammarico e dispiacere. Avevo detto parole dure ma in cuor mio quel dubbio mi attanagliava ogni notte, non ero io colei che davvero amava, era una mia copia forse anche migliore. Per qualche ragione quella consapevolezza mi fece più  male del tradimento di Blake.
Quando scesi giù fui sorpresa a vedere l'intera casa sommersa  di corpi ammassati l'uno contro  l'altro. L'alcool scorreva già a fiumi e la gente si divertiva in pista. Si era presto trasformato da evento formale a vera e propria discoteca. Vidi alcuni maggiordomi e ne rimasi sorpresa. Ma che diamine.... Alex mi doveva spiegare molte cose, appena lo vidi lo afferrai per il braccio fissandolo preoccupata.

"Che ne dici, ti piace?!"

"Non è proprio il mio stile, sicuro che non corriamo pericoli? Certo che  siete tutti vestiti eleganti ma la pista sembra uno strip club." Ridemmo insieme e guardammo la confusione mentre Alex mi strinse la mano per rassicurarmi. Feci del mio meglio per non fargli capire quanto fossi sconvolta.

"Lo so è l'unica cosa che abbiamo preso dagli umani. È divertente e ti ho già detto che è sicuro. Rilassati e lasciati un po' andare, te lo meriti.  Dai vieni in pista." Mi porse la mano ma esitai qualche istante, poi vidi Gabriel tra la folla che mi cercava con lo sguardo e accettai più che volentieri. Partì una musica sensuale e decisi di far vedere a Gabriel chi davvero era  Angel. Iniziai a muovermi sinuosa e quando vidi che il vestito mi impediva i movimenti lo alzai fin sopra il ginocchio ottenendo fischi di approvazione.  Risi e continuai a ballare mentre il Dj alzava la musica fino a coprire il rumore dei pensieri.  Alex si avvicinò per farmi notare il viso più che irritato di Gabriel e farmi bere fin quasi a perdere i sensi. L'angelo non ci mise molto per venire in pista e stringermi contro di sé. Questa volta però non mi ribellai al suo tocco e lasciai che ballasse con me. Poco importava di tutto avevo già  bevuto molto per affievolire quel dolore lancinante al petto. Mi stavo divertendo e non avevo voglia di tornare nel cunicolo di dubbi e dolore che mi seguiva da quando l'avevo incontrato. 


"Ti stanno mangiando con gli occhi!" Ringhiò nel mio  orecchio mentre le sue unghie affondavano nel mio fianco.

"Geloso per caso?!"

"Non mi piace che si ammiri ciò che è mio". Gli sorrisi maliziosa, decisa a fargli guardare me, la vera me. 

"Chi ti ha detto che sono tua." Mi afferrò per il collo, i nostri sguardi si incontrarono e annegai nelle sue iridi piene di brama.
"Il modo in cui mi cerchi con lo sguardo in ogni stanza, come il tuo corpo freme appena ti sfioro, il tuo respiro corto quando mi avvicino troppo...." Avrei voluto controbattere ma avevo la testa troppo leggera e tutto quello che disse era la semplice e pura verità. Avevo bevuto troppo ed ero sicuramente ubriaca perché mi strinsi a lui. Stavo per commettere un errore che mi avrebbe ferita ancora di più  ma non riuscivo a frenarmi.
Trovai i suoi capelli attirandolo a me, il suo viso a pochi centimetri dalle mie labbra. 

"Non qui piccola. Sei ubriaca non credo lo faresti se fossi in te." Protestai debolmente all'affermazione.

"Allora portami in camera nostra." Lui mi guardò stupito con uno sguardo interrogatorio come per chiedermi se davvero avessi pronunciato quelle parole. Ma non ebbi il tempo di confermare che si sentì un gran frastuono fuori che supero di gran lunga  la musica ed allarmò tutti.

NephilimDove le storie prendono vita. Scoprilo ora