CAPITOLO 8

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"Vedi Jennifer, tu sei una purosangue e fai parte della stirpe dei Black. La donna che adesso si trova in cucina in realtà non è tua madre."

Le lacrime iniziavano a scendere lungo le mie guance per poi cadere sulle mie gambe e bagnarmi il tessuto dei leggins che indossavo.

"Tua madre è morta quando tu avevi 7 anni. Sono stato costretto ad obliviare la tua mente per rimuovere tutti i ricordi che avevi con lei perché non potevo permettermi che tu vivessi con un peso così grande, ti prego perdonami." Mi implorò.

"Continua." Quell'unica parola uscìamara e triste.

"Tua madre è stata uccisa da alcuni mangiamorte solo perché io non volevo essere uno di loro. Voldemort mi ha sempre seguito per convincermi a farmi entrare insieme a mia cugina Bellatrix. Lei entrò ma io scappai con te e tua madre per evitare quel fatale destino."

Prese un respiro profondo, con gli occhi lucidi, prima di continuare mentre io continuavo a piangere.

"Un giorno tornai a casa da lavoro e trovai una scena orribile. C'eri tu che piangevi davanti al corpo senza vita di tua madre. Mi precipitai a prenderti per allontanarti e notai che vicino al divano c'era un biglietto. non mi dimenticherò mai quello che lessi 'se io non posso avere te, tu non potrai avere la donna che ami'."

Rabbrividii a quelle parole prima che mio padre fece cadere una lacrima sulla sua guancia strizzando gli occhi.

"Era firmato da Voldemort." Sgranai gli occhi. E se adesso volesse me? Non era riuscito a convincere papà ma se in questo momento mi stesse cercando per farmi entrare nella sua cerchia? Magari con un inganno ci sarebbe riuscito nonostante la mia resistenza.

"Tu continuavi a piangere mentre eri tra le mie braccia. Urlavi il nome della mamma e io non sapevo come tranquillizzarti finché non pensai all'inevitabile ma che in quel momento sembrava l'unica soluzione-."

Lo interruppi sapendo già come finiva la frase. "Quindi mi hai obliviata." Aggiunsi.

Mio padre abbassò lo sguardo e annuì debolmente. So quanto stava soffrendo in quel momento e nonostante mi avesse privato di tutta la mia infanzia era comunque mio padre e lo aveva fatto solo per farmi vivere una vita migliore.

Andai da lui e lo strinsi in un abbraccio. Uno di quelli sinceri, che non dai tutti i giorni. Ricambiò stringendomi forte, crollando in un pianto silenzioso.

Si staccò e fece scorrere la sua mano sulla mia guancia. Mi appoggiai e sorrisi debolmente. Stava soffrendo e lo facevo anche io ma quel sorriso fu sincero e comprendevo perfettamente le sue azioni. Se mi fossi ritrovata in una situazione del genere probabilmente avrei fatto la stessa cosa.

"Presi il minimo indispensabile, te compresa, e ci trasferimmo qui, poco tempo dopo conobbi Carmen che non si spaventò di ciò che ero e decise di prendersi cura di te." Continuò.

il mio istinto mi disse di girarmi dove vidi quella che credevo fosse mia madre sorridere debolmente con una nota di tristezza sul suo volto.

"Non ho dimenticato tua madre e mai lo farò, ma tu avevi bisogno di una figura materna che ti capisse in tutto. Carmen è quella persona e io la amo. Spero solo che anche tu continui a farlo." Continuò mio padre con la voce ancora rotta dal pianto.

Spensi la voglia di correre in camera mia e piangere tutto il giorno limitandomi a posare lo sguardo su Carmen. Lei si avvicinò, potevo percepire io stessa la sua paura. La paura che io adesso non la considerassi più come prima e che le cose sarebbero cambiate bruscamente.

Contro le sue aspettative la abbracciai. La strinsi forte posizionando la mia testa vicino al suo orecchio per sussurrargli un "grazie di tutto." Strinse la presa dell'abbraccio e mi abbandonai di nuovo alle lacrime. Aveva fatto così tanto per me che non potevo credere al fatto che non avessimo lo stesso sangue.

𝐸 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑐𝒉𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑡𝑖 𝑜𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora