CAPITOLO 13

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"Se non la lasci andare sarò costretto ad uccidere di nuovo la donna che ami!" Esclamò con voce ferma che incuteva timore.
"No!" urlò mio padre in preda al panico. "Tu non le avrai. nessuna delle due!" Urlò ancora. "Mi costringi Sirius." disse l'uomo in penombra con una risata malefica. "È così semplice. Tu mi dai lei e io ti lascio andare." Continuò.
Vidi mio padre irrigidirsi mentre ero alle sue spalle completamente terrorizzata da quella situazione.
"Mai!" Disse ancora mio padre. Con la poca luce che penetrava dalla finestre vidi una mano alzarsi mentre impugnava la bacchetta.
"Avada Ked-".

Mi svegliai di soprassalto mentre delle piccole gocce fredde scorrevano sulla mia fronte, ci passai la manica del pigiama per asciugarle e mi alzai per andare in bagno.

Buttai un'occhiata veloce alla sveglia sul comodino e notai con mio grande dispiacere che erano le 04:30 del mattino. Arrivai in bagno e mi avvicinai allo specchio. Ero completamente distrutta, quasi irriconoscibile.

Gli occhi erano rossi come se avessi appena passato una settimana insonne. I capelli totalmente scompigliati. Le labbra secche e la fronte umida.

Afferrai la bacchetta e silenziai il bagno per farmi una doccia senza svegliare i miei genitori. Mi tolsi il pigiama ed entrai velocemente sotto il getto caldo che mi fece sentire subito meglio. I miei pensieri mi riportarono all'incubo appena fatto.

Ero in una stanza buia quindi non vedevo molto ma la persona che minacciava mio padre mi sembrava proprio lui. Il modo in cui voleva me, la sua voce fredda, la risata maligna. Voldemort mi stava cercando.

Rabbrividii al pensiero di diventare un mangiamorte. Avrei rischiato di far soffrire le persone a cui tengo di più o addirittura di ucciderle. Mi si gelò il sangue e le mie gambe non riuscirono più a tenere in piedi il mio peso.

Crollai a sedere sul piatto freddo della doccia portandomi le gambe al petto. Non credo di riuscire a sopportare una cosa del genere, è troppo grande per me.

Decisi di uscire dalla doccia e cambiarmi pigiama visto che quello che indossavo prima era totalmente zuppo di sudore. Andai in camera e mentre mi rivestivo non riuscivo a togliermi dalla testa quel sogno. Sembrava così assurdo e surreale ma dopo i racconti di mio padre mi aspettavo di tutto.

Visto che il sonno aveva abbandonato completamente il mio corpo presi un pezzo di pergamena e cominciai a scrivere delle idee per i regali di natale dei i miei amici.

A Pansy avrei potuto fare un vestito da ballo, a Blaise un nuovo libro di pozioni, sapevo che era la sua materia preferita in assoluto, a Narcissa pensavo di regararle una collana e a Lucius un nuovo completo da sera. La parte più difficile era senza dubbio il regalo per il mio ragazzo.

Draco aveva dei gusti molto particolari e in tutti questi anni avevo conosciuto a fondo ognuno di loro ma in questo momento mi trovavo molto in difficoltà quindi decisi di abbandonare la mia lista di idee posandola sul comodino. Avrei guardato in giro per Hogsmead e di sicuro avrei trovato qualcosa degno di essere il regalo per il mio ragazzo.

Mentre appoggiavo la piuma sul comodino, vicino al pezzo di pergamena, l'occhio mi cadde sulla sveglia, notando che erano ormai le 05:15 del mattino e Morfeo non voleva ancora prendermi con se.

Mi alzai e scesi le scale per andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua e nel momento in cui chiusi il frigo dopo aver preso la bottiglia, un rumore di smaterializzazione mi fece sobbalzare.

Avevo dimenticato la bacchetta in camera e mi insultai mentalmente per la mia sbadataggine. Ero rimasta immobile mentre i passi si facevano più vicini alla mia figura. Non avevo il coraggio di girarmi.

due mani si posarono su i miei fianchi stingendoli leggermente. Tirai un sospiro di sollievo, potevo riconoscere quelle mani tra mille. Mi girai nella presa del mio ragazzo che, come me, mi guardava interrogativo.

"Che ci fai sveglia alle 5 del mattino?!" chiese.
"Che ci fai in casa mia alle 5 del mattino?!" Ribattei con il suo stesso tono permaloso.

Si allontanò da me prendendo posto su una sedia della cucina.

"Non riuscivo a dormire perché starti lontano mi distrugge." Disse sorridendomi mentre svuotavo il bicchiere di acqua che avevo in mano. "Tu?" Chiese curioso.

Mi avvicinai e presi posto accanto a lui sopra l'isola della cucina e lui appoggiò il mento sul mio ginocchio aspettando una mia risposta.

"Ho fatto un incubo" la mia voce si abbassò e la faccia di Draco si intristì.

Mi fece scivolare su di lui facendomi mettere a cavalcioni per potermi stringere in un caldo e tenero abbraccio. La sua figura possente mi sovrastava e mi ritrovai rannicchiata sul suo petto mentre lui mi accarezzava i capelli e lasciava leggeri baci sulla mia fronte.

"Cosa hai sognato?" Chiese da sopra la mia testa ed entrai in panico. Glielo avrei dovuto dire? Potevo farlo? Volevo?

"Non me lo ricordo, per fortuna." Mentii spudoratamente e sentii la stretta dell'abbraccio farsi più forte.

"Mi mancava il tuo profumo." Ammise Draco con la testa immersa nei miei capelli abbandonando il discorso del mio incubo.

Mi alzai per poter fissare i miei occhi su i suoi. Posò dolcemente una mano dietro il mio collo e annullò la distanza tra le nostre labbra.

Mi baciò con passione e desiderio ma allo stesso tempo era talmente dolce e tenero che sarei potuta crollare sotto il suo tocco.

Approfondì il bacio chiedendo l'accesso con la lingua che gli permisi senza esitazione.

La situazione si fece più intensa e ringraziai il fatto che ormai fosse domenica e ne mio padre ne Carmen si sarebbero svegliati presto per andare a lavoro ma nonostante questo dovetti, a malincuore, fermare quel momento che stava prendendo una piega troppo calda.

"Draco ci sono i miei genitori di sopra" dissi allontanandomi dalle sue labbra. Mi stampò un altro bacio prima di alzarsi e posarmi di nuovo sull'isola della cucina.

"Questa me la paghi" disse con tono di sfida ma anche comprensivo, data la situazione.

"Certo, come no" Lo presi in giro sorridendo divertita per la sua espressione.

"Non sfidarmi" disse alzandosi in posizione eretta riuscendo a superarmi d'altezza, come sempre.

"sennò?" Continuai a prenderlo in giro.

"Sennò ti prendo qui all'istante e non me ne frega un cazzo se i tuoi genitori sono di sopra a dormire." Disse ad un centimetro dalle mie labbra.

Lo guardavo divertita dalla sua determinazione nel volermi fare sua, nel volermi a fianco, nell'amarmi.

"Rimanda questo tuo desiderio piccolo." Dissi dandogli un lieve bacio sul naso scendendo dal bancone e ritrovandomi completamente incollata al suo corpo.

"Se fai così non sei d'aiuto" disse facendo notare la vicinanza, sorrisi maliziosa e portai una mano sul suo collo scendendo lentamente. Lo vidi chiudere gli occhi e ansimare leggermente sotto il mio tocco.

"Cazzo Jennifer" disse in un sussurro e una volta arrivata sopra il suo membro da sopra i pantaloni mi allontanai bruscamente sorridendo ancora. Mi guardò sconvolto e subito dopo mi sfidò con lo sguardo.

"Non giocare con il fuoco Black" disse in un modo talmente sensuale che i miei occhi avrebbero voluto roteare all'indietro ma riuscii a trattenermi.

Si avvicinò a me prendendomi i fianchi rudemente per tirarmi più vicina a lui. "O rischierai di bruciarti" disse alludendo alla frase di prima.

Posò le sue labbra appena sotto il mio orecchio e ci lasciò dei piccoli baci umidi. Sapeva che quel punto era parecchio sensibile e che mi faceva impazzire quando mi torturava con le sue calde labbra.

Si allontanò per incontrare di nuovo il mio sguardo e baciarmi un ultima volta. "Non finisce qui" disse allontanandosi da me e smaterializzandosi di nuovo.

Dio questo ragazzo mi farà impazzire

𝐸 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑐𝒉𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑡𝑖 𝑜𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora