15- SEMPLICE MALINTESO

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Sono... migliori amici? Quei due? Levi non mi sembra affatto il tipo a cui piace stringere rapporti di amicizia, eppure considera quella donna come una migliore amica. Guardo Armin sconcertato e lui corruga la fronte, come destabilizzato dalla mia reazione.

«Non ti hanno detto niente?» mi chiede ed io scuoto la testa. Lui si tappa la bocca e sussurra qualcosa che non capisco, per poi tornare a rivolgermi la parola dopo qualche istante. «Io non ti ho detto niente! Ti prego, non aprir bocca o mi farà fuori!» dice tutto preoccupato, facendomi il gesto di restare in silenzio. Io acconsento a questa sua richiesta.

Dopo qualche istante, Ackerman si presenta all'entrata della cella di Armin e batte le nocche sulle sbarre per attirare la nostra attenzione. Ci giriamo a guardarlo e, come sempre, ci sono quei tre omoni con lui. Sembra così piccolo vicino a loro. Anche se, effettivamente lo è.

«Sapevo di trovarti qui, Eren. Forza, vieni con me» mi ordina ed io, dopo aver represso il mio istinto ribelle, annuisco e scendo dal letto di Armin, il quale saluto con un gesto della mano. Vedermi così obbediente fa sorridere il corvino, che non perde tempo a strizzarmi una chiappa. Mi mordo il labbro per trattenermi dal dargli un pugno in piena faccia e continuo a camminare al suo fianco.

«Dove andiamo?» chiedo, mentre scendiamo le scale. Nessuno ha il coraggio di alzare lo sguardo quando passa Ackerman e la cosa mi fa solo incazzare. Deboli, ecco cosa siete. Siete tutti deboli. Un gregge.

«Non ti ho detto che potevi parlare» è la risposta di Levi e da lì capisco che non dovrei giudicare gli altri, dato che anch'io faccio parte di quel gregge, tranne che per il fatto che io sono la pecora preferita del pastore. «Comunque ti porto in mensa. Non hai quasi toccato cibo da quel giorno e stai diventando pelle ossa. Hai bisogno di mangiare» il suo tono mi spaventa. È dolce e preoccupato; non so se lo sta facendo apposta o se davvero ha il timore che non mangi abbastanza.

Mi è bastato questo a farmi rilassare un po', perciò azzardo una mossa che, fortunatamente, sembra piacere al corvino: mi stringo al suo braccio e gli sorrido, come per ringraziarlo della sua premura nei miei confronti.

In realtà, ora che ci penso l'orario del prossimo pasto dovrebbe essere tra circa tre ore, perciò siamo tanto in anticipo. Possibile che i detenuti in cucina siano disposti a prepararmi qualcosa adesso? Probabilmente si se è una richiesta di Ackerman.

«Una delle guardie mi ha comunicato che i tuoi genitori hanno saputo che eri in infermeria e vogliono incontrarti. Ti conviene richiamarli dopo che avrai finito di cenare» mi avverte, circondando il mio fianco con un braccio. Mi stringe a sé, come per paura che scappi. Sarà una precauzione, la sua: vuole assicurarsi che la preda non fugga dalle sue grinfie.

Annuisco e insieme arriviamo alle cucine. C'è solo una guardia di turno. Non l'ho mai vista prima: è una donna decisamente molto alta, bionda e con un taglio di capelli a caschetto corto, molto maschile, ma che le dona una certa femminilità allo stesso tempo. Giocherella con il manganello, fregandosene dell'arrivo mio e di Levi. Ci lancia un fugace sguardo e fa una smorfia di apprezzamento quando i suoi occhi si posano sulla mia figura.

Il corvino al mio fianco, di rimando, mi stringe ancora di più a sé. Per un secondo mi è mancato il fiato e mi appoggio alla sua spalla. Sussurra delle scuse al mio orecchio ed insieme alla sua banda entriamo nella stanzina privata di Ackerman. Al tavolo trovo già pronto un piatto di pasta pre-cotta al sugo amatriciana, ovviamente di quelli già pronti che vendono nei contenitori di latta.

Mi siedo al tavolino e Levi prende posto accanto a me. «Mangia pure. E se vuoi, ti ho fatto preparare dei muffins» mi dice ed io addento una prima forchettata di questa pasta. Non ha per niente il sapore dell'originale, anzi è proprio pessima. Ha un sapore dolciastro e per un attimo mi è sembrato di sentire qualcosa di strano in bocca. Per poco non vomito quando mi sfilo un capello da sopra la lingua. Il corvino sembra più sconvolto di me e si precipita in cucina per sgridare chiunque mi abbia preparato il pasto.

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