26- TORNA DA ME

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Levi ha suggellato una promessa, ovvero quella di riavermi.

Dopo tutto ciò che gli ho fatto e il modo in cui l'ho trattato, ha deciso lo stesso di riprendermi con sé, lottando affinché ciò si realizzi. Io, che sono il contenitore che gli serve per portare dentro la droga. Io, che fungo da oggetto di sfogo per quando è arrabbiato o frustato. Io, che mi ribello a lui e cerco sempre un modo per sfuggirgli.

La domanda, quindi, sorge spontanea: perché proprio io?

Non so come devo comportarmi davanti ad un simile atteggiamento, soprattutto se ad averlo è colui è viene considerato da tutti un violento, uno stupratore e un assassino. Qualcuno da cui stare alla larga il più possibile, infatti sono stato costretto più volte a tacere davanti a lui, pur di salvarmi la pelle.

Perciò che cosa vuole da me, ancora?

«Dobbiamo ottenere il controllo della cucina affinché il mio piano possa funzionare» Derek mi distrae dai miei pensieri ed io sbatto le palpebre un paio di volte per concentrarmi su ciò che sta dicendo.

Ci troviamo in mensa per l'orario della cena e seduti con noi ci sono alcuni uomini che non penso di aver mai visto. Era da tanto che non stavo in uno di quei tavoli posti al centro della sala. Mi ero abituato a mangiare in privato, senza troppa gente che mi fissasse.

«Chi ci sta in cucina?» domanda il mafioso, grattandosi il mento. Gli sta crescendo la barba, anche se è ancora impercettibile da vedere.

«Un certo Gaspari» risponde uno dei suoi scagnozzi, addentando subito dopo quella che dovrebbe essere una salsiccia. Mastica rumorosamente, quasi a sovrastare la voce del suo capo, il quale non bada al comportamento inappropriato del suo sottoposto.

«C'è qualcuno a cui tiene per poter far sì che ci ceda il controllo della cucina?» domanda Derek, gonfiando il petto con aria autoritaria. «Scoprirlo era compito tuo, Bruzzone» si rivolge in direzione di un uomo dalle larghe spalle scoperte e una folta barba sporca e rovinata.

Finisce di masticare ciò che ha in bocca e ingoia lentamente, senza smettere di fissare gente a caso nei dintorni, come se avesse il timore che qualcuno ci stesse ascoltando. Dopodiché annuisce e si sistema i capelli unti. «È sposato con una certa Lorena Marino. Lavora come maestra d'asilo e le piace andare quasi tutti i giorni in biblioteca» Bruzzone sorride soddisfatto per le informazioni ottenute e ciò non dispiace nemmeno a Derek.

Quest'ultimo annuisce e si rivolge ad un altro suo scagnozzo. Più precisamente quello seduto vicino a me. Non ha mai proferito parola ed ha semplicemente ascoltato la conversazione dei suoi compagni. Ha un'aria tetra e mi mette a disagio anche solo stargli a fianco. I due uomini si guardano per un paio di secondi e poi il detenuto inquietante si alza e sparisce oltre la porta che conduce alle mense.

Lo guardo allontanarsi, ma poi il mio sguardo ricade sull'entrata per la stanza privata di Ackerman. Loro saranno sicuramente lì dentro a mangiare e a discutere su Dickinson e su cosa starà architettando. Oppure, sul mio ulteriore tradimento nei loro confronti...

«Va tutto bene?» il boss mafioso appoggia una delle sue mani sulla mia spalla e mi guarda, probabilmente curioso di sapere cosa mi passi per la testa. Rimango zitto e lui penso abbia intuito, infatti torna a concentrarsi sull'escogitare il piano di fuga. Sono contento che non abbia insistito a farmi domande. Non penso abbia intenzione di demoralizzarmi più di quanto non lo faccia già io. Questo timore di aver fatto di nuovo la scelta sbagliata mi affligge da quel giorno in cui ho deciso di andare a fare un giro senza effettivamente avere una meta. L'unico traguardo che ho raggiunto è l'essere coinvolto in una progettazione di fuga con un componente della Mafia.

«Tra due giorni verrà un tizio che conosco con il suo furgone, fingendo di dover consegnare la frutta, la verdura e la carne. A quel punto, io mi nasconderò dentro il finto refrigeratore che si trova a bordo del suo veicolo. Se tutto va bene e la guardia corrotta ci fa uscire, prenderò il primo volo per Chicago e andrò a stare da un mio caro amico. Sarà allora che arriverà la ricompensa per la vostra significativa collaborazione, amici miei» Derek sorride agli uomini seduti al tavolo, guardandoli però con serietà, uno per uno.

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