12- PROTEGGIMI

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Mi limito ad accarezzargli i muscoli nascosti sotto la canotta. Dio, sono così duri e pompati. Nemmeno James era così muscoloso.

Lo sento sospirare quando le mie mani vanno a toccargli il pacco, mentre lui le usa entrambe per parlarmi il culo. Chiudo gli occhi e mi godo quel massaggio, mischiando il mio respiro appagato con il suo. Le nostre bocche sono molto vicine, ma non sembrano avvicinarsi ulteriormente l'una con l'altra. Io, a dirla tutta, non vorrei baciarlo. Non ancora, almeno. Preferisco aspettare che sia lui a fare la prima mossa, stavolta. Anche se non sono molto convinto che lo voglia.

Intanto, sento che lì sotto qualcuno ha gradito le mie attenzioni. Mi abbasso per dargliene altrettante, ma Levi mi blocca. Sono in ginocchio davanti a lui e pochi centimetri mi separano dal suo inguine. Mi afferra il mento e mi obbliga a guardarlo.

«Perché lo stai facendo?» mi chiede. Non so cosa rispondergli, a dirla tutta. Mi mordo il labbro, pensando ad una frase che possa soddisfare la sua curiosità, ma non mi viene in mente niente di logico. Lo faccio per scusarmi? No, suona troppo male. Il mio silenzio sembra innervosirlo, così mi afferra per i capelli e mi tira la testa all'indietro. «Pensi che con una scopata risolverai tutto?» scandisce per bene le parole ed io mi lascio sfuggire un gemito di dolore. La sua presa resta salda.

Mi hai letto nel pensiero, Ackerman?

«Non è proprio così» dico, stringendo un lembo dei suoi pantaloni. «Ma pensavo che fosse un buon inizio per chiederti scusa» ammetto. Non mi sono mai sentito così a disagio. Perché deve fare il difficile? Cosa posso fare per chiedere il suo perdono? Uccidere qualcuno? Farmi prendere a botte? Pensavo fosse questo che volesse da me, la sua puttana incapace.

Lui molla rudemente la presa ed io mi accuccio ai suoi piedi tenendomi la testa fra le mani. Mi fa malissimo. Levi non si è mosso nemmeno di un millimetro mentre io strisciavo indietro fino ad appoggiare la schiena al muro. Un paio di lacrime minacciano di uscire, ma io prontamente le trattengo. Non voglio piangere davanti a lui. Sembrerei più ridicolo di quanto non lo sia già.

Passano un paio di minuti e nessuno dei due apre bocca. Da fuori si sentono un paio di detenuti parlare e il rumore dei passi della guardia che passa vicino alle varie celle per vedere se sono in ordine, visto che qui la pulizia del posto in cui dormi è fondamentale. Di tanto in tanto, sbatte il manganello contro le sbarre, obbligando alcuni detenuti a sistemare il loro casino. La nostra è l'unica cella che non calcola di striscio.

Ora che me ne accorgo, il lenzuolo non è stato tirato giù, perciò vuol dire che stavo per fare un servizzietto ad Ackerman davanti agli altri detenuti. Magari è per questo che mi ha bloccato?

«Allora?» sussurra il corvino, dopotutto non vuole che la gente senta della nostra attuale discussione. Abbiamo già attirato l'attenzione di quelli che hanno la cella di fronte alla nostra.

Mi massaggio le testa, pensando a qualcosa, ma l'unica cosa che mi esce è un leggero sospiro. Non so assolutamente cosa inventarmi per non sembrare troppo inappropriato.

Ackerman, irritato, si avvicina a me e si abbassa alla mia altezza per potermi guardare negli occhi. Non vuole lasciar perdere. «Eren, rispondimi» il suo tono è basso e minaccioso. Mi fa venire i brividi, ma non so se di eccitazione o di paura. «Perché hai pensato di farti scopare per chiedermi scusa?»

Faccio spallucce e lui sbuffa. Mi sta odiando, ci scommetto tutto. «Rispondimi» ammonisce ed io finisco con l'obbedire al suo ordine.

«Mi hai preso con te perché io fossi la tua puttana, no?» gli rispondo, mantenendo a fatica il contatto visivo. «Avevo ragione, vero? Sei stressato perché non mi lascio scopare e non hai il pieno controllo su di me» non mi ha ancora ucciso per questo, ma così facendo penso che sarà la prima cosa che farà stanotte.

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