10- DIVERSO

917 65 27
                                    

Non ho mai avuto tanta fame da quando sono entrato qui dentro. Non appena Armin, come sempre, mi porta il vassoio, mi fiondo sulla schifosa e molla pasta al pomodoro. Non so di preciso il perché, ma forse sono i miei presentimenti: ero solito mangiare una carrellata di cibo prima di fare qualcosa che richiedesse molta energia, tipo andare in discoteca, affrontare una giornata in bicicletta e fare sesso. Non l'amore, ma del sano e puro sesso: quello frenetico che può durare anche tutta la notte senza pause.

Il biondo comincia a ridere vedendomi in quello stato e mi mette una mano sulla spalla. «Così rischi di soffocarti. Mi dici che ti prende?» mi chiede, addentando una carotina bollita.

Onestamente non lo so nemmeno io. «Niente. Oggi ho bruciato tante calorie e devo riprendermi» è la prima cosa che mi esce dalla bocca, come in automatico. A quanto pare il mio completo sistema nervoso si rifiuta di condividere ciò che veramente ho immaginato come risposta alla sua domanda. Non tanto per il fatto che non mi fido di lui o che sia imbarazzante, ma semplicemente ho il mio pensiero seduto a fianco che mangia educatamente, senza fretta. Il contrario di me, a quanto pare.

«Mmh» Armin si mette un fazzoletto davanti alla bocca e ne sputa il contenuto. «Non mangiare le carotine. Sanno di aceto e detersivo per piatti» beve un sorso di acqua e fa una smorfia. Continuamo a mangiare, chiacchierando su cosa fare insieme prima che spengano le luci. Armin propone le carte mentre io propongo lo scarabeo. Sfortuna vuole che sia l'unico gioco da tavolo in questo posto.

Da bambino ho sempre pensato che fosse un gioco per soli adulti e strutturato come il gioco dell'oca, solo con degli scarabeo al posto dei volatili. Quando vidi di cosa si trattasse veramente, capii che sarebbe stato un gioco noioso: adesso invece lo trovo interessante.

Finito il nostro ultimo pasto della giornata, ci alziamo dal tavolo, provocando con le sedie un suono stridulo. Adesso ci vorrebbe una bella fetta di torta al cioccolato con panna montata per nascondere il terribile gusto che ho in bocca. Dio, come mi mancano i dolci tipo quelli. A pensarci mi viene l'acquolina. Magari, se glielo chiedo, Zeke me ne potrebbe procurare una.

Mentre tornavamo al largo corridoio dove si affacciavano tutte le nostre celle, i miei pensieri si fissarono su una persona soltanto: Levi. Stasera vuole parlarmi e magari dirmi tutto affinché i miei dubbi svaniscono, ma onestamente non credo che sarò mai sazio di informazioni, specie se riguardano un uomo così misterioso come lui.

«Eren?» a richiamarmi è Armin, ormai già seduto ad uno dei tavolini con il gioco del tutto preparato davanti a lui. Quando siamo arrivati? Non me ne sono reso conto da quanto ero perso nei miei pensieri.

«Ah, sì. Ci sono» dico, rassicurando il mio amico che sorride, mettendosi comodo sulla sedia. Come se necetassi del suo sguardo su di me, mi giro verso di lui, Levi Ackerman, il quale sembra impegnato in una conversazione accesa con Kirschstein. Se non fosse che ormai li conosco, direi che stanno semplicemente parlando, ma la vena pulsante sul collo del cavallo, lo sguardo intimidatorio del corvino, i pugni di entrambi talmente stretti da schiarire le nocche e il dito di Jean puntato minacciosamente contro il suo interlocutore mi danno un'altra impressione.

Stanno sicuramente discutendo, ma su cosa? Quale argomento sta mandando su di giri il boss e il presunto vice di questa prigione?

«È il tuo turno» ancora una volta, Armin mi distrae dai miei pensieri e la mia testa torna ad essere attaccata al collo e non tra le nuvole. Il biondo sembra non fregarsene di questo mio comportamento. Probabilmente, da libro aperto che sono, avrò fatto trapelare qualcosa, come ansia o impazienza per la chiacchierata che farò con Ackerman da lì a un'ora.

Dopo un minuto passato a concentrarmi sul gioco, allineo in modo accurato le lettere dello scarabeo fino a ricreare la parola "cielo". Il biondo fa una smorfia, probabilmente in difficoltà ad attaccarsi alla mia parola. Si gratta il mento lentamente, restando a fissare il tavolo da gioco fin quando non schiocca le dita, soddisfatto.

PrisonersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora