7- CLUB DEGLI ASSASSINI

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Le mie gambe non si fermano e nemmeno il mio respiro riesce a calmarmi. Ho una rabbia dentro che non posso sfumare. Devo colpire qualcosa, o meglio, qualcuno. Scendo le scale due scalini alla volta, arrivando a passo svelto alla mia cella, dove trovo il colpevole dell'assassinio di Josè sdraiato sul proprio letto, intento a leggere un libricino. Non appena si accorge di me, scende e fa per parlare, ma io lo zittisco con una sonora sberla sulla guancia.

Resta con la testa girata verso destra, fissando il muro. Vedo mutare la sua espressione e in men che non si dica ecco ricambiato il gesto, solo che il suo non è uno schiaffo a palmo aperto, bensì un pugno ben serrato. Mi colpisce sulla mascella ed io sono costretto ad appoggiarmi alla scaletta del letto a castello, massaggiandomi il punto dolorante.

Successivamente vengo preso dal colletto e fatto sdraiare sul letto. Ackerman mi sovrasta, bloccandomi con il suo corpo. Non ho via di fuga, ma non ho intenzione di arrendermi. Faccio per dargli una testata, ma lui è più veloce e la schiva.

«Tu!» urlo. «Hai ucciso tu Josè, non è così? Eh?» sputo quelle parole come veleno, dimenandomi sotto di lui. «Lo hai fatto perché volevi che fossi tuo? Figlio di puttana!» continuo ad insultarlo, ma la sua espressione resta seria e pacata.

Improvvisamente il suo palmo viene pressato sulla mia bocca ed io vengo brutalmente zittito quando stavo per parlare di nuovo. Si avvicina al mio orecchio e mi intima di tacere o ne avrei pagato le conseguenze. Dopodiché si alza, sale sul suo letto e lascia cadere il lenzuolo, che copre praticamente tutta la vista che si ha sul corridoio.

Non vorrà mica farlo?! Perché non glielo permetterò!

Torna su di me e mi blocca i polsi ai lati della testa. Per un attimo restiamo in silenzio e in quella posizione, occhi fissi in quelli altrui e respiri sincronizzati.

«Va bene, moccioso. A quanto pare sei un ribelle, e nonostante la cosa mi ecciti da morire, allo stesso tempo trovo che sia estremamente fastidioso, perciò adesso ti calmi e vedi di non provare mai più a prendermi a sberle e a mancarmi di rispetto» stringe la presa sui miei polsi e a me scappa un mugolio di dolore. «Sono stato sufficientemente chiaro?» io annuisco, decidendo di arrendermi al suo volere. «Bene» esclama infine, lasciandomi andare e rimettendosi in piedi.

«Perché?» chiedo improvvisamente, prima che lui esca dalla cella. Mi massaggio i punti doloranti, mentre attendo che Ackerman mi degni della sua attenzione.

«Cosa?» sento il fastidio nella sua voce.

«Perché hai ammazzato Josè?»

Lascia ricadere il lenzuolo che aveva di poco spostato per uscire da qual piccolo buco e incrocia le braccia al petto, appoggiandosi al muro. «Davvero vuoi saperlo?» annuisco e lui sbuffa. «Lui non era come appariva. La sua morte è stata un bene per tutto il carcere»

«Tu menti» lo accuso in un sussurro.

A lui scappa un ghigno. «Disse quello che lo conosceva da qualche ora» mi prende in giro. «Morello non era famoso solo per essere scappato da qui, ma anche per come faceva il lecca culo con chiunque avesse un certo potere qui dentro. Dentiera, per esempio» con una leggera spinta, si stacca dal muro e si appoggia con il gomito alla sua branda. «Quel bastardo faceva il gradasso con me e Kirschstein perché pensava di essere immune, ma non è così. Tutti, anche quelli con un minimo di cervello, sanno che non devono scontrarsi con i nostri gruppi. Siamo noi quelli pericolosi e immuni, non certo un idiota come Morello»

«E questo cosa c'entra?» lo interrompo, alzandomi anch'io per poterlo guardare dritto negli occhi. «Ha solo cercato di farsi rispettare»

«Certo, offendendo me e Kirschstein» scuote la testa. «Quel tizio era orribile, Eren. Ancora qualche ora e ti avrebbe stuprato. Come ha fatto con molti altri ragazzi» la sua voce si abbassa e subito il suo tono si fa nostalgico. «Tra cui il mio ragazzo»

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