23- PICCOLO LAVORETTO

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È una luce strana, come di eccitazione mista ad ammirazione; mi mette i brividi. Per un attimo, sulle sue labbra alleggia un sorriso, ma non dura poi molto. Si avvicina a me ed io indietreggio quel poco che riesco, fino a finire seduto sopra la piccola scrivania. Ackerman si posta tra le mie gambe, allargandole con le mani. Sto per tirargli un secondo schiaffo quando inizia a parlare. «Wow» commenta, fissandomi come se stesse cercando di guardarmi dentro.

«Ehm...» alzo un sopracciglio e inclino leggermente la testa. «"Wow"... cosa?» domando. Sono sempre più confuso da questa sua reazione che per un frangente mi sono chiesto se quello fosse davvero l'uomo che stava per punirmi fino a qualche secondo fa.

Levi mi afferra il viso. «I tuoi occhi» dice, guardandoli attentamente. «Quando ti sei girato avevi uno sguardo che mi ha lasciato sorpreso» mi accarezza le gote, confondendomi ancora di più. «Per questo sei riuscito a colpirmi. Per un attimo, vedendoti mi sono distratto ed ho abbassato la guardia» spiega, mentre io rimango destabilizzato dalle sue parole: non solo ha cambiato umore nell'arco di un paio di secondi, ma sostiene anche di essersi "distratto" per colpa mia. Cosa dovrebbe significare tutto ciò?

«Scusa ma... non sto capendo» ed è vero: sono spaesato dal suo comportamento, tante che mi sembra di star parlando con un'altra persona. Maledetto nano malefico e bipolare.

«Ti va bene se dico che ho apprezzato questo schiaffo?» domanda beffardo, accarezzandomi le cosce con le mani. Un gesto che apprezzo, ma al momento lo reputo fuori luogo. Mi sta letteralmente dicendo che ha gradito il fatto che io l'abbia picchiato! Non è da lui dire certe cose. Abbasso lo sguardo, percependo la sua presenza premermi sulla pelle. Dio mio, si è pure eccitato quando ha visto che mi sono ribellato a lui?!

«Beh... grazie?» purtroppo sono bloccato, ma se potessi fuggire immediatamente da questa assurda situazione, lo farei senza battere ciglio. Lui si avvicina e il suo membro coperto dai pantaloni della divisa carceraria aderisce al mio, completamente rilassato; il contrario di me, dato che sono teso come non mai. Inizia a strofinare in quel punto e in un attimo ecco che sono in preda a scosse di piacere e di apprezzamento; ma non voglio mostrarmi così davanti a lui.

La soluzione migliore che trovo è quella di continuare a guardarlo, come per dimostrargli che non sono uno che casca facilmente nel desiderio. Soprattutto dopo che sono stato violentato ogni notte da lui, senza pietà e senza mai fermarsi, nemmeno quando iniziavo a piangere. «Oh si, adoro quello sguardo» commenta, guardandomi dritto negli occhi.

Cosa. Cazzo. Sta. Succedendo.

Prima odiava il mio lato ribelle e adesso dice addirittura che lo adora? Magari si è fatto di qualche droga a colazione e non l'ho visto. La frizione tra i due sessi inizia a farmi cedere e quando sto per emettere un gemito di piacere, lui si ferma. Ho come una voglia matta di picchiarlo, per questo. «Eren, facciamo un patto» dice con voce roca; anche lui sta per scoppiare, è molto evidente. «Voglio affidarti un piccolo lavoro: se accetti, io smetterò di tenerti rinchiuso in cella, a patto che tu stia con Arlert quando io non posso tenerti d'occhio» mentre parla, mi accarezza dolcemente la coscia, come per invogliarmi ad accettare. «Mentre se preferisci non fare nulla, sappi che non solo resterai chiuso qui, ma vedrò di scoparti con più violenza da ora in poi» ora ha un tono più minaccioso e da lì capisco che sono praticamente obbligato ad accettare. Non posso permettermi di subire ancora.

Mi guarda in attesa di una risposta. «Di che lavoro si tratta?» chiedo per sicurezza, prima di dire sì. Accetto tutto fuorché farmi violentare da qualcun altro o farmi torturare; nemmeno per sogno voglio essere toccato da quei mostri con la divisa azzurra.

Levi fa un sorriso tirato, come se si stesse trattenendo dall'urlarmi contro. Forse non vuole che faccia il curioso? Secondo lui, dovrei accettare prima di sapere che tipo di lavoro vuole affidarmi? Stupido nano del cazzo, parla. «Vedi, una volta lasciavo che fosse Gunther a portare la droga in carcere, ma poi è successo quello che è successo» intuisco quello che vuole chiedermi ed inizio a sudare freddo. «Più tardi verrà un'amica di mia sorella. Basterà chiedere una stanza con la scusa che siete fidanzati e non vedete l'ora di giocare tra le lenzuola ed è fatta» ora è passato a massaggiare la mia mezza erezione, facendomi ansimare. «Sono sicuro che ti divertirai. Il resto te lo mostrerà Leonhart» conclude, afferrandomi da sotto le cosce.

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