9- ALLE DOCCE

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Assurdo che sia già passata una settimana ed io sono ancora vivo. Stento quasi a crederci. Pensavo che uno come me non avrebbe mai potuto sopportare nemmeno tre giorni in prigione e invece eccomi qui, senza più lividi sulla pelle e con ancora le ossa intatte.

Sono sei giorni che dormo in cella con Ackerman e lui, dopo la prima notte, non mi ha più calcolato se non durante i pasti, anche se restava molto loquace. Sembra distante e ho saputo, per caso- anzi no, sarò sincero, ho origliato una conversazione tra lui e il cavallo dove si stava decidendo se togliermi dal gruppo o se farmi trasferire in un altro carcere. Non credo abbiano tutto questo potere, a dirla tutta, sta di fatto che mi sono sentito indesiderato.

Per questo per due giorni ho deciso di restarmene in cella, saltando per mio malgrado l'ora d'aria. Armin cercò di farmi ragionare, dicendomi che avrebbe dato un pugno al corvino se necessario e alla fine ci riuscì, anche se con davvero tanta difficoltà. Sono famoso per essere una gran testa calda. In compenso, però, non ho neanch'io cercato di scambiare qualche parola con Ackerman, ignorandolo completamente.

Fino ad oggi, però.

È appena finita l'ora d'aria ed io mi ritrovo sudato fradicio dopo una partita frenetica a pallacanestro con Armin, l'idiota e un tizio, che ho scoperto essere molto simpatico, il cui nome è Connie. Fa parte della banda di Jean e onestamente mi è quasi sempre passato inosservato.

Mi sento stanco e non vedo l'ora di fare la mia prima doccia. Si, lo so, non lavarsi per una settimana è stato un incubo anche per me ma diciamo che "non ero pronto" a denudarmi davanti a tutti questi detenuti, però preferirei morire piuttosto di non lavarmi per altri tredici anni.

Vado nella mia cella e prendo l'asciugamano insieme al sapone e allo shampoo comprati allo spaccio. Mi faccio coraggio e mi dirigo verso i bagni. Intanto, incontro Armin, il quale sembra aver avuto la mia stessa idea.

«Andiamo insieme?» mi chiede ed io annuisco, incamminandomi con lui. Non sembra esserci tanta gente. Anzi, ci saranno si e no poco meno di una decina di detenuti. E cazzo, sono tutti nudi. La cosa mi mette stranamente a disagio e non dovrebbe dato il mio passato da nuotatore: ho visto più peni io negli spogliatoi in due anni di qualunque altra persona, però da una parte mi sentivo anche fortunato.

Vado verso gli attaccapanni e ci appendo la divisa. Ho un estremo senso di disagio a differenza del mio amico, che ormai, essendo abituato, si denuda in un solo minuto. Mentre va verso una delle docce, sono tanti quelli che lo fissano. Ammetto che ha davvero un bel fisico asciutto e il suo modo di camminare è davvero attraente. È normale per lui beccarsi tante occhiate.

Alla fine decido di levarmi anche le mutande, appendendole insieme al resto. Mi copro l'intimità e mi incammino verso la doccia libera accanto a quella del biondo, il quale mi squadra per poi farmi un fischio.

«Wow amico. Sei davvero sexy. Ora capisco perché Ackerman ti ha addocchiato» dice, facendomi l'occhiolino. Scoppio a ridere e gli do un pugnetto sulla spalla, aprendo il getto e venendo investito da una cascata di acqua calda. Onestamente mi sarei aspettato che fosse fredda o almeno tiepida, invece ammetto di essere rimasto colpito. Sospiro soddisfatto e lascio che le goccioline percorrino tutto il mio corpo. Chiuso gli occhi e mi godo questo tepore.

Ho sempre odiato fare la doccia con le ciabatte. Sono di una completa scomodità e poi odio il rumore che fanno quando mi sposto. Sembra quello di un'oca strozzata.

Intanto bagno i miei capelli, accarezzando le ciocche castane e spostandole dalla mia fronte, per poi insaponarle come tutto il resto del mio corpo. Strofino per bene, cercando di togliermi tutto lo schifo che ho in corpo: sudore e terra. Che bella la sensazione e l'odore del pulito.

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