Capitolo 19

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"Buon pomeriggio signore, sono Kyung-Mi, vengo dal castello, potrei parlare con il commissario in privato, per favore?" disse la ragazza entrando e presentandosi. Il maggiordomo la guardò un attimo incuriosito, prima di rispondere.
"Certo, aspetti qui per favore. I signori sono con lei?" chiese notando i cinque uomini che l'acconpagnavano.
"Sì, signore." rispose Kyung-Mi.
"Bene, vado a chiamare subito il commissario." disse il signor Wu e si allontanò.
"Secondo me quel vecchio ci odia." disse Dong-yul.
"Ma che dici! Il signor Wu non vi odia!" esclamò Kyung-Mi.
"Beh, non puoi dargli torto, hai notato come ci ha guardati?" chiese Ha-joon.
"Non puoi fargliene una colpa in fondo. La signora Lee mi ha detto che quando Heinz ha sparato alla signorina Egea, il signor Wu l'ha soccorsa subito, ma non si perdona per non essersi accorto della finestra manomessa." gli rispose Kyung-Mi.
In quel momento tornò il maggiordomo, seguito da Iroshi e dal tenente Kurosawa.
"Buonasera commissario." disse Byron vedendolo.
"Questa sì che è bella! Che ci fate voi cinque qui? Non sarete mica evasi?" chiese sorpreso nel vederli.
"No, commissario. Quando in prigione si è sparsa la voce dell'evasione di Heinz, abbiamo supplicato il direttore di trovare il modo per farci venire qui." rispose Byron.
"Sua figlia ci ha dato la possibilità di cambiare le nostre vite in meglio e il minimo che possiamo fare per sdebitarci con lei è proteggerla da quell'essere." disse Ha-joon.
"Il direttore alla fine ha accolto le nostre richieste e dopo aver parlato al telefono con il sindaco e con il comandante Wuang, ci ha fatti scortare fino a qui." disse Dong-yul.
"E come pensate di proteggerla, non avete nemmeno un'arma." osservò Kurosawa.
"Abbiamo le nostre mani e i nostri piedi, siamo tutti cinture nere di kung fu, anche se abbiamo promesso al sindaco di non usarlo." disse Baek-Hyeon.
"E come pensate di passare inosservati?" chiese Kurosawa.
"Che domande! Ci spacceremo per facchini, questo ci darà modo di controllare tutti senza destare sospetti." rispose Chug-Ho con un ghigno.
"Facchini? E che farete esattamente?" chiese Iroshi incuriosito.
"Aiuteranno me, signor commissario." intervenne Kyung-Mi.
"E come?" chiese Iroshi.
"Ho portato gli addobbi floreali per il matrimonio di sua figlia, loro mi aiuteranno a sistemarli lungo tutto il perimetro esterno della recinzione, su ogni colonna metteranno dei vasi in pietra pieni di fiori e sistemeranno anche delle luci colorate per dare al tutto un aspetto più romantico." rispose Kyung-Mi.
"Ma poi gli addobbi si seccheranno, come farai con le luci?" domandò Iroshi.
"Sua figlia ha detto che le vuole far passare lungo le sbarre della recinzione e lasciarle lì anche dopo il matrimonio." disse la giovane.
"Ma quanti addobbi sono?" chiese Kurosawa.
"Francamente non li ho contati, ma sono tantissimi. Ci lavoro da quando, il giorno che la signorina si è sentita male, suo cugino è tornato al castello e ha detto alla signora Lee che la signorina si sarebbe sposata il 15 di questo mese." rispose Kyung-Mi.
"Scherzi?" chiese Iroshi.
"No signore, questo è l'unico modo che ho per ringraziare sua figlia per aver salvato l'azienda di papà e ridato il lavoro a tutti i suoi vecchi dipendenti. Mio padre è stato scagionato da tutte le accuse e rilasciato una settimana fa e si è subito recato in azienda. Ha radunato tutti i dipendenti e ha chiesto loro di mettere in funzione tutti i telai, anche i più antichi, per prepare un regalo speciale per sua figlia come ringraziamento." affermò.
"Ma mia figlia non ha fatto nulla, sei stata tu a raccogliere tutte le prove necessarie per scagionarlo." disse Iroshi.
"Forse, ma se l'azienda è salva è solo per merito di sua figlia e questo per mio padre vuol dire molto." disse Kyung-Mi.
"Papà che succede?" la voce di Egea lo fece voltare.

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Egea li guardava incuriosita.
"Buon pomeriggio signorina." disse Kyung-Mi.
"Buon pomeriggio a te Kyung-Mi, sei riuscita ad arrivare finalmente. Come sta la signora Lee?" disse Egea avvicinandosi.
"Molto meglio, signorina, le manda i suoi saluti." rispose Kyung-Mi.
"Vedo che non sei sola. È un piacere rivedervi." disse Egea sorridendo ai cinque uomini.
"Buon pomeriggio, signorina, siamo qui come aiutanti di Kyung-Mi. Ha preparato degli addobbi così voluminosi e pesanti che le servivano delle braccia più forti per sollevarli." mentì Byron.
"Ah sì? E cosa ha usato? Cemento armato?" domandò Egea divertita.
"No, signorina, solo 200000 tonnellate di fiori." disse Ji-Woo ridendo.
"Ma come farete per tornare a Gwacheon?" chiese Egea.
"Oh, non deve preoccuparsi, il direttore ci ha trovato delle stanze in un hotel poco lontano da qui." disse Ha-joon.
"Un hotel? Non se ne parla proprio! Piuttosto resterete qui con noi! Papà puoi chiamare il comandante Wuang  e avvisarlo per favore?" disse Egea.
"E magari devo chiedergli di avvisare il sindaco e il direttore del carcere?" chiese suo padre.
"Sì, grazie papà. Signor Wu può chiedere a sua moglie di far preparare le stanze per la signorina Ayumi, Kyung-Mi e loro?" disse Egea.
"Certo signorina, non si preoccupi." disse il maggiordomo prima di allontanarsi.
"Ragazza mia, ti vedo un po' pallida, perché non vai a sdraiarti un pochino sul divano del salotto?" le chiese la nonna.
"Tua nonna ha ragione, oggi è stata una giornata molto impegnativa, devi riposare un po'." disse Nam.
"Va bene, volete venire a prendere un thé con noi?" chiese Egea ai nuovi arrivati.
"No grazie, signorina. Noi sei vorremmo cominciare a sistemare gli addobbi, mentre aspettiamo che arrivino mia sorella con le sarte." rispose Kyung-Mi.
"È vero! Deve arrivare anche lei, me ne ero dimenticata!" disse Egea battendosi una mano sulla fronte.
"Tranquilla Egea, chiederò alla signora Wu di far preparare le stanze vuote su al piano dei domestici. Purtroppo non ne abbiamo altre." disse Tae in tono di scusa rivolgendosi a Kyung-Mi.
"Non si preoccupi, andranno benissimo, grazie." rispose Kyung-Mi per tutti.
"Tesoro io devo tornare alla centrale." disse Iroshi.
"Di già?" chiese Egea rattristandosi.
"Sì, ma ti chiamo più tardi per sapere come stai." rispose Iroshi.
"Va bene, ma la signorina Ayumi resta, vero?" chiese Egea.
"Se proprio insisti." disse Iroshi.
"Grazie papà." rispose Egea.
"Devo andare anch'io, signorina." disse Kurosawa salutandola.
"Non affaticarti troppo mi raccomando." le disse Iroshi.
"Tranquillo papà, mi fermo qui qualche giorno, così la tengo d'occhio." intervenne Bobby.
"D'accordo, ci sentiamo più tardi allora." rispose Iroshi, diede un bacio sulla fronte ad Egea e un abbraccio a Bobby e se ne andò seguito da Kurosawa.
"Scusi signorina, ma se non le spiace vorrei andare a casa mia a prendere dei vestiti puliti." disse Ayumi dopo che i colleghi se ne furono andati.
"Mi scusi, le ho chiesto di restare e non ho pensato che aveva bisogno di un cambio d'abiti." disse Egea mortificata.
"Non si preoccupi, cercherò di tornare il prima possibile." disse Ayumi.
"D'accordo, vada pure con calma a casa, ci vediamo quando torna." rispose Egea con un sorriso.

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