"Quando ci alziamo ricordami di darti le chiavi e il telecomando di scorta e, soprattutto, devo darti il codice e inserire le tue impronte digitali nel dispositivo dell'antifurto." gli disse prendendo la propria valigia e dirigendosi con lui verso il cancelletto.
"Antifurto con impronte digitali? Ottima idea!" le disse abbracciandola.
"Grazie amore." rispose Egea.
"Che vuoi fare di bello domani?" chiese Jin.
"Per prima cosa vorrei andare al comune, quando sono venuta qui, dopo la morte del nonno, ho fatto domanda per ristrutturare la casa, aprire una porta di collegamento con il garage e per avere la linea fissa con il modem per internet, ma siccome non vivo qui stabilmente, non mi hanno ancora fatto sapere nulla." rispose Egea.
"Se la stanno prendendo comoda." osservò Jin.
"Anche troppo direi." disse Egea.
"Comunque amore mio, ti faccio presente che è mezzanotte quindi, visto che abbiamo parlato di domani, oggi ti ho tutta per me." le fece notare Jin.
"Signor Kim lei è un gran furbetto." disse Egea guardando l'orologio e sorridendo.
"Grazie signora Kim." le rispose.
"Se mi danno il via libera voglio ristrutturare tutta la casa, a partire dall'impianto idraulico ed elettrico." disse Egea.
"Pensi di affidare i lavori al figlio dei Wu?" domandò Jin.
"Ci stavo pensando, ma non vorrei dargli troppo lavoro. Si sta già occupando della ristrutturazione del castello e degli altri edifici, del mulino, della villa vicino alla nostra, del tessilificio e del palazzo vicino, oltre a far costruire due nuovi magazzini." rispose Egea.
"Anche questo è vero." convenne Jin.
"Bene signor Kim, che ne dice di andare a letto adesso?" gli chiese dopo aver finito di sistemare la spesa.
"Non aspettavo altro. Da che parte mia signora?" le rispose prendendola in braccio.
"Primo piano a sinistra." rispose lei mettendogli le braccia intorno al collo.Il loro arrivo non era passato inosservato. Due giovani agenti di pattuglia li avevano visti e avevano avvisato la centrale, ricevendo l'ordine di sorvegliare la casa.
---------------------
Iroshi era nel suo ufficio con Kurosawa, stavano parlando di quello che era accaduto in quegli ultimi giorni.
"Hai sentito tua figlia?" gli chiese d'un tratto Do-yun.
"Mi ha mandato un messaggio dicendo che stavano visitando delle cittadine lungo il tragitto." rispose.
"Ottimo, almeno si distrarrà un po'." disse Do-yun.
"Lo spero." disse Iroshi sospirando.TOC! TOC!
"Avanti!" disse Kurosawa.
"Chiedo scusa commissario, c'è un signore che chiede di parlare con lei." disse un'agente entrando.
"Un signore?" chiese Do-yun.
"Sì tenente." disse l'agente.
"E ha un nome questo signore?" chiese Iroshi.
"Ha detto di essere il signor Park." rispose l'agente.
"Tuo nipote? E che vorrà ora quel ragazzo?" gli chiese Do-yun.
"Veramente tenente non è un ragazzo, è un uomo anziano." disse l'agente.
"Un uomo anziano? Fallo passare." disse Iroshi.
"Subito commissario." rispose l'agente uscendo.
"Sai chi è?" gli chiese Do-yun.
"Il padre di Eui." rispose Iroshi freddamente, chiedendosi cosa volesse da lui quell'uomo. Da quando si erano reincontrati al castello, aveva cercato in tutti i modi di evitarlo, non voleva avere a che fare con suo suocero, anche se in qualche occasione ne aveva sopportato la presenza per non far rattristare sua figlia.
"Buonasera Iroshi." disse Min-ho entrando.
"Min-ho, prego accomodati." disse Iroshi.
"Commissario io vado in ospedale e poi a casa, ci vediamo domani." disse Kurosawa alzandosi e uscendo ignorando volutamente lo sguardo assassino del suo superiore e amico. I due uomini rimasero in silenzio per un attimo.
"A cosa debbo questa tua visita ad un'ora così tarda?" chiese Iroshi, erano le 23.30.
"Ho saputo solo oggi da Jimin che quel delinquente è morto venerdì, dopo aver cercato di far del male alla piccola. È vero?" disse Min-ho.
"Sì, è stato ucciso da una ragazza che lavorava lì." rispose Iroshi.
"Perché non sono stato avvisato subito?" domandò Min-ho.
"Egea non si è sentita bene e nessuno ci ha pensato, credo." rispose Iroshi con tono stanco.
"Come è riuscito ad eludere la sorveglianza?" domandò Park.
"Sospettiamo che sia passato dalla finestra di una casupola vicino ad un vecchio cancello di servizio, ma non ne avremo la certezza fino a quando non avremo rilevato tutte le prove necessarie." rispose Iroshi.
"E quanto ci vorrà? Perché ci state mettendo così tanto?" chiese Min-ho.
"Ti faccio presente che mia figlia ieri si è sposata, non potevo invadere la villa con migliaia di agenti, quelli presenti hanno fatto del loro meglio per raccogliere le prove senza infastidire gli ospiti." disse Iroshi cercando di mantenere la calma.
"Ti ricordo che è anche mia nipote, ho il diritto di essere informato sui pericoli che corre. Hai idea di quanti anni ho passato a cercarla, sperando di riuscire a trovarla prima che le capitasse qualcosa di male? Credi che sia stato bello ritrovarla in fin di vita in un letto d'ospedale?" disse Min-ho alzando leggermente la voce.
"Se sei venuto qui con l'intenzione di discutere puoi anche andartene subito." disse Iroshi con tono freddo.
"Sei tu che vuoi discutere, non io. Puoi anche continuare ad odiarmi se vuoi, ma questo non cambierà ciò che è stato e non la riporterà in vita. Eui non c'è più, non sei l'unico a soffrire per la sua scomparsa. Ma non puoi incolparmi di averle chiesto di tornare a far visita alla madre malata, né puoi darmi la colpa per l'incidente!" esclamò Min-ho.
"Non ti sto incolpando di nulla!" disse Iroshi.
"Ne sei sicuro? Non fai che evitarmi e a malapena sopporti la mia presenza davanti ad Egea. Tua figlia non è stupida, sa bene che mi odi, anche se non lo dici apertamente. Questa nostra guerra silenziosa non fa altro che farla soffrire!" disse Min-ho.
Iroshi non disse nulla, sapeva che quello che suo suocero gli aveva detto era vero. La loro guerra silenziosa stava ferendo sua figlia. Stava per rispondere quando gli arrivò un messaggio.
"È di Jin, sono arrivati a Danyang e stanno bene." disse al suocero.
"Sono arrivati così tardi?" chiese Min-ho.
"Jin ha allungato il tragitto per far distrarre Egea." rispose Iroshi.
"Capisco." disse Min-ho con tono piatto.
"Min-ho, qualcuno ieri è entrato nella villetta di Egea." disse Iroshi dopo averci pensato un po'.
"Come qualcuno? Per fare cosa?" chiese Park allarmato.
"Per rapirla, ma hanno trovato una mia agente, che ora è ricoverata in ospedale perché le è stata fatta respirare una forte dose di narcotico." rispose Iroshi.
"Che pensi di fare ora?" chiese Min-ho.
"Ho contattato la polizia di Danyang chiedendo di tenere sotto sorveglianza la casa di mio padre e di proteggerli senza dare troppo nell'occhio." disse Iroshi.
"Hai paura che possano tentare ancora di rapirla?" domandò Park.
"Sinceramente non lo so, ma se Egea scopre che la sto facendo proteggere, mi accuserà di averle rovinato la luna di miele." disse Iroshi massaggiandosi il mento.
"Lo credo anch'io, ma è meglio essere prudenti. Ora vado o mia moglie mi darà per disperso." disse Min-ho alzandosi.
"Buonanotte Min-ho." disse Iroshi salutandolo.
"Buonanotte Iroshi, ti consiglio di andare a casa a dormire un po'. Ah! Prima che mi dimentico. Mia moglie mi ha chiesto di dirti che vorrebbe che venissi a cena a casa nostra una di queste sere. Le ho detto che difficilmente avresti accettato, ma ha insistito affinché te lo chiedessi." disse Min-ho.
"Dille che ci penserò." rispose Iroshi.
"Va bene." rispose Min-ho e andò via.
"Come è andata?" chiese Kurosawa comparendo sulla porta.
"Non eri andato via tu?" gli chiese Iroshi sorpreso.
"No, ho fatto solo finta. Voi due dovevate parlare da soli e chiarirvi." rispose Kurosawa.
"Grazie ma te lo potevi risparmiare. Non ho nulla da chiarire con lui." disse Iroshi.
"Amico mio, seppellisci l'ascia di guerra. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo per i tuoi figli. Soprattutto per Egea, che ha ritrovato la sua famiglia da pochi mesi. Non darle altri dispiaceri, ha già sofferto troppo." gli fece notare Kurosawa.
"Mi fai la paternale adesso?" domandò Iroshi.
"La farei a mio figlio, ma lavora a Danyang. Mmhhh.. Potrei usare tua figlia come scusa per andare a trovarlo." rispose Kurosawa.
"Se vuoi andare a trovarlo, vacci e basta. Ma non usare mia figlia." disse Iroshi.
"Uffa quanto sei acido stasera! Su forza muoviti, ti scorto fino a casa." disse Do-yun.
"Non ho bisogno della scorta." disse Iroshi.
"Lo so, ma ti ricordo che abitiamo nello stesso quartiere." disse Do-yun ridendo, poi scappò via prima che Iroshi potesse dirgli qualcosa.
STAI LEGGENDO
Un amore venuto da Ovest
Fiksi PenggemarEgea è una ragazza di 22 anni, nata e cresciuta in Grecia con il nonno paterno, noto apicoltore e produttore di miele. Un giorno l'uomo decide di riportarla in Corea, ma poco dopo il loro arrivo lui muore e la ragazza si ritrova sola. Pur potendo vi...