Capitolo 15

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Iroshi uscì dal bagno con un asciugamano legato intorno alla vita e si diresse verso il letto. La signora Lee gli aveva preparato una camera nell'ala ovest, al secondo piano, proprio sopra quella della figlia. Mentre si metteva un pigiama procuratogli dal signor Lee ripensava a quello che era successo in quegli ultimi mesi e soprattutto in quegli ultimi giorni. Si odiava per non essere riuscito a ricordarsi prima dei suoi figli, sapeva che loro non lo odiavano per questo, ma lui si sentiva ugualmente in colpa. Ora doveva abituarsi all'idea di essere il padre di "Bobby" degli Ikon e di una miliardaria, e di essere zio e quasi suocero di due bts. Già, perché la sua bambina era cresciuta ed ora era fidanzata con un ragazzo che l'amava profondamente. I suoi ricordi tornarono alla prima volta che l'aveva vista, quella notte di dicembre in cui Einz le aveva sparato, distesa e priva di sensi sulla barella mentre veniva portata con urgenza in ospedale. Si chiese come sarebbe stata la vita dei suoi figli se lui non avesse perso la memoria "Quasi sicuramente diversa" si rispose. Ripensò a quando parlando con loro, Egea aveva detto che l'eredità del nonno spettava a lui, in quanto suo figlio e che era pronta a firmare i documenti per passargliela. Iroshi le aveva risposto che non la voleva, perché non aveva alcuna idea di come usarla. Egea aveva ribattuto che allora l'avrebbe divisa equamente con loro, ma lui e Bobby le avevano risposto che avevano un lavoro e che non ne avevano bisogno. Egea c'era rimasta male e lui le aveva detto che non doveva sentirsi in colpa perché il nonno le aveva lasciato una fortuna, a lui andava bene così in quanto lei avrebbe saputo come utilizzarla al meglio. Ma alzandosi per tornare dai suoi amici, sua figlia gli aveva detto che comunque aveva già deciso che avrebbe dato loro una parte dei soldi e che non intendeva sentirsi dire di no. Lui e Bobby si erano dovuti arrendere, era troppo testarda.

Quando poco prima era entrato nella loro camera, aveva avuto la tentazione di chiedere a Jin di andare a dormire in un'altra stanza, ma si era subito reso conto che non sarebbe stato giusto. Quando era con Jin sua figlia era felice e lui non aveva avuto il coraggio di separarli.
"L'ho lasciata che era una bambina e l'ho ritrovata che è una donna, prossima al matrimonio." pensò tristemente. Ma sapere che Jin avrebbe fatto di tutto per renderla felice, gli aveva dato un po' di conforto. Mentre si addormentava, Iroshi si chiese cosa avrebbe dovuto farci con tutti quei soldi, in fondo lui aveva già qualcosa di più prezioso, aveva di nuovo i suoi figli.

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Era passato quasi un mese da quando erano arrivati al castello. I nonni, gli zii e il cugino avevano dovuto far ritorno a Seoul per questioni di lavoro e lo stesso suo padre, che aveva raggiunto Kurosawa il lunedì mattina successivo all'arresto di Heinz, ma la chiamava ogni giorno per sapere come andavano i lavori di ristrutturazione. Gli Stray Kids, i Bts e gli Ikon erano stati contattati dalle loro rispettive agenzie per sapere dove fossero finiti e quando lo avevano saputo avevano chiesto insistentemente di poter venire al castello a fare riprese e servizi fotografici. Egea inizialmente era stata un po' titubante, ma alla fine aveva accettato, non tanto perché le agenzie erano pronte a pagare cifre astronomiche, ma per gratitudine nei confronti dei ragazzi che avevano messo da parte i loro impegni di lavoro per starle vicino. Per due settimane si era ritrovata circondata da parrucchieri, truccatrici, sarte e operai di ogni tipo. I presidenti della JYP e della YG le avevano fatto i complimenti per come stava ristrutturando il castello e le avevano offerto di andare a lavorare con loro, ma Jin era intervenuto dicendo che la sua fidanzata lavorava già per la Bighit e che non le avrebbe permesso di lavorare lontana da lui. Quando lei gli aveva chiesto di finirla di essere così geloso, lui le aveva risposto di no. I due presidenti erano scoppiati a ridere, anche se un po' dispiaciuti.
Ora al castello erano rimasti solo i bts, con buona pace del loro Big boss, che aveva ceduto solo quando Egea gli aveva assicurato che sarebbero rientrati a Seoul entro due settimane.

Era una tiepida mattina di metà aprile, Nam e Jin stavano chiacchierando tra loro, poggiati ad un muretto, mentre gli altri giocavano poco distante con Chesa, Kiba e Yeontan. Egea era su una terrazza poco più in basso con Kyung-Mi, stavano parlando di giardinaggio e dei vari metodi di coltivazione esistenti.
"Sai Nam, anche se non lo ammetterà mai, credo che le manchi il suo lavoro di giardiniera." disse Jin.
"Lo credo anch'io, infatti volevo proporti di acquistare la casa vicino a quella di Egea, ha un piccolo negozio annesso sul davanti ed un terreno leggermente più grande. Almeno potrà continuare a fare quello che ama, anche se come passatempo." gli rispose.
"Ci avevo pensato, ma ho paura che se le compro un'altra casa si arrabbierà. E vorrei evitarlo, visto che in queste ultime settimane mi è sembrata più affaticata del solito." osservò Jin.
"Sì lo avevo notato. Stare dietro alla ristrutturazione è pesante e credo che forse abbiamo esagerato un po', invadendo l'isola per due settimane con tutti gli addetti ai lavori di tre agenzie diverse." disse Nam.
"Già, lo penso anch'io. Comunque quando domenica saremo tornati a Seoul proverò a parlargliene, chissà che non riesca a convincerla." concordò Jin. I due giovani continuarono a guardarla e ripensarono a quella piovosa domenica mattina di un mese prima, quando l'avevano accompagnata alla prigione.

Un amore venuto da OvestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora