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"Dove andiamo?" chiedo guardandolo.

"Nessun posto straordinario, possiamo tranquillamente andarci a piedi."

"Stiamo andando al parco?" chiedo pensando di essere arrivata alla soluzione ma Jimin scuote il capo con un piccolo sorriso "Tanto non indovini smettila di tirare a caso."
Sbuffo continuando poi a seguirlo nelle strade affollate di Seul piena di negozi straripanti di persone e piena di luci che illuminano le vie quasi buie della città. Arriviamo al parco e sono sempre più convinta di aver indovinato prima ma non voleva darmela vinta però mi ricredo quando svolta in una piccola stradina allontanandoci da quel posto, aggrotto le sopracciglia non riuscendo a capire dove mi stia portando e un'espressione confusa si presenta sul mio viso quando apre una porta dei tanti palazzi che si trovano in quella stradina, spalanca il portone d'entrata e mi fa un occhiolino invitandomi ad entrare per poi cominciare a salire le scale, il palazzo non è per nulla messo bene, neanche lontanamente. Ci sono crepe nella parete e le scale mi mettono un'ansia assurda siccome hanno tutta l'aria di poter cadere da un momento ad un altro. Sui vari piani ci sono degli appartamenti altrettanto messi male e alcuni non hanno neanche le porte oppure sono rotte con enormi buchi al centro. Continuo a seguire Jimin fino all'ultimo piano di questo palazzo malandato arrivando poi ad una terrazza davvero enorme adornata di luci, piantine e qualche sedia su cui sedersi. Jimin si poggia alla ringhiera con i gomiti invitandomi ad avvicinarmi a lui "Adesso hai la tua risposta."

"Cosa?" domando non capendo accostandomi a lui.

"Mi chiedi sempre dove vado quando salto le ore." risponde guardando il cielo pieno di sfumature arancioni e gialle "Vengo qui, mi rilassa. Come a te rilassa guardare le stelle a me rilassa guardare Seul da quassù." 

Osservo meglio la città che si distende sotto di me illuminata dai fiochi raggi solari che stanno scomparendo e forse riesco a capire perchè gli piace così tanto stare qui, ti senti isolato da tutto e tutti e a volte se ne ha il bisogno. Mi guardo attorno notando poi una piccola radio appoggiata in un angolo della terrazza, mi ci avvicino premendo il pulsante e una melodia classica risuona nell'aria "Vieni qui anche per ballare?" chiedo girandomi verso di lui.

"A volte si." annuisce e mi soffermo ad osservare il suo viso rivolto verso la città illuminata, ha gli occhi leggermente socchiusi a causa del leggero vento che tira e i capelli si muovono in concordanza delle scosse del vento. Mi avvicino a lui rifugiandomi sotto il suo braccio come fosse un'ala protettiva e chiudo leggermente gli occhi "Come mai siamo qui?"

"Siamo stati insieme sotto un certo senso ma io non so nulla nello specifico di me e tu non sai nulla di me perciò ho pensato che fosse opportuno mostrarti come passo il maggior tempo delle mie giornate

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"Siamo stati insieme sotto un certo senso ma io non so nulla nello specifico di me e tu non sai nulla di me perciò ho pensato che fosse opportuno mostrarti come passo il maggior tempo delle mie giornate." risponde stringendo il braccio attorno le mie spalle.

"Capito, avrai tante cose da scoprire allora." ridacchio.

"Ovvero? Che in realtà non sei fredda e antipatica ma un'orsacchiotto di peluche?" ridacchia vedendo poi la mia espressione imbronciata "Non sono un'orsacchiotto di peluche."

𝕚𝕥 𝕨𝕒𝕤 𝕒𝕝𝕝 𝕒 𝕔𝕠𝕚𝕟𝕔𝕚𝕕𝕖𝕟𝕔𝕖•𝑝𝑗𝑚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora