7: La calma dopo la tempesta

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Le ragazze prepararono un piatto caldo, quando glielo porsero le mani di Polina tremarono così forte che per poco non le cadde tutta la zuppa, mangiò con molta calma, non ricordava da quanto tempo avesse assaggiato una zuppa così prelibata.
Con gli occhi scrutò l'intera stanza, era molto ampia, rimase stupita dalle numerose decorazioni che la abbellivano, fece finta di niente quando una delle domestiche le accarezzò la schiena (delle carezze che gli erano mancate fin dalla nascita).

Stava ancora mangiando quando la porta sbatté con immane violenza, Polina si mise una mano sul petto e sentì il suo cuore battere all'impazzata, dall'uscio entrò un uomo burbero, con una foltissima barba bionda con delle sfumature rosse, emanava un odore di vodka così forte che poteva far vomitare anche i cadaveri, "Signore, come è stata la vostra camminata?" Chiese una delle ragazze con un filo di voce, si leggeva solo terrore negli occhi di quelle povere donne.

L'uomo fece un cenno con la testa, si tolse il cappotto e lo gettò ai suoi piedi, gli parlarono di Polina e di come l'avessero trovata in mezzo alla neve, sembrava che stesse in un altro mondo, non fece nemmeno tre passi che cadde a terra, per vomitare litri di alcol su tutto il pavimento.
Ma chi era costui chiese sottovoce, e Marija (una delle serve) gli disse che era il proprietario della casa oltre a essere uno degli uomini più ricchi della città, più che un ricco possidente sembrava un povero ubriacone pensò la ragazza.
Quella notte non prese sonno, incapace di smettere di pensare a quel burbero che gli si era presentato davanti, senza nemmeno degnarsi di chiederle il nome.

I giorni passarono e Polina per non farsi cacciare fuori da casa accettò "l'invito" a far parte della servitù, ella osservò con attenzione il comportamento di Aleksander, la mattina si svegliava verso mezzogiorno, usciva di casa per poi ritornare ubriaco verso le sei del pomeriggio mentre la sera usciva di nuovo a bere o si gettava sulla poltrona davanti al camino.
Curiosa ma anche indispettita dal comportamento rude di Saša, intavolò una chiacchierata con Tatiana (la più giovane di tutte, avrebbe fatto quattordici anni a fine mese) parlando del più e del meno si fece dire cosa affliggesse quel povero disgraziato "gli son morti i genitori, per questo beve, trova conforto nell'alcol" le disse con molta preoccupazione, sperando che egli non avesse ascoltato.

Se prima provava un pò di disprezzo e rabbia verso di lui ora ne aveva tanta compassione.
Più volte gli andò vicino per sistemargli la coperta o aiutarlo nelle piccole cose (visto che l'alcol gli impediva anche di camminare in maniera decente) col passare dei mesi incominciò ad amarlo, non sapeva nemmeno lei il perché di questo innaturale affetto nei suoi confronti, ma nel suo cuore aveva il desiderio di stargli vicino.

Il culmine venne quando una notte, Aleksander s'alzò dal letto per bere, trovando tutte le bottiglie vuote cadde preda di una grande tristezza tornò nella sua camera, si mise appoggiato al muro e pianse tirò fuori tutto il suo dolore, le sue frustrazioni che gli stavano distruggendo l'anima.
Polina sentì quel pianto, l'ennesimo pianto da quando abitava in quella casa, fino a ora aveva sempre messo la testa sotto il cuscino sperando che le urla fossero finite presto ma questa volta si alzò e andò in quella stanza.

Aprendo la porta, vide lo stato pietoso in qui stava l'uomo, accovacciato in maniera fetale, le lacrime avevano inzuppato tutto il suo pigiama con delicatezza lo abbracciò, sentito quel calore, l'uomo prese nuovo vigore nel piangere, ebbe indietro quel calore che gli era stato strappato via con ferocia, Polina gli baciò prima i capelli per poi scendere sempre più giù fino a dargli un bacio sulle labbra, ove mise tutta la sua passione.
Dalla tristezza Saša passò a una grande felicità, in preda alla passione entrambi si svestirono per aver un rapporto pelle contro pelle su quel letto che fino allo scorso giorno aveva udito solo tristezza e pianto.

Due mesi dopo Polina riuscì a farlo smettere di bere, egli ritrovò nuove forze, finalmente la sua tempesta si era conclusa, la sua quiete era rappresentata dal sorriso di quella fanciulla, che riuscì a risvegliarlo dal torpore che lo aveva assalito.
Dopo una inaspettata cena a lume di candela i due si misero davanti al camino, la ragazza stava leggendo un libro quando Saša gli bendò gli occhi, sorrise pensando a ciò che gli avesse regalato (negli ultimi periodi, Saša aveva incominciato a risparmiare denaro per comprare dei piccoli regali alla sua amata).
Aprì le narici pensando di star per annusare dei fiori tuttavia sentì tra le dita un qualcosa di metallo, "da quando i fiori vengono messi nei recipienti di metallo?" Pensò, ma quindo gli tolse la benda non seppe cosa dire, era un anello d'oro con incisi i loro nomi sopra, si voltò verso di lui con aria stupefatta, "vuoi sposarmi?".

Furono le uniche parole di Aleksander.
Polina non disse una parola la sua risposta sarebbe stata di tutt'altra natura, i due si baciarono per tutta la serata per poi concludere con un atto carnale la loro unione.
Tra la veglia e il sonno, Polina disse nel suo orecchio "ti amo", passò qualche secondo finché anche Saša non disse "ora siamo una sola fiamma".

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