42: Il piano

18 4 0
                                        

La sera precedente....

Stavo preparando il vestito da dover indossare al matrimonio, lo avevo steso con cura sul letto è lo osservai "cosa potrei indossare sotto di esso?". L'abito era un "camuffamento" per mimetizzarmi tra la folla per non dare sospetti, una volta venuta sera con una scusa ne avrei approfittato per prendere Sveta farle cambiare abito in uno più adatto al viaggio che avevo escogitato con tanta pazienza.

Avevo con me tre passaporti, per me, mia sorella e Alyosha, Alexey si dovrà far trovare con una carrozza fuori alla tenuta e lanciarci una fune nella zona del giardino giacché quella zona era totalmente priva d'illuminazione quindi perfetta per una fuga, servirà tutto il denaro che potrà racimolare (per poter corrompere le eventuali guardie ai posti che di blocco che presumibilmente faranno mettere nelle aree vicine) da li sarebbero arrivati a Odessa ove si una nave li avrebbe portati a Napoli, lontano da questo posto dimenticato da Dio, ho promesso a Svetlana che avrei impedito che di sposarsi contro la sua volontà e intendo mantenerla a tutti i costi.

Preparai una singola valigia in cui vi riposi un cambio d'indumenti per me e Sveta, una bottiglia d'acqua e alcune pagnotte messe accuratamente dentro a un sacchetto, nascosi tutto sotto il letto mettendoci sopra una coperta nella speranza che nessuno lo vedesse, per non dare nell'occhio mi comportai come mio solito, scesi per fare colazione ma in cucina trovai mia madre che chiacchierava con due gendarmi, fui sorpreso ma non lo diedi a vedere

"Madre, cosa ci fanno costoro nella nostra abitazione?"

"Serviranno a mantenere l'ordine e occuparsi di eventuali ficcanaso"

"Madre, questo è un matrimonio non un raduno di politici, chi mai dovrebbe intromettersi tra di noi"

"Non saprei, forse delle persone che hanno deciso di rovinare questo giorno, una persona che stranamente ha le tue stesse idee e fattezze a te medesime"

"Madre voi siete pazza, come potete dire queste cose, vi dovete solo vergognare" (tutto ciò che disse la "bastarda" era più che vero, ma Pavel doveva portare a fine la sua commedia)

"Guardie, potreste gentilmente portare fuori mio figlio, fate in modo che non torni a casa fino all'indomani"

Le guardie fecero un cenno con la testa e preso Pasha per le braccia, Polina sentendosi un pò in "colpa" prese un sacchetto pieno di monete e lo pose nella mano del ragazzo
"Figlio mio, con questi potrai sopravvivere fino a quando non tornerai, e poi decideremo del tuo futuro" (ovvero Polina aveva in mente di spedire il sangue del proprio sangue il più lontano possibile da lei e dalla sorella così da non poter creare più nessun disturbo).

Venne gettato come un rifiuto in mezzo alla via, spolveratosi la giacca si avviò in città per trovare Alyosha, il piano doveva essere totalmente rifatto, lo cercò in tutte le taverne, ristoranti, in ogni luogo eppure ne ve n'era più traccia, come se si fosse volatizzato nel nulla, Pasha temette che i gendarmi lo avessero arrestato o minacciato, corse presso la sua casa, qui i suoi genitori oltre a essere ignari del piano di fuggire dissero che il ragazzo era uscito stamane e non era ancora ritornato, ora c'era un solo in cui Alexey potrebbe essere andato, dalla sorella.

"Stolto" e "deficiente" furon gli epiteti che Pasha gli diede, dovevano collaborare insieme per avere qualche possibilità, il problema si presentò quando Alyosha diede ascolto alle proprie emozioni e non all'intelletto, arrivato presso il cancello lo trovò mezzo morto a terra, a stento di rialzò dal terreno per dirigersi verso le guardie ,"Questo è pazzo" esclamò Pasha.
Gli andò incontro dicendogli

"Lascia stare, ho un'idea migliore"

"È quale sarebbe?"

"Dovei seguire il piano e non fare di testa tua"

"Evita di dar fiato alla bocca, dobbiamo agire subito"

"Sei un morto che cammina, ti debbo prima guarire le ferite e poi passeremo al piano"

Sul lato occidentale della tenuta, c'era un muro di due metri, dove Pasha tolse alcune pietre per poi strusciare dall'altro lato (è una "scappatoia" che usava fin da quando era piccolo per sfuggire ogni tanto al lavoro nei campi) i due si rifugiarono nel capanno degli attrezzi, che non veniva usato da alcuni anni per via del tetto alquanto pericolante

"Rimani qui, vado a prendere qualcosa per fasciarti il naso"

"Devo avvertire Sveta che siamo qui"

"Non dire idiozie, non puoi né camminare, andrò io a riferirle tutto"

"Va bene, ma stai attento"

"Lo sono sempre"

Pasha attese che tutti si fossero radunati innanzi al giardino per la celebrazione, entrò di nascosto in casa, prese tutto il necessario ma non seppe rinunziare all'idea di vedere sua sorella in abito nuziale, dal secondo piano osservò quella meravigliosa creatura "è bellissima" disse a se stesso mentre asciugava una lacrima, "giuro che ti porterò via da questo inferno".

Tornato al capanno cercò di rattoppare il ragazzo, gli raddrizzò il naso e lo fasciò con cura, più volte dovette zittirlo per via delle urla di dolore, vennero miracolati anche questa volta.
Rimasero li dentro fino al tramonto, uscendo da lì si accovacciarono e Pasha disse

"Ora devi ascoltarmi attentamente, non lo ripeterò un'altra volta, struscia per terra fino al muro da li vai verso la zona del giardino, la riconoscerai dagli alberi che sporgono sul muro, troverai un cero Artyom con la carrozza, è l'uomo che ho ingaggiato per la fuga, aspetta fin quando non sentirai alcuni fischi di conseguenza dovrai lanciarmi le funi che ti darà l'uomo e una volta fuori fuggiremò senza mai farmaci a Odessa, ho pagato già i biglietti per la nave su cui saliremo, ora vai"

"Cosa dovrò dire ad Artyom per farmi riconoscere?"

"Non c'è ne sarà bisogno, già sa di te"

Mentre Alexey fuggiva attraverso la feritoia nel muro, Pavel andò ad avvisare sua sorella, quando le parlò gli riferì di farsi trovare nel giardino per l'ora stabilita se bramava ancora la libertà, la risposta fu ovviamente "meglio morire nel tentativo che rimpiangere questo momento per tutta la vita".

La giovane Svetlana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora