20: Un tè amaro

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"Prego siediti qui con noi"

"Avanti non esser timida, avvicinati non ti morderemo"

Disse Zoya Radikovna Vetrogradova con un sorrisetto che dire ipocrita sarebbe un eufemismo, la ragazza si accomodò sul quel piccolo divano in stile vittoriano, l'intera stanza era molto appariscente, v'erano innumerevoli quadri per non parlare degli oggetti preziosi spari un pò dappertutto.

"La loro ricchezza è paragonata alla loro infamia" pensò Svetlana non degnandole nemmeno di uno sguardo, tale era il disprezzo da lei provato nei loro riguardi.

Sveta aveva l'impressione di essere caduta nella ragnatela e a breve sarebbe stata divorata, a suo malgrado con un sorriso forzato fece la conoscenza di quelle tre ragazze.

Zoya era figlia di un noto politico conservatore della città, nata tra i fasti e ricchezze accumulate in maniera illegale dal padre, una ragazzina di diciotto anni che con i suoi modi meschini e burberi ne voleva mostrare almeno il doppio (ahimè non capendo di rendersi solo ridicola), aveva lunghi capelli rossastri, molte lentiggini le macchiano il viso, due occhi color blu oceano gli sorgevano ai lati di quel naso molto curioso (sembrava più una statua romana che un essere umano)

Alla sua destra v'era Nadezhda "Nadya" Antolyovna Melnikova, dal suo aspetto minuto sembrava più una bambina che un adolescente, figlia di un banchiere moscovita anche lei fin dalla più tenera età ebbe modo di scoprire i lussi derivati dal denaro estorto dal suo caro padre, il suo corpo anche se piccolo era ben delineato, una meravigliosa chioma castana le ricopriva la testa fino alle spalle, due piccoli occhietti nocciola si chiudevano e si aprivano ogni pochi secondi, delle guance molto paffute che se soltanto sfiorate arrossivano.

E alla sua sinistra c'era Irina Viačeslavovna Khartinova, che aveva lo sguardo fisso su un piccolo specchio che portava con sé (la madre le aveva fatto troppi complimenti per la sua bellezza fin da piccola e ora ella credeva di essere una creatura "angelica") figlia di un importante proprietario terriero (che sfruttava fino alla morte i servi a lui sottoposti per il suo guadagno personale) dei capelli biondo canarino gli coprivano i suoi lucenti occhi verdi, una ragazza molto slanciata sia nel fisico che nelle emozioni (giravano voci che avesse avuto rapporti sessuali con tutti i commercianti della regione).

"Allora Sveta raccontaci com'è la vita da contadina?"

"È un lavoro per porta via molto tempo"

"Deve essere nauseante allevare i maiali"

"No, non direi, anzi più volte gli do da mangiare"

"Quindi se gli dai del cibo, allora avrai anche delle relazioni con i porci?"

"Ma guardatela, lei stessa è un maiale"

La denigrarono più volte, il loro scopo era di umiliarla, di prendersene gioco, ma Svetlana stette al loro "gioco" insultandole a sua volta.

"Dimmi Zoya quante orgie hai fatto in questa settimana, mi avevano detto più di dieci, ti porgo le mie congratulazioni"

" E tu Nadya da quel vecchio ti sei fatta sbattere stavolta per avere i soldi che tuo padre ti nega?

"Cara Irina, peccato che il tuo specchio non può mostrare la tua anima, se no già si sarebbe frantumato in mille pezzi dal enorme disgusto"

Le tre rimasero basite non si aspettavano tali risposte, il silenzio durò qualche secondo finché Zoya non lo ruppe con una voce così fastidiosa che le orecchie di Svetlana per poco non sanguinario

"Come osi rivolgerti a noi con questi termini, tu che sei figlia di un capraio..."

Non finì di parlare che Sveta fece una piccola corsa fino alla porta per uscire, facendola sbattere con grande forza che per poco non si staccò dal muro ove era posizionata.
Doveva essere una giornata per fare nuove conoscenze ma si trasformò in un incubo infernale.

La giovane Svetlana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora