30: Ricordi passati

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Verso sera si ritirarono a casa, e stranamente era vuota, non vi si trovò traccia di Saša o Paolina

"Dove sono i nostri genitori?"

"Nostra madre starà giocando a carte con le sua amiche, nostro padre è andato in chiesa"

"Da quando egli è divenuto religioso?"

"Non saprei, da quando sei partito ogni dì lo vedo inginocchiarsi innanzi alla porta di casa e dedicare una due preghiere per poi andare a badare ai campi"

Saśa da che Pasha rammentasse era sempre stato avverso alla religione, ogni volta che incontrava un prete suo padre non perdeva occasione per denigrarlo e offenderlo (accattivandosi ovviamente l'intera città).
Sveta mise a scaldare la teiera, quando il tè fu pronto lo verso nella tazza di Pasha

"Dimmi dove sei stato in questo lungo periodo, nelle tue lettere non mi hai enunziato ove tu ti locassi"

"Non lo scritto poiché ero conscio che nostra madre avesse letto le lettere che t'ho inviato"

"Allora dai, raccontami tutto, sono curiosa di sapere quali avventure tu abbia vissuto"

"Non saprei da dove dovrei partire"

"Andiamo raccontami, abbiamo molto tempo prima nostra madre ritorni"

Pasha tra un sorso e l'altro gli raccontò delle sue peripezie tra le strade di San Pietroburgo ( tralasciando la morte d'Iosif e degli orrendi incubi dovuti alla sua triste dipartita).
Gli narrò dei suoi amici e delle corbellerie fanciullesche che hanno lastricato la sue esperienze dalla città della Neva fino alla dolce permanenza seppur scossa da una malattia a Napoli.
Più Pavel parlava più Sveta si accingeva ad avere degli occhi umidi, sconfinato era il suo desiderio di poter vivere delle simili avventure come quella accadutegli al "fratellone"

"Pavel le tue storie mi stanno deliziando, ti prego continua"

"Ma son finite, cos'altro dovrei proferire?" Disse con una piccola risata

"Qualsiasi cosa ti giri per la mente"

Allora gli raccontò alcune barzellette o piccoli aneddoti avvenuti ai suoi amici conosciuti nei suoi viaggi del quale ogni volta che li nominava Svetlana poté vedere una certa malinconia nel volto di Pavel.

"Pasha credo che tuoi amici tu manchino molto"

"Cara sorella tu non puoi immaginare quanto, assieme a loro ho passato tante avversità ma con loro ho provato un'immensa felicità"

"Perché non li inviti qui da noi, se tanto senti la loro mancanza"

"Magari, nostra madre ucciderebbe a sol parlare di ospitare persone a me care"

"Allora invitali per un pranzo in città, ciò non provocherà nostra madre"

"Ci rifletterò"

Tra una risata e l'altra, Sveta riferì a suo fratello del ragazzo che aveva rubato il suo cuore come una folgore al ciel sereno, lo sguardo del ragazzo si tramutò immediatamente in una espressione alquanto preoccupata

"Sveta chi è costui, lo conosco?"

"Pasha per favore non incominciare, è un ragazzo normale, un gran lavoratore"

"Si si, ma ora vorrei conoscerlo da vicino se ciò non ti reca disturbo"

"Certamente, prima gli vorrei parlare, voglio che sia pronto all'imminente alla tua interrogazione, manco fosse sotto custodia della polizia segreta"

Una piccola risata fuori uscì da entrambi i ragazzi, vedendo l'orologio di mogano che recava le dieci di sera, si avviò verso la sua stanza (non volendo per nessuna ragione al mondo incontrare sua madre) pose la mano sinistra sulla sua guancia, l'altra sul suo petto, le baciò le fronte e gli disse prima di andare a coricarsi

"Senza di te non saprei come andare avanti in questo mondo"

Un rossore penetrò le guance di Svetalna, quando pose la testa sul suo cuscino riflesse su come avrebbe reagito Alyosha all'ispezione di suo fratello, s'addormentò pregando Dio che tutto fosse andato per il verso giusto.

La giovane Svetlana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora