"A quest'ora ti presenti da tua moglie, non ti vergogni?"
"Stai zitta, non ho fatto nulla di male, ho solo bevuto con gli amici" disse Misha totalmente ubriaco, non si tolse nemmeno i vestiti (eccetto le scarpe) per mettersi nel letto, presa la mano di Sveta è la portò sotto le coperte per masturbarsi (fu strano che ebbe ancora la forza di tali azioni visto passava la notte con più di quattro-cinque puttane).
Sveta tirò immediatamente la mano da "li", lo guardò con un tono disgustato"Che c'è, cosa ho fatto di male?"
"Hai anche il coraggio di chiederlo?"
"Suvvia ora sei mia moglie, sono "pratiche" del tutto normali in un matrimonio"
"Misha hai forse perso il lume della ragione, io non sono la tua puttana"
"Certo che lo sei, sono abbastanza sicuro che tu abbia venduto il tuo corpo per pochi spicci, ma non mi interessa, ora sei solo mia"
Cercò di toccarle il seno più e più volte venendo sempre respinto, quella notte le illusioni di entrambi si spensero, Misha sperava che la sua consorte fosse di facili costumi, Sveta che suo marito potesse avere un pò di rispetto sia per sé stesso che per gli altri (tra cui lei).
"Ho detto basta, non voglio essere toccata"
"Fai come vuoi, tanto prima o poi ti concederai"
Detto ciò cadde in un sonno profondo, Sveta immaginava la sua vita matrimoniale del tutto diversa (soprattutto con un tipo diverso) il marito russava come se non vi fosse un domani, aveva un l'alito appestato e come se non bastasse da solo occupava i due terzi di tutto il letto, costringendo Sveta che non era intenzionata a toccarlo nemmeno con un dito ai margini, "e ora come faccio?" Ripensò di nuovo al discorso di Ludmilla sulla perdita della verginità, s'alzò dal letto e camminò avanti e indietro per la stanza a rifletterci sopra, ogni speranza divenne vana fin quando non gli venne un'idea, prese un piccolo spillo posto tra i suoi capelli e con quello si tagliò il dito indice, il sangue che vi uscì lo cosparse sulla sua vestaglia bianca come la neve e sulle lenzuola, lavò e avvolse il dito in un pezzetto di stoffa per poi addormentarsi serenamente.
Al mattino aprendo gli occhi trovò il marito ancora addormentato, mise le mani sul volto "per quanto tempo posso andare ancora così?", il rumore emesso dall'uomo fece cercare la morte alla povera Sveta, le sue orecchie non ne potevano più, spinse leggermente Misha sull'altro lato fino a farlo cascare a terra, una risata le uscì dalla gola a cui pose la mano per evitare che si propagasse, quando Mikhail si rialzò da terra ancora stonato per la sbronza d'ieri sera cercò di capire come fosse caduto, guardò Sveta che chiuse subito gli occhi e finse di dormire
"Ma che diavolo...."
La porta si aprì, mostrando Ludmilla in una veste nera come se fosse al lutto e le domestiche con le tinozze in mano
"Allora come è stata la prima notte?"
"Madre in verità non abb....."
"Misha vuole dire che non è stata abbastanza per una sola notte"
Mikhail la guardò stranito, non ricordava di aver avuto nessun rapporto carnale con lei (con le baldracche si, ma la moglie no)
"Ciò mi rallegra, ma se mi permetti vorrei vedere la tua vestaglia"
"Certamente"
Sveta con un balzò arrivò a qualche metro davanti alla donna è con una specie di balletto le mostrò la veste insanguinata, Ludmilla con un cenno fece avanzare la serva che tolse le coperte e mostrò una chiazza di sangue sul lenzuolo
"Bravissima mia cara, ora oltre a essere una donna, sei parte di questa famiglia"
"La ringrazio" porgendole un piccolo inchino
"E tu, non ti vergogni, ritorni da tua moglie ubriaco"
"Madre vi prego non ricominciate con questa storia, ho bevuto soltanto qualche goccio"
"Misha dalla puzza che emani sembra che ti sia scolato mezza birreria, vai a lavarti"
"Mia cara, le serve ti hanno preparato un bagno caldo, vai a rilassarti, ci rivedremo oggi per un tè"
"Come voi desiderate"
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La giovane Svetlana
Historical FictionUcraina, XIX secolo. Amore e tragedia si intrecciano in questa storia. Svetlana è una giovane ragazza la cui vita è travagliata dalle lotte continue con i propri familiari, con i rancori e i segreti che ella si porta dentro di se. Costretta ad un ma...