14: Pavel Aleksandrovic Petrov

127 11 0
                                    

Ora è giunto uno dei momenti a mio dire più belli, narrerò brevemente la vita di Pavel e delle sue "avventure" della sua mirabile gioventù.
Come già citato Pasha ebbe sempre gravi conflitti con sua madre, la donna non riusciva nemmeno a guardarlo tanto era grande il suo rancore verso di lui (che a volte tendeva a sfociare in odio).

Non capì mai la ragione di tutti questi riguardi, più volte cercò un modo per riappacificarsi con sua madre ma furon sempre vani, arresosi a questa triste verità, Pavel diede tutto il suo affetto al padre (che ricambiava a suo modo) e la sorella che aveva allacciato un rapporto che mai vi si era creato dalla loro nascita.
Pasha mostrò fin dalla più tenera età un'abilità nel disegnare e nel dipingere, ciò lo rese una persona influente tra i contadini (tutti facevano a gara per avere un ritratto da esporre nella propria casa).
Percependo l'enorme potenziale del ragazzo, Saša lo iscrisse all'insaputa del pargolo all'accademia Imperiale delle belle arti di San Pietroburgo, desiderando che Pavel avesse un futuro come pittore al servizio della nobiltà o ancora meglio sotto tutela dello Zar.

Nel Febbraio del 1846, il giorno del suo sedicesimo compleanno (e della sorella) tornò dal campo a cui aveva lavorato tutta la mattinata, in casa si tolse le scarpe e si lavò i piedi, Svetlana venne da lui con aria cupa

"Cosa è successo?"
"Nostro padre ti cerca"
"Egli cosa cerca, cosa vuole da me?"
"Non lo so, t'aspetta in cucina"

I nervi sulla fronte di Pasha incomiciarono a pulsare, temeva più il padre che la morte stessa (Pavel ebbe sempre un grande affetto verso di lui, ma quando parlava seriamente, Pasha ne veniva intimorito).

Trovò su padre nell'atto di mangiare della zuppa
"Diedi al mio fianco" furon le sue uniche parole.
Un freddo glaciale sorse sull'epidermide del ragazzino, sedutosi chiese con un sottile filo di voce (quasi inudibile)
"Padre mi stavate cercando?"
"Si, Pasha debbo parlarti"
"Chiedo venia, ma qual è la motivazione?"
"Ragazzo è venuto il momento di trovare la tua strada".

La mente di Pasha venne colpito da quelle parole, non proferì parole lasciando che il padre continuasse con quella che alle sue orecchie sembrava una condanna a morte.
"Visto che hai compreso, prepara i tuoi bagagli domani partirai per la città"
"Quale città?" Pavel chiese con dubbio
"San Pietroburgo"
Il ragazzo esplose dalla rabbia, per la prima volta contestò una decisione del padre, le urla di entrambi furon sentite anche da color che erano sordi, talmente erano forti quelle grida.
Pasha non potendo vedere suo padre uscì da casa sbattendo violentemente la porta.

"Questo è inammissibile, come può strapparmi dalla mia casa"

ripeté più volte nella sua testa, andò nel luogo dove la sua anima trovava pace, il fiumiciattolo ove anni fa salvò sua sorella.

Lì pianse (Pavel nascondeva le sue emozioni dentro si se, fuori si faceva notare come un ragazzo dal cuore di pietra, ma dentro di sé egli covava intensi sentimenti) pianse per ciò che avrebbe perso, il suo lavoro, suo padre ma soprattutto la sorella che era la sua unica ancora di salvezza nell'ambito emotivo (solo lei lo comprendeva a pieno, le sue paure, i suoi timori).
Dei passi s'udirono a poca distanza dal piccolo fiume, Pasha non si voltò perché egli era fin troppo conscio di chi stesse arrivando, delle mani gli toccarono con gran delicatezza le spalle poi il volto, parole di conforto e amore gli giunsero dell'orecchio al cuore (Svetlana sapeva dove il fratello si rifugiasse nei momenti tristi e da angoscia, decise di non parlare mai, non desiderava creargli altro dolore, quindi si dedicò al conforto della carne e dello spirito di Pasha).

Con l'adolescenza i corpi di entrambi cambiarono drasticamente, Pasha arrivò a una altezza identica al padre, stessa cosa per Svetlana con la madre un piccolo baffo biondo si attorcigliava sul labbro superiore (decise non farsi crescere la barba, per non doverla pulire ogni singolo giorno) mentre Sveta era identica a un fiore nel periodo della primavera, una bellezza meravigliosa, la voglia sul palmo di entrambi crebbe fino a creare un'ambigua forma, una metà vi si trovava sul palmo del ragazzo e metà su quello del ragazzo, uniti i palmi formavano una sagoma di un fiore, più precisamente una rosa.

Conscia che il fratello sarebbe partito a breve gli chiese di fargli un piccolo ritratto raffigurante se stessa, in modo che Pasha potesse "portarla" con se in qualsiasi luogo ove egli fosse andato.
Sveta si mise dietro a un albero, pose la mano destra sulla guancia, guardando intensamente gli occhi del fratello, per l'occasione si pose una corona di fiori sul capo (fin da bambina, la madre adorava raccogliere dei fiori per crearne una piccola corona da porre alla figlia, e lei continuo con questa tradizione anche nell'adolescenza).
Alla fine, chiunque guardasse quell'opera ne rimaneva incantato tale era la maestosità che aleggiava tra quei colori che impregnavano il volto di quella dolce creatura.

La giovane Svetlana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora