45: La suocera

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Un sacco le venne messo sulla testa affinché non vedesse ove stessero andando, il timore d'esser uccisa afflisse la sua anima per tutto il viaggio, la gioia che fino a qualche ora le ardeva il cuore ora s'era spenta e non vi rimaneva altro che briciole mosse dal vento.

"Dove mi state portando?"

"Rimani in silenzio, nelle tue condizioni non hai nessun diritto a chiedere"

"Dove avete portato mio fratello e Alyosha?"

"Questo non te ne interessare, sappi che non li rivedrai mai più"

Nonostante le mani legate dalla corda, Sveta cercò di fuggire dalla carrozza, ma non ebbe il risultato sperato, un'altra corda le venne avvolta attorno per poi essere messa di peso a ventre in giù così da non poter fare nessuna azione sconsiderata, le ore passavano e la ragazza pensò a cosa le avrebbe detto la madre quando si sarebbero rincontrate, già immaginava le lacrime cadere sul suo viso, cose le avrebbe detto, cercò di non pensarci spostando i suoi pensieri su una grave urgenza "dove stiamo andando?" Erano ore che la carrozza non si fermava, in quale luogo dimenticato da Dio la stavano portando, Sveta per lo sconforto cadde in un sonno profondo e vi rimase fin quando non udì una voce
"Siamo arrivati, su scendi"

"Ma dove siamo?" Chiese ancora intontita

"A casa mia"

Quando alzò lo sguardo venne folgorata da un'immensa casa, era immensamente più grande della sua, tre piani, un vasto giardino, la casa all'apparenza sembrava esser vecchia di almeno cent'anni, le corde le vennero tolte ma Mikhail le prese la mano portandosela a se, se voleva scappare ora non v'era modo, tutti i lati della tenuta erano recintati con gendarmi a ogni uscita "come potrò mai fuggire da qui?" Si chiese inorridita.

Entrando nella dimora oltre ai servi che attendevano un segno per mettersi all'opera, Sveta trovò un'anziana donna, abbastanza alta, con delle rughe che le deformavano il viso (chiunque l'avesse vista da lontano se ne sarebbe distanziato immediatamente), ella stese la mano e Misha la baciò per poi stenderla verso Sveta "non si aspetterà che baci questa nefandezza?"

"Avanti, Svetlana Sergeevna, rammenta che sei ospite in casa mia" disse la vecchia

Con un pò di ribrezzo la fanciulla pose per qualche secondo quasi a scalfire quella mano che dire che fosse ripugnante sarebbe un eufemismo tale era lo stato quasi di decomposizione di quell'arto, appena si girò Svetà sputò per terra pregando che nel bagno vi fosse del sapone con cui pulirsi la mano da "quello schifo"

"Io sono tua suocera, la madre di tuo marito, visto che siamo parenti potrai chiamarmi Ludmilla"

"È un onore per me conoscerla" (Sveta comprese fin da subito l'infamia che aleggiava attorno alla donna, quindi per ragion di logica sarebbe stato proficuo per lei non creare inimicizia, "ubbidendo" finché poteva) dandole un piccolo inchino

"Seguimi, ti mostrerò i tuoi alloggi"

La casa all'interno era ancora più magnifica, v'erano arazzi, quadri e tanti manufatti d'origine straniera che davano risalto ai muri nei quali v'erano alcuni segni di muffa e di umidità, entrata nella stanza pose a terra l'unico bagaglio che aveva (c'erano sole alcuni vestiti è un orologio da taschino appartenere a suo padre) la stanza era molto accogliente, un piccolo caminetto posto nel lato destro dava un pò di "colore" a quella stanza di un legno scuro, negli armadi c'erano molti indumenti sia femminili che maschili, incuriosita allora disse

"Qui vi dorme anche un uomo?"

"Sciocca, questa è la stanza nuziale, qui vi dormirete tu e tuo marito"

"Non potrei usufruire di un'altra stanza?"

"E perché mai?"

"Ho l'impressione che sia un pò troppo grande per me"

"Non ti preoccupare, questa "impressione" si toglierà stanotte quando ti unirai a tuo marito"

"Ludmilla non so se ne sono capace"
(Erano tutte frottole, semplicemente non voleva avere contatti carnali con un uomo che disgustava)

"Sveta oramai non sei più una bambina, tu lascia fare a Misha e tutto andrà bene, domani mattina controllerò che tua abbia perso la tua verginità"

E con queste "bellissime" parole chiuse la porta dietro di sé lasciando una Svetlana non poco turbata, si mise le mani sul volto per inginocchiarsi sul pavimento, non poteva credere a ciò che ebbe sentito "maledizione" imprecò contro se stessa, quella donna, contro Mikhail e contro la vita che l'ebbe posta in una situazione così precaria.

"E ora cosa faccio?" Si chiese, doveva trovare una soluzione che avesse ingannato sia Ludmilla sia Misha, ma cosa fare o cosa utilizzare, non avrebbe mai sopportato l'umiliazione di essere chiamata "sgualdrina o puttana" (in questi casi le ragazze che avevano già consumato prima del matrimonio venivano mandate dalle proprie famiglie, ma in questo caso non sarebbe tornata a casa sua, troppi interessi economici la legavano a quella famiglia).
Verso sera venne una delle serve e la chiamò per la cena, la tavola era ripiena di ogni bontà, c'erano dieci sedie eppure essa fu preparata solo per due persone

"Dove Misha?"

"Siedi mia cara, Mikhail tornerà più tardi, ha del lavoro da sbrigare a Kiev"

"Sono stata portata qui con poco preavviso, mi potreste dire dove ci troviamo?"

"Sei nella residenza Gorducenko, creata da mio padre ne....."

"Si ho compreso, ma la casa dove si trova, in montagna, vicino a qualche città"

"Ci troviamo nei pressi di Skadovsk, perché ti interessa saperlo?"

"Nulla, solo curiosità"

(Quindi si trovavano nei pressi del mar nero, bastava una barca per fuggire)
Il cibo era ottimo, se solo non fosse stato per l'aria "malsana" sarebbe rimasta una cena molto piacevole, ai lati della tavolata c'erano delle serve che davano fazzoletti puliti, sparecchiavano e ripulivano, Sveta si sentì un pò a disagio dall'essere servita (a casa sua ci fu sempre qualcuno che serviva a tavola o sparecchiava, ma Svetlana non desiderò mai essere servita anzi era lei che serviva la famiglia, con grande rammarico da parte di Polina).

Ludmilla sembrava una donna comprensiva, dava l'impressione d'esser una persona affettuosa, queste illusioni vennero meno durante il pasto, una delle serve che all'epoca non aveva più di quindici anni per errore gli venne meno dalla mano un bicchiere frantumandolo in mille pezzi, allorché sembrò essere una futile disattenzione della serva del tutto perdonabile, ma non era di questa idea la padrona di casa, che infuriata come non mai si adirò sulla ragazzina picchiandola brutalmente, le altre non emisero una sola parola per timore di fare la stessa fine di quella disgraziata.

Sveta da parte sua si prodigò per aiutarla ma una delle ragazze la guardò e con il capo gli fece intuire una triste verità "non far nulla, se no per noi è peggio". Ludmilla intimò alla serva di sparire dalla sua vista, non ricevendo risposta gli gettò l'acqua della brocca sul volto per cercare di farla rinvenire dalle percosse, quando fu portata via dalle altre la donna continuò a mangiare come se nulla fosse accaduto sotto lo sguardo attonito di Sveta che non credeva ai suoi occhi

"Mi devi perdonare, certe volte sono costretta a educare con durezza queste ragazze per ricordarle ove esse si trovino"

"È stata una ottima cena, potrei ritirarmi nelle mie stanze per favore?"

Disse con una voce tremolante, spaventata di far la stessa fine della serva

"Mi sarebbe piaciuto parlare con te nel salone, ma se vuoi riposarti vai pure, parleremo domani davanti a una bella tazza di tè"

Sorrise la vecchia che concesse delle carezze amorevoli alla fanciulla come segno di affetto
Sveta s'alzò di corsa e si chiuse nella stanza, prese il secchio usato per le eventuali urgenze e ci vomitò l'anima, non sarebbe sopravvissuta per molto tempo in quelle condizioni disumane, doveva fuggire prima che fosse divenuta come la creatura che Ludmilla sperasse che divenisse, nel letto abbracciò il cuscino immaginando di stringere Pasha o Alyosha, prima di dormire gli venne in mente un idea stramba ma che poteva funzionare per preservarsi dall'appellativo "Prostituta".

Alcune ore dopo, sobbalzò dalla paura, sentì dei rumori provenienti dal primo piano "chi sarà mai a quest'ora?" Si domandò terrorizzata, l'ansia tocco il culmine quando la porta venne spalancata con violenza

"Non può essere vero"

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