47: La discussione

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Entrata nel bagno Sveta se la prese con comodo, si spogliò con le lentezza strofinandosi le braccia per il freddo, quando pose il piede nella vasca una grande gioia la colpì, l'acqua era molto calda, (sembrava di essere in una sauna finlandese che in un bagno) passò il sapone per tutto il corpo facendo attenzione a non strofinarlo troppo forte sui lividi che aveva sulle braccia, un ricordo dei giorni passati.
Mentre ascoltava il leggero fragore dell'acqua tornò con la mente al fienile, a quella magica sera in cui trovò l'estasi fisica ed emotiva, avrebbe dato qualsiasi cosa per ritornarvi anche solo per un secondo, anche il bene più prezioso, la sua anima.

Dal fienile la sua mente la pose su quella nave, dove fu costretta a lasciare il fratello e il suo amato, ora i suoi pensieri volgevano ininterrottamente su quale fato si stato destinato ai due, nel pensare non fece caso alle serve che entrarono con una veste e delle asciugamani, una s'azzardò a farle un massaggio per farla rilassare.
Sveta sentì un qualcosa poggiato sulle sue tempie ma non capì di cosa si trattasse, sapeva solo che si stava rilassando quasi al punto di addormentarsi, ma un rumore tradì le serve (una di loro per sbaglio mosse con il piede la tinozza)

"E voi cosa ci fate qui?"

"Vi chiediamo scusa, non volevamo disturbare, vi abbiamo portato degli indumenti"

"Chi di voi mi stava massaggiando la testa?"

La più giovane (quella malmenata dalla vecchia) alzò timidamente la mano

"Perché l'hai fatto?"

"Credevo che ne aveste bisogno, tutte  noi abbiamo visto il nervosismo che vi assale" disse intimorita per poi fuggire via

"Non andate via, restate, non dirò nulla v'è lo prometto"

Le tre allora si misero a parlare, Sveta venne a conoscenza di molti fatti curiosi sulla donna e sul figlio, la donna era una maniaca del controllo, doveva dimostrare la sua autorità a ogni costo usando la forza e la violenza, Misha era impotente e come già aveva visto con i suoi occhi un ubriacone, rimase spaventata dai segni lasciati dalle frustate sulle carni delle due ragazze (erano ancora delle bambine, una aveva quindici anni e l'altra tredici) disse che Ludmilla le martoriava fisicamente a ogni piccolo errore, del tipo sbagliare a mettere una posata equivaleva a dieci percosse.
Sveta sapeva che doveva fare qualcosa per salvaguardare quelle creature, finché avrebbe vissuto in quella casa si sarebbe sempre schierata dalla parte dei servi, finto di fare bagno con l'aiuto delle due ragazze si vestì con un abito in stile contadino, come quelli che amava mettere fin dalla prima giovinezza (totalmente contrari all'etichetta nobiliare affigliatagli) per tutta la mattinata vagò per la tenuta, voleva capire di che zona si trattasse, per trovare una ipotetica via di fuga.

A pranzo come al solito non gli fece compagnia Misha occupato con il suo "lavoro" che consisteva nel ricevere ordini e dare ordini, nulla di più noioso, a tavola mentre attendeva il Borsch, Sveta maneggiava il ciondolo che la madre le donò molti anni prima, era una piccola pietra il cui bordo era lastricato di piccolissime conchiglie,
presa nei dintorni di Odessa in cui c'erano incisi le sue iniziali e quelle di Polina, ricordò ancora le sue parole quando gliela diede "amore, vorrei darti questo piccolo regalo, tienilo sempre vicino al tuo cuore, così da ricordarti sempre di me", per lei rappresentava uno dei pochi gesti in cui sua madre le dimostrò il suo vero amore e nonostante tutti i loro trascorsi ne sentiva la mancanza.

"Sveta, hai sentito ciò che ti ho detto?"

"No... potreste ripetere?"

"Cara perché non posi quel gingillo e mi guardi negli occhi?"

"Stavo dicendo, tra qualche mese verrà la primavera, sarebbe bello se tu e Misha andaste in città per comperare dei indumenti adatti per il mare"

"Di cosa state parlando esattamente?"

"La nostra famiglia possiede una casa estiva in Crimea, ove ci rechiamo ogni anno durante i mesi primaverili e ovviamente quelli estivi, non vorrei che tu non avessi nulla da indossare"

"Ludmilla, come fate a pensare a ciò se vostro figlio nemmeno di degna di presenziare qui a tavola"

"Lo sai che Mikhail lavora giorno e notte, il suo lavoro è una priorità per il benessere di questa famiglia"

Svetlana non trovò più ragione di parlare, la vecchia si sarebbe difesa il figlio fino alla morte, perché doveva sprecare il fiato per una battaglia persa sin dall'inizio, odiava ogni cosa in quella casa tranne il cibo, quello era ottimo, più volte pensò di congratularsi con il cuoco ma non ebbe mai modo, comunque tutto andò per il "meglio" e così si vuol dire finché la sfortuna non pose il suo zampino, l'acqua nella brocca per una effimera distrazione venne versata seppur di qualche goccia sul pavimento, vi furono alcuni secondi di silenzio è poi venne l'apocalisse, Ludmilla inveì sulla serva picchiandola con una disumanità disarmante, lo stesso scenario dell'ultima volta si stava ripetendo davanti ai suoi occhi, solo che in questo caso la ragazza prese coraggio e si mise davanti alla vecchia

"Maledizione spostati"

"No, da qui io non mi muovo"

"Vuoi essere colpita anche tu?"

"Si, se ciò servisse a risparmiare inutili percosse contro questa bambina"

La situazione si trovò in bilico, Ludmilla non seppe cosa fare, quindi si affidò al suo orgoglio, diede una schiaffo in pieno volto alla ragazza (il dolore non lo sentì nemmeno, tante erano stati gli schiaffi ricevuti negli anni)

"Non t'azzardare mai più a dirmi cosa devo fare in casa mia"

Le urlò a un centimetro dal suo naso per poi andare via, le altre serve subito si prodigarono per aiutare l'amica e Svetlana, le posero un fazzoletto inumidito dall'acqua per alleviare il rossore propagato a macchia d'olio su tutta la guancia, quando tornò in sé Sveta vide con sorpresa che tutti i servi ebbero visto il suo gesto dalla finestra che si affacciava sul salone, tutti sia donne, uomini e bambini si tolsero il copricapo e chinarono la testa in segno di riverenza (nessuno mai li aveva difesi in codesto modo dalle angherie della donna e del figlio).

Nel pomeriggio, Sveta per passare il tempo decise di ricamare nel gran salone, non aveva voglia di uscire per fare una passeggiata (non voleva i ringraziamenti dei servi o addirittura degli inchini) il volto ancora le bruciava di un male cane, la serva più piccola di nome Anastasia le cambiò ogni dieci minuti il fazzoletto bagnato (lo posava sulla guancia per qualche minuto finché non l'acqua non diveniva tiepida) non diede nessuna attenzione a Ludmilla che entrata di mise comoda proprio a qualche passo da lei

"Ti chiedo perdono per lo schiaffo, ma tu devi comprendere che i servi vanno punti se sbagliano"

"Il vostro comportamento è inammissibile, le "serve" su cui voi elargite la vostra disciplina non sono altro che delle bambine"

"Bambine o ragazze non v'è differenza, tutte son di mia proprietà, decido io cosa farci"

"Sono esseri umani, e non degli animali"

"Sarà, vorrei riappacificarmi con te, quindi chiedimi qualsiasi nel limite dell'accettabile è lo farò"

"Per questa pace, richiedo due cose"

"Mia cara ora stai esagerando ho dett..."

"Ho questo o non vi parlerò finché non morirò"

Ludmilla tutto poteva perdere tranne la relazione con Svetlana, era l'unica che poteva dare un erede alla famiglia e l'unica a saper come prendere per il verso giusto il figlio, fece un cenno con la testa

"Primo, voglio che a ogni servo non vengano più attribuite pene come la fustigazione"

"Va bene, se ciò ti potrà placare"

"Perfetto, secondo, voglio poter rivedere mia madre e conoscere la sorte di mio fratello"

"Ebbene tua madre da ciò che mi riferirono, ha avuto la tubercolosi, mentre tuo fratello......"

"Mio fratello cosa?"

"È stato condotto a morte"

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