4: Polina Sergeevna Petrova

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Polina Sergeevna era una tra le tante contadine che vivevano in quel paese, un pò bassa, un corpo molto fragile, una folta chioma bionda, e due occhi molto ambigui, uno era blu, l'altro era verde.
La sua famiglia faceva parte della servitù della gleba di un ricco proprietario terriero che viveva a pochi chilometri fuori da Odessa, un certo Ivan Vladimirovic Tarkov, uomo assai infido e senza scrupoli oltre a essere avido e freddo con le persone a lui vicino, sia servi, amici o i suoi stessi familiari.

La ragazza visse nella tenuta d'Ivan dove fin da piccola incominciò a imparare a cucire, la sua consorte d cercò più volte di spingere il marito a concedere sia alla ragazza che a tutti gli altri servi un educazione basilare, visto che nessuno della servitù sapeva né leggere né scrivere, Ivan con un tono disprezzante affermava in continuazione alla moglie "non serve a nulla che sappiano leggere, se poi non sanno lavorare la terra".
Polina non ebbe mai quell'amore affettivo che ogni bambina necessitava poiché il padre s'occupava della tenuta mentre la madre si occupava della pulizia della casa, quando tornavano nella propria baracca, mangiavano e poi andavano direttamente a dormire senza nemmeno salutare la propria figlia.

Ciò la segnò dentro, l'unica persona che le volesse bene era la moglie d'Ivan, Ludmila Arkadeevna, una donna molto affettuosa, ella s'era affezionata a tutti i figli della servitù ma in particolare a Polina, provava una grande compassione nei suoi riguardi, durante il pranzo le dava sempre qualcosa in più da mangiare (ma ciò non fece altro che attirare l'invidia e l'astio degli bambini verso Polina) più e più volte la difese dal marito ubriaco, che cercava di picchiarla senza nessun motivo.
All'età di quindici anni, si innamorò di Viktor, un contadino che lavorava con suo padre, ne rimase così ammaliata che ogni giorno andava nel campo li vicino a portargli pane e acqua, il suo sguardo prendeva letteralmente fuoco al sol guardare il sorriso di quel ragazzo, Viktor ricambiò l'affetto della ragazza, portandola ogni sera nella sua piccola casa (una piccola baracca ove i contadini si ritiravano dopo il lavoro), le bendava gli occhi, per poi farle annusare alcuni fiori che aveva raccolto durante la pausa del pranzo, ebbero più volte rapporti carnali per poi addormentarsi sereni l'un sull'altro.
Polina rimaneva incantata da tutti i racconti che il ragazzo le narrava, del grande mondo che si trovava oltre quella tenuta, accettò subito la proposta di Viktor quando egli gli chiese di fuggire insieme da "quell'inferno".

Ma questa sogno si spezzò quasi immediatamente, gli altri ragazzi che covavano odio verso di lei, spiarono i due per poi andar a riferire ogni singola parola a Ivan che non aveva mai nascosto il suo desiderio di possedere la giovane ragazza ma fu sempre fermato dalla moglie che gli impedì di far qualcosa nei riguardi della fanciulla.
Ivan trovò nuovo vigore quando la moglie morì per la febbre e ora era libero di far ciò che voleva con quella ragazza.
Più volte cercò di violentarla, il suo era il desiderio di usarla come suo piacere personale, come uno svago per i momenti di stress, a sua volta Polina era disgustata da "quell'essere", che subito dopo la morte di sua moglie, gli si attaccò come una sanguisuga, pronta a sbranarla da un momento all'altro.

Alcuni giorni dopo Polina fu chiamata nello studio dell'uomo, camminò molto lentamente tra quei corridoi ed ebbe la sensazione che più si avvicinasse alla porta dello studio, più la sua pelle diventasse puro ghiaccio, aperta la porta non vide nessuno dietro la scrivania, compì qualche passo avanti quando un rumore la fece sobbalzare dalla paura, Ivan Vladimirovic chiuse la porta a chiave e con un sorriso macabro si avvicinò verso di lei, la ragazza non si mosse da dove si trovava, se prima aveva la pelle ghiacciata ora aveva anche l'anima bloccata da un ghiaccio formato da paura e angoscia di ciò che gli sarebbe successo.

Egli non disse nulla, con forza la girò verso la scrivania e le stracciò gli abiti di dosso, un silenzio tombale aleggiava nella stanza, Polina sentì un dolore acuto nel basso ventre cercò di alzarsi ma Ivan la tenne con forza in quella posizione, non poteva far nient'altro che piangere per ciò che gli stava accadendo e per ciò che gli sarebbe accaduto nei giorni avvenire.
Ivan continuava nell'intento di abusare della ragazza, quando all'improvviso sentì un rumore provenire dalla porta, pensando che fosse una donna della servitù non ci prestò molta attenzione ma dopo vari colpi la porta venne divaricata, Viktor aveva sfondato la porta a calci, nella sua mano aveva un forcone, nei suoi occhi si poteva leggere solo un grande odio.

La giovane Svetlana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora