"Finalmente sono a casa"
Esclamò Pasha in cuor suo, aveva lasciato la tenuta da due anni e la ritrovò cosa come l'ebbe lasciata, non vedeva l'ora di riabbracciare sua sorella, poter parlare di nuovo con lei, ma nella sua gioia si fece largo un sentimento di preoccupazione, v'era qualcosa che non andava qualcosa di strano aleggiava in casa sua ma il ragazzo non ci diede molto peso e camminò con passo deciso verso l'uscio.
Una porta si aprì, e Svetlana che oramai era mezza congelata alzò lentamente il capo, due serve le si inginocchiarono davanti porgendole dei vestiti caldi, un fazzoletto di seta assieme a un piccolo vaso pieno d'acqua"Pulitela, e mettetegli addosso dei vestiti caldi, non voglio che muoia per il gelo"
Ordino Polina alle serve, non poteva mettere in atto i suoi piani se la figlia fosse deceduta.
Era da poco sopraggiunto l'inverno e insieme a esso scese la neve, con estrema attenzione misero Svetlana nella vasca da bagno e con tanta delicatezza le ripulirono al loro meglio i lividi che tramortivano la sua giovane pelle, era stanca non aveva dormito per nulla, possedeva delle guance macchiate da lacrime di dolore e angoscia, le serve cercarono di rallegrarla in ogni modo senza averne nessun risultato, uno sguardo pallido, bianco più della neve era lì fisso nel nulla in un vuoto cosmico.
"Sono a casa"
Furon le parole di pasha varcata quella porta
Non vi trovò nessuno, eppure egli aveva mandato delle lettere più di un mese fa che avvertivano della sua venuta, setacciò ogni angolo del primo piano senza vi trovar niuno che lo accogliesse, fin quando non udì dei passi provenienti dalle scale, curioso pose il suo sguardo agognando che fosse sua sorella, ma così non fu"Figlio, non attendevo la tua venuta, perché hai lasciato l'accademia?"
Polina disse stringendo i denti
"Madre, vo mandato delle lettere in cui annunziavo la mia venuta"
"Qui non è prevenuta nessuna lettera, la tua presenza non è gradita in questa casa, almeno fin quando non ti sarai laureato"
Polina tramite un servo a lei fedele che seguì Pasha da San Pietroburgo fino a Napoli sapeva che non solo non ebbe conseguito nessuna laurea ma che ebbe sperperato i danari del padre con amici e con donne dai facili costumi (almeno così gli riferì il servo), inoltre le lettereche gli furono giunte le bruciò immediatamente, pur di non farla leggere a Svetlana
"Madre non voglio aver questione con voi, ciò non m'aggrada, anzi vorrei saper ove si trova mio padre e mia sorella"
"Tuo padre lavora come al solito in città, mentre tua sorella se recata assieme a una serva a far compere"
"Capisco, allora andrei a riporre i miei bagagli per poi coricarmi, poiché il viaggio è stato lungo e tortuoso"
"No, lascia tutto qui, saranno i servi a occuparsene, per quanto riguarda la tua stanza non è attualmente disponibile, la servitù la sta ripulendo dalla polvere"
"Madre non mi arrecare fandonie, ho vissuto per alcuni giorni nella sporcizia, un pò di polvere non mi recherà nessun danno"
Polina cercò di fermare il figlio ma Pasha stanco di tutte queste impedimenti si impose sulla madre salendo le scale il più velocemente possibile, nel mentre Svetlana che stava fuori uscendo dalla vasca sentito una voce a lei fin troppo familiare prese di scatto la vestaglia dalle mani della serva e si gettò come un lampo fuori la porta, quando vi uscì si ritrovò faccia a faccia con suo fratello.
In quei secondi non concepì l'idea di riavere il suo consanguineo davanti ai suoi occhi, quando se ne capacitò gli saltò addosso baciandolo su tutto il volto"Non ci posso credere, sei veramente tu"
Ripeteva in cuor suo e a lui medesimo
"Si, Sveta sono proprio io"I due si tennero stretti l'uno all'altro sotto gli occhi disgustati della madre, la fanciulla lo portò in camera sua ove qui si stesero a terra tenendosi per mano.
Pasha volendo stare il più lontano possibile da quel male che egli raffigurava in sua madre decise di portare la sorella a fare un giro in città, una volta vestita con una corsa uscirono dalla casa (il ragazzo pur di stare lontano dalla sua progenitrice aveva pensato pure di gettarsi dal secondo piano).
Polina li guardò esterrefatta correre fino al cancello per poi dileguarsi sulla strada che porta in città, incrinando le sue dita nel legno della porta, ora i suoi piani per la figlia furono messi in pericolo dal figlio maledetto, nel guardarlo più volte ella disse sottovoce"Avrei dovuto abortire quel dannato giorno"
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La giovane Svetlana
Narrativa StoricaUcraina, XIX secolo. Amore e tragedia si intrecciano in questa storia. Svetlana è una giovane ragazza la cui vita è travagliata dalle lotte continue con i propri familiari, con i rancori e i segreti che ella si porta dentro di se. Costretta ad un ma...