43: Il rimpianto

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"Sveta cosa è successo?"

"Nulla non vi preoccupate mi è caduta una boccetta di profumo"

"Apri così che ti possa dare una mano a raccogliere i cocci"

"No, ho fatto, esco tra qualche minuto"
"Ti aspettiamo per a tavola"

L'ora era giunta di mostrare l'ultimo sorriso fasullo (Svetlana non ha mai amato fingere di simulare delle emozioni che non provava) uscì come se nulla fosse successo e mangiò in tranquillità assaporando ogni boccone, gli furono fatte varie domande da alcuni invitati ma ne rimase impossibile al suo posto rispose Mikhail scusandosi per la maledizione della coniuge, Sveta dovette stringersi con forza la gamba per evitare di conficcare il coltello che aveva in mano nella giugulare del ragazzo tale era il suo odio.

Al tramonto tutti si riversarono nel giardino per il taglio della torta, tutti rimasero con l'acquolina in bocca per la grandezza del dolce (Mikhail non badò a spese, il suo matrimonio doveva essere sfarzoso come quello degli zar tale era la sua superbia) Sveta cercò di evitare il contatto con la madre per paura che ella potesse capire qualcosa (una dote di Polina fu quella di "leggere" i pensieri degli altri) si districò con una certa eleganza tra le persone come un ballerina su di un palco per sfuggire dalla madre, ma arrivata alla fontana che si trovava sul confine ove si trovava l'orto una mano le toccò il viso, il cuore sembrò che stesse per esplodere nel petto per l'ansia provata

"Amore, perché ti allontani da me?"

"Cara madre avete preso un abbaglio, volevo solo passeggiare un'ultima volta nell'orto"

"Lo sospettavo, hai sempre adorato venire qui fin da quando eri ancora infante, te lo ricordi?"

"Certamente, è qui che passavo il mio tempo quando mi sentivo sola"
Gli occhi le divennero lucidi, troppi ricordi le ritornarono alla mente

"Bambina mia non piangere, stasera hai chiuso un capitolo della tua vita e da domani ne aprirai un nuovo" disse mentre le accarezzò i capelli,
Svetlana di scatto la abbracciò, non seppe a cosa si stata dovuta questa sua azione, sentiva solo il bisogno di ricevere dell'amore materno che in verità lo ebbe sempre, Polina stette sempre al suo fianco in ogni occasione pronta per aiutarla e risollevarle il morale, purtroppo Sveta non accettò mai di essere una pedina nelle sue mani, nondimeno teneva molto a lei, più e più volte nell'oscurità della notte si stringeva al cuscino è piangeva per la disperazione, disperazione dovuta a una domanda che la soffocava l'anima "come sarebbe stata la nostra vita se la mamma avesse messo il nostro bene al disopra del suo".

Polina amava a modo suo la sua "Bambina" il suo intento fu quello di donargli ciò che lei non ebbe mai, una vita tranquilla senza esser sotto il giogo della povertà, stessa cosa valeva per Pavel anche se non lo mostrò mai in maniera diretta

"Madre vi voglio bene" le disse in preda al rimorso che non riuscì a placare per "lo schiaffo" che gli avrebbe donato a fine giornata, a cui non vi poteva essere nessun rimedio

"Avanti non piangere, su andiamo ora è  venuto il momento del taglio della torta"

Pavel che s'era nascosto dietro a una siepe udì tutto il discorso rimase turbato dalle parole della sorella "quella meretrice sta cercando di confondergli i pensieri, devo agire ora o sarà troppo tardi"

"Sveta è venuta l'ora"

"Pasha hai sentito ciò che gli ho detto?"

"Si, e ora dobbiamo andarcene ora, prima che il rimpianto per averle spezzato il cuore ti prenda il sopravvento"

"Non avrai creduto alle mie parole, esse erano solo per gettargli fumo negli occhi"

"Non importa, ora dobbiamo andare, se vuoi vivere come una serva"

gli tese la mano, e per un secondo la ragazza desistette dal prenderla, ma ciò che avrebbe perso era troppo grande per rinunciarvi "la libertà", strinse con fermezza la sua mano e si diressero verso il muretto, con un fischio si palesò inanzi a loro una corda, una volta scavalcato entrarono nella carrozza, Sveta rimase inorridita nel vedere il suo amato in quelle condizioni, gli chiese spiegazioni e in cambio ricevette un bacio che lei stessa non riuscì a non farsi dare, quel bacio le diede un pò di pace per quel  gesto imperdonabile tuttavia necessario per la sua sopravvivenza.
Mentre la carrozza si allontanava dal luogo ove era nata e cresciuta, pose la mano sul petto è con le lacrime agli occhi si disse in cuor suo

"Madre perdonatemi"

La giovane Svetlana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora