Mentre i due si scambiavano baci e carezze, due piccoli occhi li scrutavano dalla riva opposta del fiume, occhi emanavano una grande invidia, le cui mani stringevano un piccolo rosario, lo tenne così stretto tra le mani che quasi non spezzava.
Costui non era altro che Igor Vasilievich Danilov, il parroco della chiesetta del piccolo villaggio affianco alla tenuta dei Petrov, l'uomo che non aveva ancora raggiunto i trent'anni mal sopportava il cruccio che il suo stato religioso gli imponeva di mantenere cioè quello di essere casto, più volte cercò dei "sotterfugi" adescando alcuni bambini da utilizzare per curare la chiesa ma il suo desiderio crebbe quando vide per la prima volta Svetlana.
Cercò più volte d'invogliarla a venire in chiesa per "pregare" o "confessare i peccati", agli occhi della ragazza sembrò troppo ambiguo che tra i quaranta persone che frequentavano quella chiesa, il prete domandasse solo a lei di ammettere i propri peccati, con la scusa di dover aiutare sua madre in casa riuscì sempre a scappare dalle insidiose attenzioni d'Igor, che a sua volta intrecciò una stretta relazione con Polina (in quanto donna fortemente suggestionabile a livello religioso) convincendola a passare più tempo a "purificare" l'anima andando in chiesa e aiutando con le pulizie.
L'area che si respirava in quel piccolo luogo era assai rarefatta, angusto era respirare lì dentro, c'era una puzza tremenda d'incenso mista alla seppur metaforica perversione di quel prete che dava il volta stomaco solo a guardarlo.
Sveta ci andò poche volte per sua fortuna visto che la madre si interessò più alla vista sociale della figlia, allontanandola man mano dalla vita "religiosa", le speranze di possedere quella vergine si infransero quando vide un ragazzo che oltre che dare fastidio durante la funzione, portò via Svetlana dalla sua "tana".
Non potendola avere per sé, decise che non sarebbe stata di nessuno, l'unico modo che aveva fu quello di gettargli il fango addosso, umiliandola pubblicamente affinché nessun uomo la prendesse in moglie, pedinò i due ragazzi per vari giorni osservando ogni piccola mossa, giubilando dentro di sé per quello che avrebbe raccontato alla madre conscio che ella si sarebbe adirata come non mai fin a ora.
Quella notte con una grande euforia si avviò presso la dimora dei Petrov, a ogni passo canticchiava qualche motivetto religioso tanta era la sua felicità, bussò alla porta tre volte quando gli fu aperto trovò Saša innanzi a se, rimase un pò sorpreso, s'aspettava la moglie
"Salve, Aleksander Igorievic sono qui per parlare con sua moglie"
"Igor Vasilievich e lei viene a quest'ora, a tarda notte per proferir parola con Polina?"
"Non sarei mai venuto se non per una motivazione valida"
"Mi dica di cosa si tratta"
"Questo riguarda solo sua moglie"
"E allora se ne può tornare a casa sua"
Stava per chiudere la porta ma un piede si mise in mezzo all'uscio
"Ve ne prego, si tratta di vostra figlia"
Saša pensò per qualche secondo e poi gli aprì, andò di sopra a svegliare la moglie che ancora assonnata scese le scale mantenendosi vicino al muro per non cadere, vedendo il prete con il suo berretto tra le mani e gli occhi che manifestavano una gioia al quanto strana gli disse
"Igor Vasilievich cosa ci fate a quest'ora in casa mia?"
"Signora sono venuto da lei per parlare urgentemente di sua figlia"
Il panico colse la povera donna che per poco non svenne pensando al peggio
"Di cosa si tratta?" Balbettò Polina
Igor la fece sedere e gli raccontò tutto ciò che aveva visto in quei giorni, dalla paura Polina passò ad avere uno sguardo che emanava solo odio e disprezzo
"Come ha potuto" s'alzò di scatto gettando alcuni bicchieri a terra
"Quella poco di buono ha gettato vergogna sulla nostra famiglia" urlò continuando a gettare tutto ciò che incontrava per terra, Saša dovette bloccarla per evitare che gli sfasciasse la casa
Il prete mise la mano davanti alla bocca per non far scrutare il proprio sorriso, poteva solo immaginare ciò che sarebbe accaduto al ritorno della ragazza, porse i suoi saluti che non vennero nemmeno ascoltati e uscì da quella casa con un felicità disumana, nel camminare nel campo di grano che fiancheggiava la tenuta incontrò i due ragazzi che salutò facendogli un piccolo inchino, Svetlana lo guardo con disgusto.
Alyosha non capiva perché il prete continuasse a ridargli in faccia, strinse il pugno ma la ragazza lo fermò
"Non ne vale la pena"
Gli prese la mano per allontanarlo da quell'uomo (era conscia che se non si fosse intromessa, il prete avrebbe fatto una brutta fine).
Arrivati al cancello, Svetlana baciò ancora quel ragazzo che gli aveva stravolto la vita, tornando verso casa udì delle urla spaventose che la fecero gelare il sangue che fino a qualche secondo fa era più caldo della lava.
Entrata in casa trovò l'inferno in terra

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La giovane Svetlana
Ficción históricaUcraina, XIX secolo. Amore e tragedia si intrecciano in questa storia. Svetlana è una giovane ragazza la cui vita è travagliata dalle lotte continue con i propri familiari, con i rancori e i segreti che ella si porta dentro di se. Costretta ad un ma...