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| lunedì 11 novembre |

Siamo appena atterrati in territorio Californiano, ieri sera con Payton ho guardato un film dopo una piccola discussione ma che si è risolta subito, tranne per lui che il broncio ce l'ha da tutta la durata del viaggio.
"Payton, vieni a casa mia o torni a casa tua?" gli chiedo.
"vado a casa mia" risponde secco, non ho voglia di discutere altre volte per cose inutili mi limito ad annuire.
"va bene" sussurro.
Scendo dalla sua macchina e sussurrando un "ciao amore" mi avvio verso casa mia con la valigia e con lo sguardo basso. Sono un po' arrabbiata, non mi ha salutata e ormai penso che le sue parole di ieri siano false, insomma, mi ha detto "ti amo tanto" o altre cose ma mi sembrano un po' false, mi sto facendo troppe paranoie.

Entro in casa dopo venti minuti di camminata e appoggio la valigia a fianco alla porta, lascio cadere lo zaino e vado verso camera mia prendendo il computer così da intrattenermi con una serie tv anziché con i problemi del mio ragazzo, i quali vanno avanti ormai da un giorno.
Capito su Messenger e vorrei scrivergli per vedere se mi risponde, ma prima scorro la chat fino ad arrivare all'inizio di tutto con un semplice "Ciao! :)" da parte sua e un semplice ";)" da parte mia.

PAYT

sono arrivata a casa
visualizzato

Non mi risponde, mi alzo, lasciando il telefono in carica e scendo per bere un goccio d'acqua per dissetarmi. Sono tre ore che gliel'ho inviato e ancora non ho ricevuto una risposta oltre che un semplice "visualizzato", ho fatto la doccia, ho asciugato i capelli, ho cucinato la cena e non ho ricevuto niente, ma mi arrivava la notifica "PAYT è attivo sulla chat"

PAYT

puoi rispondere per favore?
visualizzato
Payton, non voglio che tu stia male,
se riesci rispondimi grazie
visualizzato

Dopo mangiato leggo il libro che ho dimenticato di finire, ma..andando avanti con le pagine trovo un bigliettino che mi fa emozionare.

ciao piccolina mia, non sono al tuo fianco perché mia mamma ha bisogno di una mano e devo andare da lei, ti lascio dormire, ne hai bisogno...
Ti a...o

È il primo bigliettino che mi ha regalato il mio piccolino, mi manca la sua voce, di solito per cena, negli ultimi giorni lo sentivo ridere o sentivo i video che guardava mentre mangiavamo, invece oggi ero sola con solo il rumore della caldaia in sottofondo.
Appena finisco di leggerlo mi arriva una videochiamata da lui. Afferro io telefono e la chiudo senza dargli retta, non gliela voglio far passare liscia.
Mi sta trattando male da ore e di sicuro non lo perdonerò immediatamente.

Continuano ad arrivarmi suoi messaggi e sue chiamate, alla decima chiudo il libro e rispondo bruscamente.
"cosa vuoi" chiedo guardandolo seduto sulla sedia della sua scrivania. Alza lo sguardo stupito appena pronuncio quelle parole.
"Sophie" sussurra. Scuoto la testa continuando a fissarlo arrabbiata.
"cosa vuoi?! Te lo richiedo una volta se no chiudo la chiamata" esulto, sospira accendendo la luce.
"scusami, non volevo comportarmi così" abbassa lo sguardo sul suo piccolo paio di cuffie.
"pensi che ora, con questa stupida scusa, io ti perdoni come se niente fosse successo?" chiedo innervosendomi.
"no, assolutamente..ma almeno sappi che non l'ho fatto apposta" sussurra con gli occhi lucidi e le mani tremolanti, mi dispiace ma è tutto partito da lui che si è innervosito perché ho semplicemente detto di no per guardare un film.

"ti spiego, così magari hai le idee ben chiare" lo guardo di nuovo.
"ieri non volevo guardare il film, chiaro?" sussurro. Annuisce smettendo di giocare con le cuffie dandomi tutte le attenzioni.
"perfetto, ma tu sai perché non lo volevo guardare? O sei andato a pensare cose totalmente a caso?!" esulto.
"mi hai detto che eri stanca, ma dato che sei stata al telefono tutto il tempo anziché calcolarmi mi sono innervosito" sbuffa.
"e sai cosa ci facevi al telefono?!" chiedo, scuote la testa sdraiandosi nel letto.
"perfetto, stavo risolvendo una questione con mio padre! Stavo cercando di farlo ragionare, di non farlo divorziare da mia madre" abbassò leggermente i toni, così da cercare di calmarlo.
"cosa!?" esulta. Annuisco chiudendo la chiamata. Non ho voglia di sentirmi le sue scuse o le sue smancerie ora come ora.

*

"perché sei qui?" chiedo in tono freddo. Entra in casa seguendomi in cucina.
"forse, per risolvere con la mia ragazza" si toglie la felpa.
"non dici?" mi guarda.
"io ti ho detto ciò che è successo, tu sei andato scemando per una cosa mia della quale ti ho detto svariate volte "non voglio parlarne" e tu invece hai insistito" sussurro. Annuisce sedendosi sul tavolo appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Sophie, scusami..non volevo" mi guarda dopo qualche secondo.
"se tu me lo avessi detto prima ti avrei aiutato..sono io tuo ragazzo e mi sembra di essere stato abbastanza chiaro nel dirti che per qualsiasi cosa io ci sono, anche la più banale" dice con gli occhi lucidi, mi siedo sulla sedia a fianco a lui guardandolo negli occhi, stessa cosa fa lui.
"però..evidentemente non sono più la persona di cui fidi" sussurra.
"ecco, puoi smetterla con queste cose?! Con queste parole da vittima" sbuffo.
"io si che mi fido di te, ma era una cosa pesante per me da sparpagliare così facilmente" annuisco.
"senti, possiamo chiuderla qui? Siamo nel torto tutti e due..io ad essermi innervosito così e tu a non avermelo detto" sussurra.
"è una cosa mia...non sono nel torto" mi alzo insieme a lui.
"possiamo finirla qui? O no!" ridacchia. Sbuffo appena mi bacia.
"leccaculo" mi appoggio al tavolo, scuote la testa abbracciandomi.
"forse un po', ma funziona sempre" sorride.

then - payton moormeierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora