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Oggi non sono andata a scuola, sarebbe stato l'ultimo giorno della settimana ma non avevo le forze di alzarmi dal letto e andare a sedermi al banco come se nulla fosse successo il giorno prima.
«chi è?», sussurro alzandomi dal letto.
«sono io Payton!», esulta una voce maschile molto acuta. Sorrido aprendo la porta per poi trovamelo davanti.
«che ci fai qui?», rispondo facendolo entrare nella stanza per poi chiudere di nuovo la porta.
«oggi non c'eri a scuola così sono venuto qui da te», apre le braccia lentamente per farmi capire che sono disponibili ad abbracciarmi.
«nessuno l'ha mai fatto», dico arrossendo lievemente.
«onorato di essere il primo», sorride guardandomi per poi fare un giro su se stesso guardando la mia camera.
«che facciamo?», gli sorrido poiché siamo imbambolati a guardarci negli occhi.
«non lo so», mi sorride avvicinandosi alla scrivania un po' incasinata.
«che ne dici, andiamo a fare un giro?», chiedo guardando la finestra indicando il cielo che sta tramontando sempre più velocemente.
«vorrei distrarmi un po'», concludo, annuisce e si rimette la giacca, io mi metto la mia, mi metto le scarpe e prendo il telefono per poi fiondarmi giù per le scale insieme a Payton.
«ciao, noi usciamo», mi avvicino al salone dove trovo la trovo lavorare al computer
«va bene, torna per le sei», si gira guardandomi.
«ciao», la saluto con un gesto di mano avvicinandomi alla porta dove si trova Payton. Dopo aver preso il mazzo di chiavi dalla giacca di mia madre apre la porta e successivamente il portone in metallo.
«allora? Che racconti?», mi domanda il mio nuovo amico. Posso chiamarlo così secondo voi?
«nulla», guardo i miei passi che lentamente si coordinano con i suoi.
«dai qualcosa di bello lo avrai da raccontare?», appoggia il braccio sulle mie spalle.
«è scappato mio fratello, come faccio a raccontare qualcosa di bello?», lo guardo. Vedo il suo profilo perfetto ma subito abbasso lo sguardo appena se ne accorge.
«Sophie, guardami», mi ferma piazzandosi davanti a me. Afferra i lembi della mia bocca e li alza facendomi sorridere mentre lo guardo negli occhi.
«smettila!», rido dopo che inizia a farmi il solletico al collo, ridacchia ricominciando a camminare dopo aver afferrato la mia mano in un gesto semplice e veloce.
«eccoci!», esulta Payton mentre mettiamo i piedi sulla sabbia, ci avviciniamo all'acqua e io la sfioro con le mani, è freddissima, un brivido mi scorre per tutto il corpo per poi farmi tremare
«Sophie» si siede sulla sabbia. Annuisco incrociando il suo sguardo.
«dimmi» mi siedo a fianco a lui mettendo le mani in tasca
«ti fidi di me?» mi chiede. Sorrido abbassando lo sguardo, mentre continua a fissarmi appoggia una mano sul mio collo.
«è una domanda difficile da fare», incrocio i suoi occhi. Annuisce incrociando una ciocca di capelli tra le sue dita e stringendola forte.
«ma provo a risponderti», mi avvicino a lui il quale sorride; appoggio la testa sulla sua spalla mentre chiudo gli occhi.
«sento che posso fidarmi ma devo ancora prendere confidenza», sussurro pochi secondi dopo.
«davvero?!» mi guarda stupito mentre sorride mostrando i suoi canini spettacolari.
«mm...si», ridacchio guardandolo, fa scorrere il braccio dietro la mia schiena e lo mette sulle mie spalle per poi appoggiare la testa alla mia.
«ti voglio bene» si alza per poi aiutare anche me, sono contenta di essermi aperta con lui, credo sia un bravo ragazzo
«anche io ti voglio bene» gli sorrido mentre riprendiamo la nostra camminata lungo la spiaggia, è molto cupa, è quasi paurosa, gli stabilimenti sono chiusi e gli ombrelloni sono tutti strappati dal forte vento, ci sono anche dei materassini sgonfi accanto agli spogliatoi. Mette molta tristezza, è come se fosse successo qualcosa, ma in realtà non è più stagione per andare al mare e basta. Camminiamo lentamente, scherziamo e ci confidiamo alcune cose, spero restino al sicuro le cose che gli ho detto come resteranno le sue
«mi racconti qualcosa? Dai», mi chiede.
«cosa?», ridacchio.
«raccontami il perché della tua paura di fidarti», annuisce dopo averci pensato qualche minuto.
«tutto iniziò tre anni fa, quando cambiai scuola per intraprendere le superiori» abbasso lo sguardo che viene subito alzato da lui.
«ero abbastanza felice, insomma, avevo cambiato, avevo cambiato territorio e avevo cambiato mente»
continuo rallentando il passo.
«il primo anno è andato abbastanza bene, qualcuno che mi insultava c'era sempre, ma sinceramente non tantissime persone e soprattutto non ci devo peso», continuo uscendo dalla spiaggia con lui.
«il secondo anno, d'estate hanno scoperto che mio fratello è gay, a me non cambia nulla della sua vita, è la sua quindi non mi intromettere», continuo.
«hanno iniziato a prendermi tutti in giro, hanno iniziato a farmi scherzi, a dire cose su di me, i miei amici hanno iniziato ad allontanarsi sempre più velocemente da me, hanno iniziato a dire i miei segreti così la situazione è degenerata», ridacchio per sdrammatizzare un po' ma in realtà in questo momento vorrei solo piangere e starmene da sola in camera mia ma forse c'è qualcuno che potrebbe aiutarmi.
«il secondo anno l'ho passato a cercare di morire ma niente da fare, mio fratello mi diceva di fregarmene, ma non è stato così semplice come pensava lui»,
«stai scherzando?», mi chiede con la voce spezzata.
«magari stessi scherzando», lo guardo, si ferma e mi abbraccia, sono contenta di essermi aperta con lui, penso che potrebbe nascere una buona amicizia se continuiamo così.
«da ora hai un nuovo amico!», esulta facendo girare un passante con il proprio cane.
«e tu una nuova amica», sussurro. Si ferma di nuovo e mi abbraccia fortissimo.
«ne vado fiero», esulta.
«signore!!», alza la mano verso il passante.
«signore! Sa che ho una nuova amica?», mi indica.
«Payton!», lo chiamo ridendo, scuoto la testa appena torna da me per abbracciarmi una terza volta.
«che bel sorriso che hai», sussurra passando il pollice sulla mia guancia.
«grazie, anche tu», arrossisco.
«mai più grazie con me; non voglio sentire i ringraziamenti», mi stringe la mano.
«sono troppo abituata a ringraziare le persone, non ci riuscirei», rido.
«no no, nulla in contrario», mi guarda.
«va bene, forse», lo guardo stringendo il suo fianco, sorride accompagnandomi a casa tra tante risate e altrettante prese in giro che mi fanno stare bene. Wow..ecco cosa vuol dire avere un amico.

then - payton moormeierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora