ciao piccolina mia, non sono al tuo fianco perché mia mamma ha bisogno di una mano con la palestra e mi ha chiesto di andare da lei, ti lascio dormire, ne hai bisogno...
Ti a...oHo trovato questo bigliettino sul mio telefono, lo metto tra le pagine del libro che sto leggendo e lo ritroverò andando avanti a leggerlo.
Mi alzo e vado verso l'armadio, ma vedo una felpa attaccata alla maniglia della porta, sorrido e mi avvicino ad essa afferrandola lentamente.
È di Payton, è la felpa che aveva ieri sera e me l'ha lasciata.
"che carino"sussurro entrando in bagno con il sorriso. Mi è piaciuto molto averlo con me ieri sera; mi è piaciuto avere una figura maschile a fianco a me che ha tentato di farmi provare sensazioni mai sperimentate in tutta la mia vita.Dopo essermi messa a studiare intensamente per due ore la mia concentrazione sta svanendo; sto pensando a mio fratello, non ce la faccio più a soffrire, le lacrime sono scese sulle mie guance di colpo e non riescono più a fermarsi. Mi manca più dell'aria, è come se un pezzo di cuore se ne fosse andato. Ho chiuso i libri e ho preso il quaderno dei miei disegni, quando non sto bene disegno ogni volta, è un modo per sfogarmi. Lascio libero sfogo alla mia mano che disegna da sola, il mio quaderno è pieno zeppo di disegni tristi, è pieno di disegni in bianco e nero senza un sorriso, sarebbe una falsità disegnarli colorai e felici.
La mia mano ha fatto tutto da sola, io pensavo a J, non mi interessava di nient'altro.
«posso entrare?» chiede la voce di mia madre facendomi sobbalzare e facendomi chiudere d'istinto il quaderno con la mia mano in mezzo.
«si» dico asciugandosi le lacrime.
«ci vediamo tra tre settimane, andiamo in Italia» mi guarda, spalanco gli occhi e mi metto le maniche della felpa sulle mani.
«così tanto?», chiedo piangendo.
«si, vai da Avani, la mamma mi ha detto che puoi andare da loro. Ti aiuteranno molto», dice mettendomi una mano sulla spalla.
«no, resterò qui sola» dico abbassando lo sguardo.
«no amore, devi cercare di aprirti e di fare amicizia con qualcuno» dice lei abbassandosi davanti a me.
«ma non lo capite che sto male? Dio santo smettetela! Sono anni che sto male e voi cosa fate? Volete la figlia più brava del mondo! Io non sono come pensate voi, non sono sorridente come mi mostro ai vostri occhi, tu lo sai, ma non ti interessa, perché tu vuoi solo raccontare alle tue amiche famose la figlia "bellissima" che hai invece tua figlia sta male, e soffre ogni giorno», dico scoppiando in lacrime e urlando.
«calmati! Sophie! Basta parlare», si siede sul mio letto.
«no!! Sono quattro anni che soffro così, e voi pensate che io stia bene, cazzo in quattro anni non ve ne siete accorti?» chiedo facendo le spallucce.
«Sophie Melanie Charles! Non rispondere così a tua madre perché come ti ho fatto ti distruggo, e in più io so cosa hai! Ci sono passata anche io come ci è passato tuo padre. Io dovevo dare retta al mio cuore non alla nonna, avrei dovuto mandarti in un cazzo di orfanotrofio e stavi lì» dice uscendo dalla stanza sbattendo la porta, lasciandomi da sola.
Le ultime parole mi hanno fatto male al cuore, tanto male al cuore. Lei, voleva lasciarmi in un orfanotrofio? Lei non mi vuole?
Scoppio nuovamente in lacrime ma nello stesso istante mi arriva una chiamata da Payton, non vorrei rispondere, ma non voglio mettere in subbuglio le cose con lui come è appena successo con mia madre.
«pronto?»chiedo con voce tremolante mentre mi asciugo le lacrime.
«che succede piccola?» mi chiede fermandosi.
«niente, niente, tranquillo» dico sbuffando.
«stasera ti vengo a prendere e ti porto a cena fuori» dice tranquillante.
«voglio darti un bacio» scoppio in lacrime coprendomi gli occhi con la manica della felpa.
«e io voglio abbracciarti, piccola...cosa è successo?» dice lui rattristandosi.
«grazie Payton, sei..sei il migliore, mi sono ricreduta, sei il ragazzo più importante di tutti e mi stai aiutando in nemmeno una settimana come gli altri mi hanno aiutato in quattro anni», sorrido ignorando la sua domanda, glielo dirò in persona.
«mi fai piangere così, posso dirti una cosa?» mi chiede ridacchiando.
«tutto» dico io.
«ti amo», sussurra. Mi metto a ridere e tiro su con il naso per le troppe lacrime.
«Pay» sorrido.
«dimmi stupenda», sento la sua voce allegra e contenta.
«ti amo», punto gli occhi verso il soffitto bianco continuando a singhiozzare.
«preparati, non resisto fino a stasera, mangiamo anche pranzo insieme» dice sbattendo una porta e scendendo le scale.
«va bene» sorrido, chiudiamo la chiamata e io scendo al piano di sotto....
"ciao piccola" dice avvicinandosi a me e prendendomi per i fianchi.
"ciao bello" sorrido a pochi centimetri dalle sue labbra.
"mi dai un bacio?" mi chiede sorridendo.
"davanti a casa mia?" ridacchio.
"si" ridacchia anche lui.
Gli prendo la guancia e lo bacio, le sue labbra così soffici, così carnose, così curate e così profumate di menta. La sua lingua così calda e così affiatata, i suoi denti, così belli, così romantici.
Mi stringe a lui facendomi inarcare la schiena, le nostre lingue stanno ballando insieme e le nostre bocche fanno rumore per via della saliva.
Il bacio finisce con due baci a stampo e un bacio sul collo da parte sua.
"Sophie, ti amo così tanto" dice abbracciandomi.
"Pay, ti amo" sorrido guardandolo.
Mi apre la portiera della macchina e io entro ringraziandolo, la chiude e entra dal lato del guidatore. Mi appoggia delicatamente una mano mia, la prende e la appoggia sul cambio, ogni volta che cambia marcia la appoggia sulla mia, con un movimento angelico e silenzioso.
"Payton" dico guardando fuori dal finestrino.
"dimmi" cambia marcia.
"come reagiresti se tua madre ti dicesse che avrebbe fatto meglio se ti avesse mandato in un orfanotrofio?" chiedo sulla soglia di un nuovo pianto.
"probabilmente non le parlerei più e conoscendomi scapperei di casa cercando rifugio" dice abbassando il tono di voce.
"dovrei farlo?" chiedo sperando che mi capisca.
"ti ha detto quella roba?" mi chiede schifato.
Annuisco semplicemente, mi scende una lacrima ma la asciugo immediatamente con la sua felpa che profuma ancora di lui.
"Dio" gli manca il fiato perché sono scoppiata in lacrime, accosta in una piccola corsia e mette subito le quattro frecce.
"sta tranquillo" dico sospirando fermandolo prima che possa scendere.
"scendi" esce velocemente dalla macchina e viene ad aprirmi la mia portiera, mi da una mano ad uscire e mi abbraccia immediatamente.
"non so cosa stai provando ma credo che tu non stia tanto bene, insomma, non è bello sentirsi dire una cosa del genere, da un genitore soprattutto" dice appoggiandomi alla macchina.
«ma..cazzo Soph», mi stringe s lui.
Cerca di guardarmi in faccia ma glielo impedisco io trattenendolo nelle mie braccia, voglio la sua spalla su cui piangere. Incrocia le mani dietro alla mia schiena e respira sul mio collo facendomi provare sempre lo stesso brivido di ogni volta.
"mi dispiace" dice con la voce tremolante.
"Payt, non piangere anche tu" rido.
Lo guardo e gli do un bacio, non avrei mai pensato di trovare un ragazzo così e in poco tempo, pensavo di trovare un cretino che mi illudesse.
"dai, non voglio vederti piangere piccola, andiamo a fare shopping" dice dandomi un bacio sulla guancia.
"stai tranquillo, non ti scomodare" entrò di nuovo in macchina allacciandomi la cintura, fa il mio stesso gesto e riparte appoggiando la mano sulla mia coscia continuando a sentire qualche singhiozzo da parte mia.
Si ferma in un piccolo parcheggio di fronte alla costa e mi abbraccia regalandomi un altro po' di affetto.
"grazie di esserci" sorrido stringendo la sua grossa mano.
"a te. Guardami" afferra il mio mento e appoggia le labbra sulle mie.
"sei fortissima, mh? Sei intelligente e non meriti persone così nella tua vita..perciò, ora per distrarti un po' andiamo al mcdonald's a pranzare" rimette in moto la macchina.
"posso?" chiedo afferrando il suo telefono intenta a mettere un po' di musica.
"certo!" esulta appoggiandomi il braccio sulle spalle cantando con me le canzoni che evidentemente sa, anche meglio di me.