«stai zitta, troia», esulto lanciando la sveglia sulla scrivania. Mi avvio in bagno e dopo aver acceso la luce preparo i soliti asciugamani per la doccia per poi buttarmici sotto.
Dopo essermi lavata i capelli esco e vado a prendere i vestiti nel mio armadio. Rientro in bagno, mi vesto mentre tengo i capelli avvolti nell'asciugamano, mi trucco un po' e alla fine mi asciugo i capelli molto velocemente.
Esco dal bagno e prendo lo zaino, esco da camera mia e scendo al piano di sotto, non trovo nessuno cosi dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua mi metto la giacca, prendo le chiavi e esco di casa.
«buongiorno» mi spavento con una voce maschile, la riconosco, alzo lo sguardo ed è proprio qui davanti a me, Payton. Il ragazzo che stanotte ho sognato.
«ma che ci fai qui?», dico andando verso di lui e sorridendo.
«non volevo farti stare sola» mi sorride mentre mi abbraccia, non me lo aspettavo, mai me lo sarei aspettata.
«grazie», gli sorrido, ci fissiamo un attimo, ha dei bellissimi, oggi è molto più sorridente del solito, vorrei sorridere anche io come lui.
«non me ne vado solo perché ci ho messo venti minuti a trovare casa tua», esulta riferendosi al mio ringraziamento. Ridacchio stringendo la sua mano.
«andiamo?», gli chiedo mentre sorrido annuisce iniziando a camminare insieme a me.
«come hai dormito?», gli chiedo mettendo le mani in tasca.
«male» ridacchia guardandomi e prendendomi la mano destra per poi stringerla nella sua come quando eravamo fermi davanti a casa sua.
«perché?», gli domando.
«c'era mia madre che litigava con mio padre al cellulare e sono andati avanti fino alle tre per finire con mia madre in lacrime», ridacchia. Quanto lo capisco, vorrei dirglielo ma forse non è il momento di intrufolarmi con un mio discorso. Lo fermo per poi abbracciarlo.
«mi spiace, potevi chiamarmi», abbasso lo sguardo, «tranquilla non fa nulla, va avanti da un anno», sorride.
«però...alza lo sguardo» mi prega il mio amico mentre si schiarisce la voce e gioca con il mio mignolino a fianco al suo.
«non riesco» dico mentre stringo il telefono nella tasca la mano tremolante.
«si invece, ti prego, sei bellissima e di sicuro ti guarderebbero pensando che sei una figa» scoppia a ridere. Annuisco alzando lo sguardo dopo essermi messa i capelli lunghi e neri di lato.
«brava» mi sorride, gli voglio bene.———
«ciao Josh» saluto il mio migliore amico con un cenno di mano per farmi notare da lui.
«ciao Soph!» sorride mentre viene ad abbracciarmi, Payton è andato dai suoi amici e ha detto che dopo in classe mi deve dire una cosa.
«come stai?» gli chiedo tra le sue braccia.
«bene tu?» mi chiede guardandomi e dandomi un bacio sulla guancia tenendomi dal mento con il pollice
«bene, sono venuta qui con Payton», sorrido.
«sono contento», mi sorride mentre entriamo nella scuola, lo saluto e entro nella mia classe, il professore non c'è ancora, ma ci sono alcuni miei compagni con cui non ho mai parlato
Mi vado a sedere al banco e mi tolgo la giacca appendendola all'appendino dietro di me, apro lo zaino e prendo i libri per la prima ora e prendo il libro che sto leggendo. Sistemo il banco, quando entra Payton, passa tra tutti i banchi fino ad arrivare al nostro, si toglie la giacca e anche lui la appende all'attacca panni, si siede e mi da un leggero bacio sulla guancia
«che fai?», mi chiede sorridendo e tirando fuori i libri dallo zaino, prendendo l'astuccio e il libro
«niente», ridacchio mentre apro il libro alla pagina per ripassare ciò che ho studiato ieri
«comunque ti volevo dire», sussurra mentre entra il professore in classe, io poso lo sguardo su di lui e sospira, prima guarda la finestra e poi guarda me
«devi essere forte e non abbatterti, io so che lo sei, fallo per me, ti voglio bene, tanto, e non mi piace vederti con la testa bassa e senza sorriso, insomma! Guardati! Sei stupenda e ti abbatti così», continua spostandomi i capelli dietro le spalle scoprendo i miei orecchini.
«io ci sto provando» lo guardo con una lacrima che scende sul mio viso velocemente, appena la vede me la asciuga e mi abbraccia.
«ti prego, continua a provarci» mi stringe appoggiando la testa contro la mia e passandomi la mano sulla schiena.
«te lo prometto» gli sorrido mentre lui mi da un bacio sulla guancia e me ne da anche un altro riempiendomi la faccia tranne sulle labbra.
«ecco brava» sorride mentre inizia ad ascoltare la lezione.
Per tutta l'ora ci lanciamo degli sguardi, io guardo fuori dalla finestra, il tempo è di nuovo abbastanza grigio e c'è anche un po' di nebbia, mi mette tristezza, vorrei vedere il sole splendente ma oggi non è una giornata di quella .
Giro la testa verso di lui e mi sta guardando mentre sorride, toglie subito lo sguardo e diventa rosso dall'imbarazzo, si appoggia al banco coprendosi la faccia. Poso la matita con cui stavo disegnando e prendo il suo braccio, lo tolgo dal banco e lo metto sulle mie spalle.
Sorride e mi abbraccia più forte che può mentre torno a disegnare.
«disegni sempre meglio», esulta.
«ehi voi due? Volete un cappuccino?! Anche una brioche?», borbotta il professore interrompendo la lezione di Filosofia.
«no, scusi», annuisco in totale imbarazzo. Tolgo il braccio di Payton dalle mie spalle e mi allontano da lui lasciando un grosso spazio tra la mia sedia e la sua.
«che succede?», mi chiede.
«n-n-nulla», indietreggio la sua mano continuando a nascondermi dietro Simon. Sento tutti gli sguardi su di me e ho una nausea assurda che mi sta facendo girare la testa.———
«Sophie», esulta Payton afferrando il mio pollice appena mi alzo per andare in bagno.
«siediti un attimo», annuisce.
«perché non mi parli? Sono tre ore che mi eviti», mi guarda mentre dalla classe escono ed entrano i nostri compagni; compresa Avani.
«non mi piace la figura che abbiamo fatto con il professore di filosofia», sussurro.
«ci ha solo detto di stare in silenzio, non è successo nulla di rilevante», ridacchia.
«lo so ma mi sono sentita tutti gli sguardi addosso e la testa ha iniziato a girarmi così tanto da farmi sdraiare sul banco», sussurro.
«per gli sguardi? Piccolina», esulta abbracciandomi. Adoro quando si prende cura di me, adoro quando mi adagia nelle sue braccia e mi stringe fortissimo.
«non è successo nulla, ci hanno solo guardato ma nessuna voce è in giro, tranquilla», sorride.
«scusami», mi stringe la mano.
«non fa niente, è solo che non mi hanno mai guardata così e mi sono sentita soffocata», sorrido.
«tranquilla, non è successo nulla», ridacchia il moro davanti a me appoggiando le mani sulle mie ginocchia.
«posso darti un bacino qui?», mi chiede puntando l'indice sulla mia guancia morbida.
«no», scherzo guardandolo negli occhi. Si imbroncia tirando fuori il labbro inferiore.
«per favore!», stringe il mio ginocchio destro.
«e va bene», cedo, volentieri. Appoggia la mano sul mio collo e lentamente mi da un piccolo bacio sulla guancia, penso di essere diventata un pomodoro e penso anche che lo abbia notato.