⁣♛『ᴏᴜʀ ꜱᴛᴏʀʏ.』⁣♛

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-Shuichi POV-

L'uomo prende un bel respiro e comincia a parlare con una voce e un tono dolci e tranquilli, come se stesse cercando di apparire rassicurante.

"Io...sono tuo zio, Shuichi. Me ne sono andato perché, dopo quello che è successo, non riuscivo nemmeno a guardarti il coraggio, non meritavo neppure di parlarti...sono stato terribile, lo ammetto. Non avrei mai dovuto chiamarmi, come ho fatto oggi, ma questa era un'emergenza..."

Rimango completamente scioccato e non ho nemmeno idea se dovrei credergli o meno.
"Calma calma calma. Mi stai dicendo che lo zio che è scomparso ormai da anni si ripresenta magicamente dal nulla senza mai essersi fatto sentire prima ad ora, chiamandomi al telefono?"-dico cercando di rimanere calmo e serio.
Per quanto io non voglia fare la figura del credulone, una gran parte di me spera che quest'uomo non sia solo un cialtrone. Nessun membro della mia famiglia mi è mai rimasto vicino, talmente tanto che non ricordo praticamente nulla su di loro, perciò riconcigliarmi con almeno uno di loro non sarebbe così male...

"Lo so che ora come ora è molto difficile credermi, ma devi assolutamente starmi a sentire. Io so tutto quello che è veramente successo e posso raccontarti tutto quello che vuoi sapere! Visto che Kokichi ha dovuto ricorrere alle sue solite bugie, probabilmente hai ancora davvero tanti pezzi mancanti...l'unica cosa che devi fare è ascoltare attentamente, ok? Oh, e se te lo stai chiedendo, il mio numero me lo ha dato Kokichi..."

"Vi conoscete?" -chiedo immediatamente. Appena sento il suo nome penso solo a lui, ma quanto sono disperato?

"In...un certo senso. Se mi lasci raccontare tutto probabilmente capirai meglio..."

Decido di fidarmi, dandogli il consenso di parlare. Anche se sta mentendo, probabilmente lo capirei immediatamente. Anche se non so tutto e mi mancano ancora molti pezzi, riuscirei a capirlo se si sta inventando tutto, perciò non credo mi farà male starlo a sentire.


[ the beginning of the story... ]
-No one's POV-

Kokichi era un ragazzino senza famiglia che vagava per le strade, rubando dalle case ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere e rimanendo un po' dove gli capitava, dove gli faceva più comodo sul momento.
Shuichi, invece, proveniva da una famiglia ricca, che avrebbe potuto comprargli qualsiasi cosa avrebbe mai potuto desiderare, tranne l'amore e le attenzioni di una famiglia calorosa. Sia sua madre che suo padre erano degli attori di fama mondiale, perciò erano sempre occupati e in giro per il mondo, lasciando il figlio assieme allo zio. Anch'essi, però, non si curava di lui, ma gli dava solo delle regole da rispettare e gli procurava il minimo indispensabile, dicendo che "non aveva tempo".
Non avendo nessuno che gli faceva compagnia e essendo troppo spaventato del mondo esterno per andarci, non poteva fare altro che girare per l'immensa casa dello zio. La regola a cui doveva prestare più attenzione, però, era una: mai disturbarlo mentre lavora nel suo ufficio.
Un giorno, il fato decise che quello non sarebbe stato un giorno qualsiasi, bensì il giorno in cui i destini di questi due bambini si sarebbero incontrati. All'epoca avevano solamente nove anni.

Il governo aveva finalmente tutto pronto per cominciare il piano su cui stavano lavorando da anni: un lavaggio del cervello di massa che gli avrebbe permesso di controllare tutto il mondo a suo piacimento. Per farlo, decisero di servirsi di un idol, una figura che viene vista moltissime volte al giorno d'oggi, specialmente fra il mondo dei giovani.
Il loro piano era quello di catturare due bambini vulnerabili, addestrarli fino allo sfinimento in modo da poter superare le capacità di qualsiasi altro idol, tenere quello più debole come scorta o cavia e infine usare le canzoni di quello che salirà sul palco per manipolare le menti degli ascoltatori. In solo qualche anno, il governo avrebbe avuto il controllo sulle menti di migliaia e migliaia di persone e nessuno sarebbe mai riuscito a fermarli. Chiunque ci avrebbe provato, sarebbe probabilmente stato ucciso.

L'inizio della storia è datato il 7 Settembre, il giorno del compleanno di Shuichi. Come al solito, i suoi genitori non erano presenti, ma gli avevano mandato un souvenir dalla città dove stavano lavorando: una sciarpa a scacchi bianchi e neri. Quel giorno era solitamente il peggiore dell'intero anno per Shuichi, che non aveva nessuno con cui passarlo oltre a sè stesso. Già da molto aveva provato a avere un po' di compagni dallo zio almeno in questo giorno, ma finiva sempre con l'essere sgridato, perciò quest'anno non ci avrebbe nemmeno provato. Andò fuori di casa con un libro e il regalo dei suoi genitori e corse verso il suo "posto segreto". In verità, era semplicemente una piccola vietta fra casa di suo zio e l'edificio accanto ad essa, ma era un posto tranquillo per ridere e calmare la mente senza disturbare suo zio. Questa volta, però, ci trovò qualcuno che non aveva mai visto prima.

"H-huh...scusa? Tutto bene?..."-disse Shuichi mentre si avvicinava lentamente al bambino rannicchiato su sè stesso per terra. Aveva un aspetto trasandato e tramava molto, i suoi vestiti erano molto sporchi come il suo piccolo corpicino, la pelle chiarissima e teneva gli occhi chiusi. Appena era abbastanza vicino da riuscire a toccarlo, il piccolo gli saltò addosso di scatto bloccandolo a terra.

"Hayo! Chi sei tu???" -disse con un sorriso enorme mentre scrutava entusiasta Shuichi.
"H-hey! Sono Shuichi...Saihara...uhm...chi sei tu invece? E c-cosa ci fai qui? Sembri messo male..."
"Io?? Mai stato meglio!" -rispose ridacchiando.
"Sicuro? Sei tutto sporco e- uh?? cos'è successo al tuo ginocchio? S-sta sanguinando!" -esclamò Shuichi mentre cercava qualcosa con cui potesse sistemare la ferita del bambino.
"Oh su, non è nulla! Sto benissimo!" 
"Lasciati aiutare su..."-sospira Shuichi mentre tira fuori dalla tasca la sciarpa regalatogli dai suoi genitori- "so che non è il massimo ma dovrebbe andare...torna subito a casa per fartelo curare meglio dalla tua famiglia, ok- uhh...non mi hai ancora detto il tuo nome..."-continua mentre comincia a legare la sciarpa attorno al ginocchio del bambino, facendo attenzione a non fargli male.
"Non...ho una famiglia, nè un nome, nè...una casa" -rispose lui.
"Oh io- scusa...uhm...vuoi venire a casa di mio zio intanto? Posso farti compagnia...e...posso inventare un nome per te!" -gli sorrise Shuichi.
"Mh...posso? Grazie Shu-chan, sei il migliore! E il nome lo voglio bellissimo eh!" -rispose abbracciandolo e stringendolo a sè. Shuichi arrossì lievemente e non sapeva cosa fare. Non gli capitava spesso di...parlare con altri bambini, nè tanto meno di essere abbracciato, ma alla fine decide di ricambiare l'abbraccio, cosa che lo fa sorridere come mai prima d'ora.
"A-allora...mh...cosa ne dici di K-kokichi Oma? E' un personaggio che mio papà ha interpretato in un film che ha fatto...uh...ovviamente se non ti piace ne posso scegliere un altro!" 
"Mhhhhhh...Kokichi Oma...è perfetto! (piccola curiosità il nome "Kokichi" significa "piccola fortuna" e "Oma" significa "king horse") Sei bravo a scegliere nomi, interessante!~"
"O-oh su non è così bello...allora, ti va di diventare...amici?" -sorride lievemente Shuichi mentre sposta lo sguardo imbarazzato.
"Mhhh...okie-doki! Sarai il mio primissimissimo amico in assoluto!"

Entrambi sorrisero, dandosi un altro abbraccio, per poi cominciare ad uscire da quel vicolo. Kokichi non riusciva a camminare bene per via della ferita, perciò Shuichi dovette aiutarlo in qualche modo. Tuttavia, proprio mentre si stavano allontanando dal vicolo, qualcosa lì colpì e tutto ciò che riuscirono a vedere era nero.

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