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-SHUICHI'S POV-

Apro gli occhi d'improvviso. Vedo tutto sfuocato, così sbatto le palpebre per qualche secondo, cercando di mettere a fuoco. Riacquisto la mia visione: davanti ai miei occhi vi è una parete bianca. Dove mi trovo? Capisco di essere sdraiato su un lettino mentre recupero lentamente i sensi. Sento un morbido cuscino sotto la mia testa che mi fa leggermente rilassare, il mio corpo gentilmente posto su un soffice materasso e una bianca coperta che mi copre fino a metà del mio petto. Ciò che mi fa sentire meglio di queste già piacevoli sensazioni, è un calore sulla mia mano: mi giro con lentezza verso di essa e noto un'altra mano posta fra la mia, permettendo alla mia fredda mano di giovare del suo calore. Più piccola della mia, è di un bianco candido, un tono di pelle che mi fa subito capire di chi è. Mi metto velocemente a sedere; sono ancora stordito e la testa mi gira assai.

"Kokichi??" -dico di soprassalto, alzando lo sguardo dalla mia mano, notando subito tutti i suoi particolari inconfondibili: i suoi capelli, poggiati delicatamente sul lettino e sul suo viso, lo coprono di poco, lasciando intravedere i suoi occhi chiusi e la sua bocca socchiusa in un espressione calma che tranquillizza anche me. Purtroppo, le sue ferite mi riportano alla realtà: ora ricordo tutto. E non intendo solo l'identità di Kokichi, ma anche il suo ruolo nella mia vita e, specialmente, gli eventi accaduti allo stadio, che sono impressi nella mia mente. E ciò che fa più male ora, è dover ripercorrere quei momenti con la consapevolezza che, anche se solo per poco, sono stato capace di dimenticarmi completamente di lui. Sono consapevole del fatto che non è stata colpa mia, non l'avrei potuto controllare in alcun modo, ma mi sento comunque colpevole. E se non sarei mai riuscito a riavere le mie memorie? 

Mi porta a chiedermi che senso abbiano i miei sentimenti se non sono abbastanza audaci da averlo sempre con me nel mio cuore come nella mia mente, e nel destino che ci ha legati sin da ciò che è stato prima della nostra nascita. L'unica cosa di cui sono sicuro ora è il modo con il quale definire queste emozioni: io lo amo. Non è solo una stupida cotta o una misinterpretazione, ne sono davvero certo. Non mi sono mai sentito così prima d'ora, solo lui è capace di instaurare tale passione in me. Costui, solo grazie alla sua esistenza, riesce a portarmi un senso di calore e di pace che il caldo materiale non riuscirebbe mai a replicare. Per quanto so di non avere la forza di esprimere tutto ciò, mi va bene così. Non mi serve dirglielo per sapere che come mi sento non cambierà mai. Mi basta averlo sempre accanto.

Lasciando che la sua immagine pervada i miei pensieri, metto una mano sui suoi capelli e comincio ad accarezzarli, spostandogli anche qualche ciocca dal viso in modo tale che io riesca a vederlo meglio. Sono soffici e puliti, la sensazione che mi sta dando alla mano è piacevole. Toccando cautamente le sue ferite ora semi cicatrizzate, mi domando perché sono io quello su un lettino da ospedale e non lui. A essere onesto non ho nemmeno idea di che giorno sia, né tantomeno di che ore siano, ma non voglio interessarmi a quello perché in questo momento voglio godermi questo attimo di quiete, finché é possibile. 

Metto delicatamente la mia mano sulla sua, accarezzandola lievemente con il pollice. Dopo qualche secondo, noto che sta cominciando a svegliarsi. Apre con calma gli occhi, quei suoi bellissimi occhi di un colore mai visto che riesce a rendere suo, e la prima cosa sulla quale posa lo sguardo è la sua mano, che ora si trovava fra le mie. Spalanca gli occhi e, velocemente, percorre con lo sguardo tutto ciò che si trova tra le nostre mani e il mio viso, fermandosi su di esso. Prima che potessi accoglierlo con un sorriso sincero, lancia le braccia al mio collo, andando a sedersi accanto a me.

"Saihara-chan!! Perché ci hai messo così tanto a svegliarti, huh!?? Stavo davvero cominciando a pensare fossi passato a miglior vita!!" -urla, con il suo solito tono da bambino offeso, abbracciandomi. Mi stringe a lui come se non volesse lasciarmi mai più, e io ricambio pazientemente, capendo che sono proprio io quello a volerlo tenere con me per sempre.

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