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-SHUICHI'S POV-

"Mio Saihara-chan, io ho ceduto già da mooolto tempo ormai~" 

Mi lascio prendere dall'istinto e lo abbraccio, stringendolo forte a me. Lo sollevo dal letto e lo faccio girare, sempre tenendolo vicino a me.

"OIIII SAIHARA-CHAN! PAZZO COSI CADIAMO" -mi tira dei pugnetti sulla schiena, al che scoppiamo entrambi a ridere e, lasciandolo, ci sdraiamo l'uno accanto all'altro sul letto. Quasi in sincro, ci guardiamo, e sorridiamo. Gli metto una mano sulla guancia, e mi avvicino. Lo guardo negli occhi, e gli dico quanto io credo sia stupendo, posso farlo?

Beh, ovviamente senza che lui mi rida in faccia, ma bisogna sottostare ai termini inclusi nel pacchetto, no?

Non avrei mai pensato una persona come me potesse sperimentare tali sentimenti. C'è stato un periodo in cui ero confuso, pensavo di non provare alcuna attrazione romantica. Neanche sessuale, ad essere sincero. Alle superiori, ricordo che c'era un ragazzo, si chiamava Ryoma Hoshi. Ricordo che, un giorno, dovevamo fare educazione sessuale, e costui si è alzato e se n'è andato. Tutta la classe si è messa a ridere, con ovviamente la prof che li rimproverava. Questa sua azione mi aveva incuriosito, perciò sono andato a chiedergli le motivazioni. Ricordo di aver raccolto tutto il mio coraggio per farlo, suppongo la curiosità mi aveva fatto mettere da parte la mia ansia...solo un poco, certamente. Mi spiegò che anche lui aveva capito di non provare attrazione di alcun tipo verso chiunque, e ho provato a farmelo spiegare. All'inizio, pensavo di aver trovato "me stesso", se così si può definire. O, comunque, avevo pensato di aver finalmente capito perché ero così disinteressato alle relazioni sociali. Continuando ad ascoltare la sua spiegazione, però, non mi sentivo totalmente...sicuro. Mi ha spiegato che, in alcuni casi, c'è chi assume comportamenti tali a persone che provano le precedenti attrazioni, ma lui non ne faceva parte; per questo se n'era andato. A quanto pare, aveva provato a spiegarlo ai professori, vagamente, e cercare di ometterlo da quell'ora, ma sarebbe stato contro le regole, perciò ha fatto prima ad andarsene. In quel momento l'ho ammirato. Nonostante tutta la spiegazione, mi sono sentito così...strano, ancora più del solito, che ho cercato di obbligarmi a sopprimere tutto, e non pensarci. Ma la cosa non ha aiutato: scappare dai propri problemi non aiuta, affatto. Specialmente quando si tratta di scendere a patti con sè stessi. Crescendo ancora, le cose sono cambiate tantissimo, così velocemente che è sembrata un invenzione. Di certo, non lo era. Vivendo in un ambiente di lavoro, le interazioni sociali erano necessarie, molto di più dell'ambiente scoastico. In modo particolare quando fai un lavoro come il mio, o come quello di mio zio, dove devi discutere con altre persone che, come te, stanno facendo la loro parte di lavoro. Ovviamente, ho evitato il tutto al massimo. Per fortuna, sono riuscito a essere "promosso" a detective privato. Non ho mai capito se fosse un effettiva promozione o semplicemente un cambiamento per via della mia tipologia di persona, ma per me è stato e ancora è meglio così. Prima di ciò, però, ho dovuto partecipare a eventi "sociali" di lavoro come la serata al bar, o i festeggiamenti di promozioni altrui, etc. Per quanto a me non piaccia fare conoscenze, tendo sempre ad analizzare gli altri e ad ascoltare. Direi che sono un miglior ascoltatore, che intrattenitore, ma questo si era capito. Così, una volta, uno dei miei compagni di lavoro stava per andare in pensione, e ovviamente tale evento era qualcosa da festeggiare tutti assieme, specialmente per dirsi addio. Se ricordo bene, si chiamava "Asa"-kun, e il giorno dedicato a suddetti festeggiamenti coincideva casualmente con il compleanno di suo marito, così lo portò a celebrare con noi. Mi sono sentito così stupido, in quel momento, perché ho realizzato che non era l'attrazione romantica a mancarmi, ma chi mi piaceva. Mi sono sentito un completo idiota perché, fino ad ora, sono sempre stato così...solitario, che l'unica coppia mai vista erano i miei genitori. Ho percepito la mia stupidità perchè è sempre stato talmente ovvio che tra poco ce l'avevo scritto in fronte (peccato che sia coperta dai miei capelli). 

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