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«Adesso puoi chiedermi tutto quello che vuoi» furono le prime parole che Julian rivolse ad Amonet non appena arrivarono al laghetto.

Il lupo sentendo silenzio da parte della ragazza si girò cogliendola in fragrante mentre gli osservava la schiena marchiata dagli innumerevoli tribali che ricoprivano la sua pelle e le ferite riportate dalle guerre.

«Amonet» la richiamò ridacchiando e questa volta lei - tornando alla realtà - si sedette accanto a Julian continuando però a guardarlo stranita.

«Non hai freddo?» lo chiese con tanta semplicità da far tenerezza al lupo. «No aspetta, non me lo dire! Lo so!» si picchiettò l'indice sulla tempia assumendo un'espressione corrucciata e concentrata. «Ci sono - si illuminò - la vostra temperatura corporea vi tiene abbastanza al caldo poiché  supera i quaranta gradi... se non sbaglio» e mentre lo diceva, una folata d'aria fredda la fece rabbrividire e sbattere i denti.

«Posso?» chiese il lupo e Amonet annuì e l'Alpha la tirò a sé abbracciandola e tenendola stretta.

Immediatamente la ragazza sentì caldo - dovuto alla vicinanza con il lupo - grazie al corpo accanto ad essa.

«Sono solo due domande».

«Dimmi».

«Mio padre ha scritto che ti ha ceduto il posto... come e perché? Cioè... adesso lui dov'è?».

«Un lupo può diventare Alpha se: è un diretto discendente del lupo che ricopre la carica; se un Alpha viene sconfitto da un altro lupo e infine se il posto viene ceduto, proprio come è successo con me e tuo padre» spiegò. «Decise di cedermi il ruolo non appena ebbe incontrato tua madre. Disse che aveva aspettato troppo tempo e che adesso voleva passare il resto dei suoi anni insieme a lei ed essere Alpha gli avrebbe portato via troppo tempo» le guardò il profilo del volto cercando di capire se poteva o meno continuare, ma vista la neutra espressione - e non percependo alcun odore di incertezza o paura da parte di lei - continuò a parlare. «Dopo che tua madre andò via lui partì. Una volta al mese spediva una lettera per farci sapere come stava e dove era, poi neanche queste ci sono arrivate, perdendo così tutti i contatti con lui».

«Potrebbe essere anche morto quindi?».

«Mentirti sarebbe sbagliato ma in questi casi la schiettezza è meglio. Quindi sì, potrebbe essere morto». Amonet annuì con gli occhi rivolti verso il basso.

«Hai letto altro?» le domandò ma lei dissentì sempre con un cenno della testa.

«Sei tu il lupo che era nei miei sogni?».

«Si» rispose solamente quell'altro.

«Perché?» anche se ormai una teoria sul perché quel lupo era sempre insieme a lei se l'era già fatta. «Cos'è un compagno per un lupo?».

«Il compagno o compagna - detto anche mate - è la persona con cui il lupo si legherà e passerà con essa tutto il resto della sua vita. Proveranno gli uni verso gli altri un senso di possesso, gelosia morbosa - quasi - e il continuo bisogno di rendere felice sempre l'altro. Agli inizi i due amanti sembreranno non tollerare la lontananza anche se questo è permanente, piano piano si attenua ma non scompare mai» Amonet era molto interessata e spronò Julian a continuare quando si fermò. «Una volta legati - anche attraverso il marchio - si possono percepire le emozioni, anche se questo già lo facciamo, ma le percepiamo in manienra molto più... profonda legandoci. Inoltre il marchio ci dà la possibilità di sapere quando il nostro compagno è in pericolo e alcune delle abilità dei licantropi - in caso in cui uno dei due compagni è umano -  passano ai compagni. Come la capacità di non ammalarsi o prendere un semplice raffreddore o una lieve tosse o febbre».

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