Hel sentiva più caldo del solito e non capiva il perché.
Il sole che di solito le illuminava il volto, quella mattina sembrava scomparso. E, stranamente, il cuscino che aveva sotto la testa in quel momento, le sembrava sia troppo comodo ma anche troppo duro.
E perché si muoveva?
Cioè, era impossibile che un cuscino, oggetto inanimato, si potesse muovere.
O no?
Fu con quella domanda che sfarfallò le ciglia nere dei suoi occhi, altrettanto neri, che vide di non trovarsi, effettivamente, nella sua stanza.
Notò che quella camera era troppo buia e gli unici colori che notava erano il nero, il rosso sangue e rifiniture in oro massiccio.Poté notare che le tende erano tirate sulle finestra così da impedire al sole di riscaldarla con i suoi raggi.
Ma allora perché sentiva così caldo?
Ed ebbe anche questa risposta non appena voltò il volto verso la sua sinistra, trovandosi così a pochi centimetri dal viso di Cerberus che sembrava dormire in pace.
Ad Hel sembrò di vedere un angelo.
Era indubbiamente bello ma quell'aria da misterioso e tenebroso che lo avvolgeva, lo rendeva - ai suoi occhi - irresistibile.
E fu lì che si ingelosì.
"Chissà quante persone hanno potuto vederti così e toccarti" pensò.
E con persone lei intendeva ragazze, o ragazzi se vi fossero.
E ne era dannatamente gelosa perché ricordandosi la sera prima, lui gli aveva detto di pazientare ancora e che non l'avrebbe toccata sino a quando non sarebbe arrivata la Nova Luna. Ma lei voleva invece toccarlo, sfiorare le sue perfette e sanguigne labbra, toccare quel corpo che sembrava essere stato scolpito nella Grecia classica da Fidia. E se aveva migliaia di centinaia di anni, allora aveva vissuto anche lui nell'antica Grecia e di conseguenza aveva potuto giacere insieme a donne e uomini che erano paragonabili agli dèi! E lei in confronto, si riteneva una nullità. Una piccola mosca accanto ad un Adone. Un guerriero. Un Segugio Infernale.
«Sento le tue emozioni negative e l'accenno di gelosia. Posso sapere, mia rosa, a cosa stai pensando?» la voce di Cerbero la prese alla sprovvista e la fece sussultare.
Provò ad allontanarsi ma si accorse che i suoi fianchi erano circondati dalle braccia - forti e muscolose - dell'uomo in una salda presa che non avrebbe facilmente mollato.
«E non mi piace quando addosso a te posso odorare queste emozioni negative» le disse avvicinandosela ancora di più a sé.
«A niente» rispose Hel fin troppo velocemente, ma tardi abbastanza da far percepire al maggiore la titubanza e la menzogna nella voce di lei.
«Hel» sentirsi chiamare per nome da lui era come un brivido lungo la schiena.
Era come una melodia cantata da una sirena che non vede l'ora di averti tra le sue mani per poter fare della sua preda ciò che meglio credeva e voleva. E il suo tono, grave e roco, aveva una punta di lieve rabbia che Hel riuscì a fiutare grazie al suo lato licantropo.
«Pensavo...» disse vaga e quando si ritrovò l'occhio scuro come una notte senza stelle e quello rosso come le fiamme di Cerbero, Hel deglutì titubante e prendendo un respiro gli rivelò la verità. «Va bene! - sbuffò - Stavo pensando con quante persone tu potessi essere andato a letto e come potevano essere molto più belli di me. Ho pensato al fatto che vorrei assaggiare nuovamente le tue labbra ma che non posso, a toccare il tuo corpo a me proibito, ad accarezzati e stringere tra le mie mani i tuoi setosi capelli e a bearmi della vista dei tuoi meravigliosi occhi che non controlli».
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The Mark of the Beast
WerewolfPelle bianca, capelli neri, occhi viola. Tanti segreti, vengono celati da quelle ametiste che sono la chiave per sbloccare il sigillo imposto sulla vita di Amonet, una dolce ragazza che scoprirà il "suo vero io" solo grazie al lupo dal manto nero c...