Era una notte silenziosa quella.
La Luna Crescente spiccava nell'oscurità del cielo, pallida e brillante.
C'era un assordante silenzio che veniva lacerato da una soffusa melodia cheta, triste, dolorosa e straziante.
Ad illuminare quella stanza c'era solo una candela la quale fiammella danzava insieme alla cera che piangeva.
Il vampiro muoveva le sue dita affusolate e pallide - abbellite da anelli - con sinuosa maestria, carezzando i tasti del maestoso strumento.
Aveva gli occhi chiusi poiché immerso in quel mare di musica e emozioni ed i capelli che coprivano questi rendendo tutti ancora più oscuro, e le sue labbra erano tirate a formare una linea dritta ed inespressiva.
Apatico.
Apatico perché consapevole che i suoi sentimenti lo avrebbero divorato, come nel sesto canto della Commedia di Dante, Cerbero dilaniava per l'eternità i golosi.
Era Silence di Beethoven, quella musica.
Dietro la porta in legno ad ascoltare i sentimenti di Vlad, c'era la Chimera.
Amon che da quando era tornato ed aveva visto il volto scarno e deperito di Vlad si era pentito, pentito di essersi comportato come uno stolto perché lui sapeva benissimo che tutto ciò che faceva - a causa del legame - di rimando lo sentiva anche Vlad.
Si sentiva orribile, ingiustificabile.
E non poteva di certo pretendere che il suo vampiro lo accettasse e lo accogliesse calorosamente a braccia aperte.
Non poteva staccare le braccia a quel moccioso di suo nipote James visto che esprimeva senza misure e maliziosamente i suoi pensieri e desideri sessuali verso Vlad.
O a quel cane a tre teste che lo guardava manco fosse la sua luce in mezzo all'oscurità abissale dell'inferno del quale era guardiano.
Oh... non poteva.
E... non doveva.
Ma nonostante l'odio toccabile in quelle pozze vermiglie, Amon sapeva che non poteva e non doveva arrendersi.
Lasciare le cose così com'erano, per lui, non era assolutamente accettabile.
Erano pur sempre compagni e quell'odio che li teneva separati non sarebbe durato in eterno.
Almeno sperava.
Amon facendosi coraggio - anche se con un minimo di timore, dubbio e altalenante - entrò nella stanza, senza bussare o chiedere il permesso per accedervi.
Il vampiro era girato di spalle.
Il suo busto era fasciato da una rossa camicia che ad ogni movimento che Vlad faceva per suonare, entrava in tensione risaltando la muscolosità della schiena sulla quale avrebbe voluto, più che volentieri, lasciare marchi.
Le mani - come notava Amon - adornate da anelli erano pallide e affusolate e sembravano cadere con estrema delicatezza su quei tasti che si alternavano dal bianco al nero.
Era una delicatezza che rompeva l'equilibrio cupo della stanza, triste della melodia.
Avanzò nella camera e quando si fermò esattamente alle spalle del suo compagno, questo smise di suonare.
«Cosa ci fai, tu, qui dentro?» la sua voce - notò la Chimera - sembrava provenire dall'oltretomba.
Inespressiva.
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The Mark of the Beast
Manusia SerigalaPelle bianca, capelli neri, occhi viola. Tanti segreti, vengono celati da quelle ametiste che sono la chiave per sbloccare il sigillo imposto sulla vita di Amonet, una dolce ragazza che scoprirà il "suo vero io" solo grazie al lupo dal manto nero c...