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Un mese.

Era passato esattamente un mese quando i cacciatori erano riusciti a rapire Amon e Amonet.

Un mese da quando Julian, i due Beta e Vlad erano partiti per scovare i cacciatori alla ricerca della Chimera Primordiale.

Un mese da quando lo sciamano era stato indotto volontariamente al coma da potenti erbe.

«Dea» esclamò Julian irritato. «Se nessuno fosse partito non sarebbe successo niente di tutto questo!».

Si sentiva in colpa.

I sensi di colpa lo stavano divorando; il sentirsi un fallito lo stava divorando; il credere di non essere riuscito a proteggere Amonet lo stava torturando.

Quei pensieri li toglievano il sonno.

E questo quando arrivava, era tormentato, agitato, insidioso.

«Julian, non è colpa tua» cercò di fargli capire Andrew, ma quel lupo aveva la testa dura e non si sarebbe fatto convincere tanto facilmente.

«Senti cane, vedrai che la ritroveremo» disse Vlad che però venne sbattuto con violenza al muro.

«Ma cosa ne puoi sapere tu di come mi sento io? Mi sento perso senza lei! Inutile, un fallimento, un guscio vuoto!» gli gridò contro. «Il cuore è chiuso in una morsa stretta che dalle dolorose fitte il respiro mi viene a mancare. La mia mente è soggiogata dai miei sentimenti e il mio lupo è tormentato dai maledetti sensi di colpa e di impotenza. Il mio corpo sembra venir meno ogni volta che sento il suo dolore. Ogni volta che sento le sue emozioni ma non riesco a capire dove si trovi» si sfogò.

Gettò tutta la sua rabbia sul vampiro, che in quel momento gli pareva un ottimo capro espiatorio.

Vlad per tutto il tempo rimase in silenzio ad ascoltare le parole del lupo.

Aveva ragione.

Lui era senza cuore.

Lui non avrebbe mai potuto amare.

Lui non era fatto per quel grande e forte sentimento.

Lui era solo un vampiro.

Un non-morto. Un succhia sangue. Un morto che cammina. Un essere privo di anima.

Cosa ne poteva sapere lui di quella sensazione di smarrimento? Di impotenza? Dei sensi di colpa?

Eppure... eppure lui li stava provando.

Perché?

Perché proprio a lui il suo cuore fermo da millenni aveva ripreso a battere?

Perché?

«Hai ragione» disse con voce fredda. «Non so cosa si prova o cosa significa ma lei è anche amica mia» e lui la mia stramaledetta metà, avrebbe voluto aggiungere gridando quella frase ai quattro venti.

Ma sapeva che ad alta voce non l'avrebbe mai detto.

Non l'avrebbe mai fatto.

Ma non l'avrebbe nemmeno mai smentito.

«E non è con me che te la devi prendere. Io non ho fatto niente ma sono solo un altro personaggio vittima del Fato». 

Julian scosse la testa allontanandosi da Vlad.

«Io-» cercò di dire ma venne interrotto dal vampiro.

«Non dire niente. Siamo apposto così» disse quello lasciando una pacca sulla spalla del lupo. «Ma adesso le nostre priorità sono due: svegliare Ivar e cercare Amon e Amonet».

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