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PS: questo capitolo contiene delle scene a rating rosso.
L'inizio e la fine di ogni scena sarà indicata con il bollino rosso (🔴).
Grazie per l'attenzione.







Erano tutti riuniti nella grande sala da pranzo.

Julian - con lo sguardo perso nel vuoto - era seduto su di una sedia con la moglie accanto a lui che con un ventaglio, faceva aria al marito per farlo riprendere.

Ed erano in quella situazione da almeno un'abbondante ora se non qualcosa in più.

«Dea, non posso crederci» era l'unica frase che continuava a ripetere come un mantra, come se non riuscisse più a connettere con la realtà.

«Su tesoro, lo sapevamo - sapevi - che prima o poi sarebbe successo. Di cosa ti lamenti adesso J?» gli chiese la moglie dopo l'ennesimo lamento da parte del marito. «E poi se son felici loro ben venga!»

«Am tesoro, ti tendi conto che sono ancora troppo piccoli? La mia principessa non può aver trovato un compagno! E nemmeno lui! Cioè... è di Ivar che stiamo parlando per la Dea!» sbottò aprendo le braccia per enfatizzare il concetto. 

«Non ho ben capito dove vuoi andate a parare lupo. Ma se insinui che Ivar non faccia bene per tuo figlio, giuro che dormirai fuori!» gli rispose Amonet indicando il paesaggio fuori dalla finestra. «Ragazzi se siete felici voi, lo siamo anche noi e tuo padre piccolo mio, se ne farà una ragione» disse accarezzando una guancia al figlio che la guardava con occhi brillanti e pieni d'affetto.

E se James guardava la madre, Ivar non riusciva a staccare gli occhi dal suo compagno.

Era bellissimo con i suoi occhi cangianti, con le labbra rosee che prendevamo la forma di un sorriso caldo e affettuoso, con il naso alla francese cosparso di lentiggini che lo tendevano bambino alla sua vista, con la sua pelle bronzea e marmorea che era marchiata da piccoli tatuaggi che si intravedevano grazie alla maglia dalle corte maniche.

«Grazie mamma» le rispose il figlio baciandole il capo.

Si sentì osservato e girandosi alla sua destra notò lo sguardo sognante che lo studiava e quando il vichingo si accorse che James lo stava guardando, arrossì fino alle punte delle orecchie sentendo il viso andare in fiamme.

«Ma adesso vorrei fare una profonda conoscenza del mio compagno. Non so se capite» sorrise malizioso trascinando via dalla stanza Ivar che ad ogni passo assumeva sfumature sempre più rosse tanto da far invidia alle tende cremisi che coprivano per metà le finestre.

«E tu tesoro mio» Amonet poi si rivolse alla figlia. «È bellissimo sapere che hai trovato la tua metà e sono anche felice che sia lui. Si vede che è una persona responsabile e che non ti farebbe mai accadere niente. Sono fiduciosa su questo Elijah» calcò il nome dell'Hidra facendolo annuire di rimando. «Anche perché se so che hai fatto soffrire in qualche modo la mia bambina, nemmeno l'inferno sarà capace di salvarti dall'ira di una madre arrabbiata» disse facendo brillare i suoi occhi. «Sono stata abbastanza chiara?» i due annuirono anche se dopo aver girato le spalle alla madre, Althea voltò gli occhi al cielo facendo sorridere leggermente Elijah.

«A quanto vedo la mia presenza qui non serve più quindi... mi ritiro.» disse senza tante cerimonie Cerbero.

Uscì dalla stanza con lo sguardo basso e arrivò fino al roseto.

C'erano un'infinità di rose e di qualsiasi colore ma lui, inesorabilmente, tornava sempre davanti a quelle di un colore.

Nere.

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