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PS: questo capitolo contiene scene di rating rosso. L'inizio e la fine della scena sarà indicata dal bollino rosso. (🔴)











La pioggia non aveva smesso nemmeno per sbaglio di abbattersi prepotente sul terreno della villa ottocentesca.

James era seduto sulla poltrona ai piedi del letto che osservava curioso Ivar, seduto sul talamo, adesso spoglio della sua enorme pelliccia che fino a quella mattina copriva le sue ampie spalle.

James notava come le sue labbra erano schiuse e ne uscivano lievi sospiri.

Gli occhi erano talmente verdi da sembrare due smeraldi incastonati e le gote rosse borgogna rendevano quello spettacolo - agli occhi di James - unico ed inimitabile.

Si sentiva omaggiato.

Onorato a quella vista sublime.

Voleva toccare con mano quella serica pelle bronzea che era scalfita da lunghe e spesse cicatrici che a loro volta venivano ricoperte da strane rune celtiche.

Il Drago dentro di lui fremeva dalla voglia di sapere chi era stato a fargli quello e sentiva il desiderio incessante di far del male a quelle persone.

Voleva far dimenticare a Ivar il dolore che aveva sentito e farlo proprio ma sapeva che era impossibile e si sentì impotente.

Ma poi lo vide sorridere.

E fu come il sole in mezzo alla tempesta.

Lo scoglio in mezzo al mare.

La luce nell'oscurità.

Quelle perle che accecavano la sua vista e quelle piccole fossette che si formavano agli angoli della bocca.

Onorato.

Ringraziava la Dea per avergli concesso tale bellezza da osservare ora e per sempre, fino a quando il Fato non avrebbe deciso di mettere mano sulle loro vite e separarli.

«Allora Ivar, posso sapere quello che mi attende in futuro?» disse James mellifluo, facendo scivolate il nome del vichingo sulla sua lingua come se stesse già gustando il suo sapore.

«Vedo e riferisco solo quello che gli dei mi permettono di guardare e dire» rispose Ivar non cadendo nella trappola postagli dal Drago.

Il vichingo sapeva che erano creature che in un modo o nell'altro ottenevano sempre quello che volevano.

Compravano la gente con le parole e chi li credeva finiva nelle loro fauci.

Certo era che però Ivar avrebbe più che volentieri offerto se stesso al Drago. Si sarebbe fatto mangiare se solo glielo avesse chiesto.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Anche in quel momento.

«Su sciamano» riprese più insistente di prima, alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi al lato del letto ove era seduto il suo compagno. «Non farti pregare. Voglio sapere solamente se questa notte posso passarla con te, in ogni modo o dovrò tenere a bada le mie mani e tenere il mio corpo desideroso lontano dal tuo» lo provocò - con un sorrisino beffardo e malizioso - a pochi centimetri dal suo viso.

«Gør hvad du vil med mig» disse Ivar nella sua lingua.

(🔴)

«Farò finta che quello sia un 'fai di me ciò che vuoi'. O forse è proprio quello il significato della frase?» sorrise malizioso spingendo con una mano sul materasso Ivar che deglutì a vuoto.

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