Dov'è che tutto ebbe inizio?
Era la domanda che nelle menti di tutti gli esseri soprannaturali, vortivava come vento impetuoso, portando a galla più di un luogo, dove tutto ebbe inizio.
Più di una battaglia.
Più di uno scontro.
Più di un incontro.
Potevano essere molteplici le cose da dove tutto ebbe inizio.
Ma quale sarebbe stata quella giusta?
«Davvero io non so più a cosa pensare!» sbuffò infine Julian, arrendendosi. «Cioè, andiamo! Cosa potete pretendere da me? Sono un vecchietto che ha più di un millennio!» esclamò facendo alzare gli occhi al cielo agli altri.
«Ragioniamo insieme» proruppe James. «Tutto potrebbe ricondurci, a dove ebbe inizio la nostra storia. Io potrei dire un corridoio, lei un androne - disse indicando la sorella - voi due uno scontro - ed indicò Amon e Vlad - oppure una seconda nascita come quella di Hel o - ed indico Amonet e Julian - la vostra storia!» elencò, facendo impensierire gli altri.
Certo era, che erano tutti d'accordo sulle supposizioni del giovane.
Ma purtroppo nessuna di esse, perché se lo sentivano, era la risposta a quella domanda: dov'è che tutto ebbe inizio?«Io direi che... possiamo anche rinunciarvi. Non ne verremo mai a capo e questo ci impedirà di salvare quella scellerata di mia figlia» disse Julian venendo subito abbracciato dalla moglie.
Insomma, non era da tutti i giorni vedere il grande Alpha ridotto in quel modo. E per quanto potesse essere comico, gli altri ne erano dispiaciuti.
«No invece, non è tutto perduto» parlò, per la prima volta dopo molto tempo, Hel, che era rimasta seduta in un angolo in penombra.
«James ha ragione. Tutto può essere considerato un inizio, ma solo uno è quello vero. Perché tutto ciò che ci circonda, adesso esiste solo ed unicamente grazie ad Amonet e Julian» tutti la stavano a sentire. «Dai, così mi deludete! Insomma la Luna Rossa l'avete affrontata quando per la prima volta avete affrontato i cacciatori ed avete scoperto la vera identità di tutti voi! Ebbe tutto inizio lì, con la vostra storia d'amore che mise al mondo due ibridi che ebbero un ruolo importante nella battaglia contro Ortro. Ed adesso, dobbiamo tornare in quel luogo che tutti conoscete ma ne volete ignorare la presenza. Dobbiamo tornare nelle terre del branco Blackblood».
«Hel tu non puoi capire la sofferenza che ha portato a tutti noi quel luogo» le disse Julian forse un po' troppo innervosito, come se parlare di ciò l'avesse irritato.
«E invece sì che lo so!» esplose la ragazza. «Ed anche voi! Voi che l'avete capito fin dal principio,ma avete ignorato la risposta sino ad adesso. E se volete continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, per paura di affrontare vecchi demoni, allora bene siate codardi. Ma sappiate una cosa, io lì ci andrò con o senza di voi. Perché io al contrario vostro ogni singolo giorno passo un calvario, ho un macigno sulle spalle che nemmeno potete immaginare. E se pensate che io faccia la codarda come voi, vi sbagliare» si alzò voltando loro le spalle, in procinto di lasciare quella stanza. «Sapete, un giorno ho sentito dire: "Se stai passando l'inferno, fallo a testa alta". Bene, sarà quello che io farò» e detto questo, lasciò, non solo la stanza ma anche la villa, dirigendosi nell'unico luogo dove sapeva avrebbe avuto l'appoggio di cui necessitava.
Nel frattempo nella villa continuavano ad osservare quella porta dalla quale era uscita la ragazza piena d'ira.
«Non si può certo negare che non sia stato un discorso, ed un'uscita, ad effetto» mise fine a quel silenzio James. «È sempre tutto molto intenso».
«Ma quando imparerai a smetterla con queste cose? Quando?» gli domandò la sorella esasperata incrociando le braccia al petto.
James alzò un angolo della bocca, sorridendo ammiccante al suo compagno.
«La smetterò quando Ivar rimarrà incinta» il povero vichingo sussultò e lo guardo con tanto d'occhi mentre la sorella schiuse la bocca.
«Ma è impossibile che un Ivar metta al mondo la vostra progenie!» disse quella spalancando le braccia per enfatizzare il concetto.
«Esatto» sorrise James.
E con ciò aveva risposto alla domanda della sorella.
E tutti sapevano che dovevano rassegnarsi perché James non avrebbe mai smesso.
Hel schivò per l'ennesima volta un ramo di un albero secolare.
Tutto intorno a lei era circondato dal verde anche da piante e arbusti che non aveva mai visto prima, dagli strani colori, agli odori particolari, alle forme di essi stessi.
Ad un tratto si imbatté in una pianta, dallo strano odore che la incuriosiva.
Si inginocchiò di fronte ad essa e fu pronta a strapparla dal terreno, se una voce che conosceva benissimo, non l'avesse fermata.«Ti consiglio di fare attenzione con quelle sai? Potrebbero darti davvero fastidio» sorrise lui aiutanti la ragazza a rimettersi in piedi.
«Che cos'è?» domandò curiosamente lei.
«È una Mandragora» le rispose il giovane amico. «Una radice» specificò.
«Non ne ho mai vista una prima d'ora. Come fai ad averne una?».
«Diciamo... che alcuni di noi sono interessati alla botanica e curiosi delle piante del mondo Invisibile. Solo che, alcune volte non resistono più di qualche giorno e altre, invece, sopravvivono» disse indicando la pianta ai loro piedi. «È una radice particolare. Ha i tratti di un organo maschile e non appena la tiri via dal terreno» disse l'uomo, tirando la pianta. «Questa urla» e la pianta così fece.
Era un grido straziante che somigliava più ad un pianto.
Perforava le sue orecchie rendendo quel rumore insopportabile alle sue orecchie dell'udito sopraffino.
«Ti prego, falla smettere» richiese la ragazza e l'uomo esaudì la sua richiesta.
Rimise la pianta dove poco prima riposava in pace e tutto tornò tranquillo.
Adesso si sentiva solo il frusciare leggero delle foglie e qualche verso d'animale che si aggirava intorno a loro.
«Dimmi, cosa ti serviva?».
«Il tuo aiuto e so che tu sei l'unico che può darmelo» lui alzò un sopracciglio, mentre la ragazza lo metteva al corrente di tutto ciò che era successo dopo la sua visita alla villa.
«E quindi... esattamente, cosa vorresti da me?».
«Io vorrei l'aiuto di un amico ma anche del mio mentore. Ti sto supplicando Jerome Hunter, aiutami a salvarla».
«Va bene» disse il cacciatore. «Puoi contare su di me e lo sai. Domani stesso partiremo» Hel sorrise e lo abbracciò.
Jerome fu anche felice di quel contatto.Solo, avrebbe voluto passate più tempo con quella ragazza, magari avendo anche la possibilità di conoscersi più a fondo.
Ma purtroppo Cerbero era giunto sulla terra troppo presto affinché questo, da sogno divenisse realtà.
Ma a Jerome bastava.
Bastava l'amicizia di Hel, la sua gratitudine nei suoi confronti.
E se l'unico modo era quello di essere il suo mentore,allora così sarebbe stato.
"Perché il mondo con me, deve essere così crudele?" Fu l'ultimo pensiero di Jerome prima di seguire all'interno dell'agenzia dei cacciatori, Hel.
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The Mark of the Beast
WerewolfPelle bianca, capelli neri, occhi viola. Tanti segreti, vengono celati da quelle ametiste che sono la chiave per sbloccare il sigillo imposto sulla vita di Amonet, una dolce ragazza che scoprirà il "suo vero io" solo grazie al lupo dal manto nero c...