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Cerbero sbuffando raggiungeva la sua stanza.

Lui, insieme a Vlad, Ivar, Amon, Julian ed Elijah - fino a qualche minuto prima - erano chiusi nell'ufficio del primo per discutere del pericolo che dovevano affrontare.

«Non possiamo permetterci di perdere altra gente. In tutte le guerre che abbiamo combattuto ne abbiamo perse fin troppe» disse Julian innervosito da quella situazione. «E incomincio ad odiare il numero diciassette» e tutti, silenziosamente, gli diedero ragione.

«Lo sappiamo bene J» si rivolse a lui Ivar. «Ma non possiamo stare con le mani in mano mentre un demone è lì fuori!» esplose iracondo.

Cerbero così come Elijah, stava in silenzio ad ascoltare dandosi perfino la colpa della fuga del demone.

«Mi dispiace recarvi tanto disturbo» disse a mezza voce. «Non era assolutamente mia intenzione e se non fosse stato per mio fratello e per Caronte venirmi a dire che Nefti era scappata... da questo si vede che non sono più portato per fare il guardiano dell'Inferno» sospirò infine.

«Fratello, su questo tuo dite avrei molto da ridire. Per millenni l'Inferno è stato sorvegliato da te e come puoi dire che non sei più portato per fare ciò? Sai quante anime sarebbero sulla terra, a vagare e portare discordia nel mondo, se non fosse per te?» gli disse Vlad arrabbiandosi anche. «E poi se tu adesso sei demoralizzato, entro qualche minuto da quella porta varcherà Hel. Dea, quella ragazza ha fiuto per le emozioni negative» borbottò facendo annuire concorde il compagno.

«E allora? Cosa facciamo?» gli interruppe Elijah. «Dobbiamo creare un piano d'attacco ma ancora prima, dobbiamo capire una cosa: di chi si è impossessato il demone?» domandò a nessuno in particolare.

Ma fu proprio Ivar a sospirare a quella domanda. Chiuse gli occhi e abbassò la testa sparirando.

«Io avrei una mezza idea su chi possa essere» parlò, avendo l'attenzione di tutti su di lui. «Credo, anzi ne sono certo, che il demone abbia impossessato Astra. Cioè, avere visto anche voi come si è rivolta a James!? Ma la cosa che mi ha fatto capire che è lei, è il modo in cui guardava Julian. Astra non si sarebbe mai permessa di mancare di rispetto a suo padre nemmeno per sogno! E il modo in cui ci guardava... era lo sguardo di una folle! Di una pazza con pensieri omicidi!».

«In effetti» ragionò Julian. «La prima cosa che ho insegnato ai miei figli è stato il rispetto. E lei non ne ha avuto. Ed io, le avevo impartito un ordine, avevo usato la voce da Alpha, ma lei era come se mi guardasse e dicesse: "Tanto su di me non ha effetto stupido idiota di un Alpha"» borbottò il lupo scuotendo la testa. «E non riscrivo nemmeno ad annusare le sue emozioni. Era come se... non ne possedesse» alzò le spalle sconsolato.

«E poi non si sarebbe mai vestita come una donna di poco gusto o totalmente di nero» aggiunse Amon, parlando per la prima volta. «Ed è strana da un paio di giorni. Una volta sono passato davanti la sua stanza, e vi giuro amici miei, che l'aria era irrespirabile».

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