«Voi ne siete proprio sicuri?» chiese Cerbero, per assicurarsi ancora una volta. «Siete consci del fatto che una volta invocato, non se ne andrà fino a quando non gli avremo dato ciò che cerca? Anche se a noi risposte non ne dà?» ma a tutte quelle domande,i suoi amici lo guardarono male.
E sospirò afflitto.
E affranto, non poté far altro che organizzare la "cerimonia" per accogliere il Demonio nella loro dimora.
E così si ritrovavano, come tempo addietro, cinque di essi sulle punte del Pentacolo disegnato in terra ornato e rifinito con ghirigori e oro.
Ivar stava sulla punta, Julian alla sua destra, Vlad alla sua sinistra e nelle altre due punte restanti, si erano posizionati Elijah e Cerbero.
«Siete pronti?» chiese lo sciamano, scrutandoli uno ad uno. «Solo... non dovete rompere il cerchio. Per nessun motivo» alle sue parole annuirono tutti, consapevoli di quello che sarebbe successo se questo fosse accaduto.
«Fallo Ivar!» lo incoraggiò forse con troppa ira Cerbero che ricevette dal fratello un'occhiataccia. «Via il dente via il dolore. No?» alzò gli occhi al cielo, maledicendo ciò che stavano per fare.
Sapeva, se lo sentiva, che suo padre avrebbe chiesto qualcosa che nessuno avrebbero potuto dargli.
E sapeva che se la sarebbe presa comunque.
Infondo la sua natura è quella di ingannare e mentire.
Altrimenti, che Diavolo sarebbe?«Scusate se mi intrometto» li interruppe Amonet. «Ma non dovrebbe essere Cerbero a parlare per chiedere un colloquio con il padre?» indubbiamente aveva ragione, ma, Cerbero non era della sua stessa idea, al contrario di tutti gli altri componenti del cerchio.
Il Segugio Infernale la guardò male e mordendosi la lingua per far sì che non dicesse niente di cui poi si sarebbe pentito prese il posto di Ivar e chiudendo gli occhi e cominciò a parlare.
«Grande padre, malvagio e spregevole Signore dell'Inferno, domatore di anime dannate che stai seduto lì sul tuo trono, noi, i tuoi figli, chiediamo la tua potente presenza qui sulla terra per portarci consiglio e richiamare a te, un'anima dannata che sta vagando nel mondo Invisibile portando stragi e distruzioni. Oh Lucifero, Angelo Caduto, portatore di Luce, noi chiediamo il tuo aiuto» sputò le ultime parole con disprezzo non celato.
Aveva faticato a parlare, elogiare il Signore degli Inferi in quel modo. I suoi occhi erano rossi come braci non perché servivano per il rituale. No. Erano in quel modo per la rabbia che il Segugio Infernale stava provando.
E mentre lui era intento a maledire, nella sua mente, il padre e la stupidità dei suoi amici, una nube fitta e nera li avvolse costringendoli a chiudere gli occhi.
Era arrivata una presenza che appesantita il cuore. Rendeva impossibile respirare.
Era un'aria maligna, malvagia che sapeva di morte e distruzione.
Con il suo arrivo si potevano chiaramente sentire le urla delle anime dei dannati di come gridavano e si dimenavano per poter ricevere, per una volta ancora soltanto, la luce, che sia divina o meno.
«Ma che piacere!» esclamò Lucifero, con uno sguardo che era indice di malvagità allo stato puro. «Sapete, è sempre bello ricevere ogni tanto una chiamata dai propri figli. Anche se vorrei che la prossima volta fosse a causa di circostanze migliori» sospirò portandosi una mano alla nuca. Mano adornata con anelli e strani tatuaggi sopra. «Ho ascoltato la vostra preghiera. Adesso ditemi, cosa volete da me? Come posso esservi d'aiuto?» domandò, rivolgendosi a tutti ma guardando solo Cerbero che però non fu lui a rispondere.
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The Mark of the Beast
Hombres LoboPelle bianca, capelli neri, occhi viola. Tanti segreti, vengono celati da quelle ametiste che sono la chiave per sbloccare il sigillo imposto sulla vita di Amonet, una dolce ragazza che scoprirà il "suo vero io" solo grazie al lupo dal manto nero c...