Una piccola bambina di a malapena sette anni correva nell'enorme giardino tra i grandi roseti che circondavano la villa ottocentesca.
Aveva dei corti capelli neri come la pece; la pelle cadaverica e il volto cosparso di lentiggini; le labbra lievemente carnose e vermiglie. Ma la cosa che alla gente metteva timore non appena guardavano la bambina,erano i suoi occhi.
Neri.
Oscuri.
Profondi come buchi neri.
Profondi come il Tartaro.
Profondi come l'inferno.
Erano più scuri dell'oscurità stessa.
«Hel, fermati!» gli urlò dietro Vlad. «Dai tesoro, lo sai che papà non ha l'età per fare questi giochi! Ma dove si caccia Amon quando c'è bisogno di lui?» si lamentò il vampiro.
«Dai papà! Prendimi!» sorrise la piccola.
Dopo che era rinata dalle ceneri di Ortro, era stato amore a prima vista tra lei e il vampiro che le aveva fatto da padre.
Vlad era suo padre.
E poi adorava suo padre Amon e come faceva esasperate Vlad.
Amava i suoi papà e la rendevano felice ogni giorno e non le facevano mancare mai niente.
La piccola Hel arrivò davanti alle sue rose preferite e si mise ad annusarle.
Poi qualcosa sotto ai suoi piedi attirò la sua attenzione.
Si inginocchiò e scavò piano con le sue mani. In quella piccola buca se ne stava bellissima e immortale una rosa nera.
Hel attirata da tale bellezza, la prese in mano e venne come inghiottita in un mondo parallelo.
In un ricordo.
In una promessa.
C'erano un'infinità di rose e di qualsiasi colore ma lui, inesorabilmente, tornava sempre davanti a quelle di un colore.
Nere.
Nere come la notte.
Come l'oscurità.
Come l'abisso.
Come l'inferno.
Non capiva perché ma sapeva che in qualche modo era stranamente collegato a quei fuori.
Ne afferrò una - non dando peso alle spine - e si punse. Il sangue che scolava dalla sua mano era nero,tipico dei demoni. I suoi occhi si tinsero della stessa tonalità del suo sangue.
I demoni avevano la capacità di far appassire qualunque cosa con la quale venivano a contatto.
Ma quella piccola rosa non si appassì. Restò nella sua mano, fiera e bellissima a guardarlo con i suoi petali che sembravano chiedere di essere baciati.
La portò al naso e la annusò profondamente.
Puro.
Delicato.
Sincero.
Elegante.
Luminoso.
Spontaneo.
I suoi petali vellutati sfiorarono la mente, il cuore e il naso di Cerberus che ammirava la bellezza e ne percepì le note sincere.
Bergamotto.
Mandarino.
Ribes nero.
Noce moscata.
Gelsomino.
Iris.
Violetta.
Mimosa.
Magnolia.
E si chiuse in un fondo di legno di sandalo,ambra, cedro, fiore di loto, vaniglia e muschi.
Era questo che aveva sentito annusando quella rosa.
E si era sentito in pace con se stesso.
Come se la sua esistenza da quel momento in poi sarebbe dipesa da quella piccola rosa.«Ma so che anche io, mia piccola rosa, troverò la mia metà. Che sia adesso o in un'altra epoca, io impaziente ti attendo facendo suonare le corde del mio cuore per dirti silenziosamente che io sono qui, ad aspettare il tuo arrivo mentre guardo Madre Luna sopra di me,che mi osserva pulsante come se comparisse il mio dolore nell'essere solo, come lei fu sola lasciando il suo amore sulla terra. Amami anche tu,come io sto amando te in questo momento, in questo giardino, contemplando questa rosa che mi ricorderà te per sempre. E su questi petali io incido il mio amore per te. E quando sarà l'ora adatta,so che tu la troverai e troverai anche me.» disse sussurrando.
Baciò la rosa che verso la fine dei petali assunse il colore delle fiamme dell'inferno.
Scavò una piccola buca dove seppellì il fiore.
Sapeva che quella era la cosa giusta da fare.
E che presto o tardi,anche lui avrebbe trovato la sua metà.«A presto mia piccola rosa».
Hel rinvenne e guardando meglio il colore del fiore che teneva in mano, era lo stesso di quella del suo sogno.
La portò al naso e ne annusò profondamente l'essenza.
Speziato.
Pepe.
Limone.
Sandalo.
Muschio.Ma più affondo respirava, più l'odore si faceva strano e intenso.
Timore.
Paura.
Rabbia.
Orrore.
Dolore.
Inferno.Sentiva come se le fiamme dell'inferno fossero entrate nella sua mente.
Morte.
Ma nonostante questo,sapeva che quella rosa era sua.
Ma adesso rimanevano irrisolte altre questio: chi era Cerberus? Perché lei aveva trovato quella rosa? E perché il sangue era nero? Perché lei?
Perché?
Ma non sapeva rispondere a nessuna di quelle domande.
«Hel!» la prese in braccio Vlad.
«Papino, posso tenere questa rosa? L'ho appena raccolta. Solo questa! Lo prometto!» implorò il padre con occhi da cucciolo.
Ed Hel, sapeva benissimo che i suoi papà a quello sguardo non potevano resistere.
E Vlad si ritrovò costretto ad annuire.
Nonostante avesse visto la piccola buca.
Nonostante avesse percepito l'odore di Cerbero su di quella rosa.
Nonostante avesse capito già che la sua piccola Hel, era la compagna di Cerbero.La parola perfetta per descrivere la loro storia, era una:intenso.
STAI LEGGENDO
The Mark of the Beast
WerewolfPelle bianca, capelli neri, occhi viola. Tanti segreti, vengono celati da quelle ametiste che sono la chiave per sbloccare il sigillo imposto sulla vita di Amonet, una dolce ragazza che scoprirà il "suo vero io" solo grazie al lupo dal manto nero c...